C'è una fotografia che è circolata sui social media dopo i primi gol di Tammy Abraham in questa stagione con la maglia Blues. La sua età esatta non è nota, ma lo mostra da ragazzino con la divisa da gioco del Chelsea, nel parcheggio del campo di allenamento del club alla sinistra di Roman Abramovich. L’oligarca russo, proprietario del club, era anche sugli spalti dello Stamford Bridge nella notte, nel 2015, quando Abraham ha segnato uno dei gol che hanno consentito ai londinesi di vincere la finale di FA Youth Cup per 2-1 sul Manchester City. Il russo potrebbe anche aver sentito le storie del giovane che era solito fare il broncio durante gli allenamenti fisici per poi accendersi quando usciva il pallone: giocava sull'ala destra per migliorare il suo dribbling ma già mostrava ottime doti con le quali cercava di impressionare il suo mentore Didier Drogba. Quindi Abramovich saprà fin troppo bene che Abraham gioca da più di 10 anni per il Chelsea e che la sua è una storia di determinazione, pazienza e sliding doors.

Il blocco del mercato imposto dalla Fifa (che di fatto ha impedito la cessione di molti giovani in prestito altrove per infoltire una rosa priva di rinforzi dal mercato), insieme alla nomina dell’ex Frank Lampard come allenatore (che sin da subito ha detto di puntare sui giovani del vivaio), sono stati i fattori catalizzanti per la grande occasione di Abraham al Chelsea.
Ma prima di questa particolare estate c'erano state almeno tre sliding doors che sono state cruciali affinché Abraham raggiungesse il punto in cui si trova ora: attaccante titolare della sua squadra a soli 22 anni, migliore marcatore stagionale in maglia Blues con 9 reti, capocannoniere di Premier League – con 8 centri al pari di Sergio Aguero, e tutto ciò gli è valso anche la prima chiamata nella Nazionale inglese dei grandi.

In primo luogo, nel 2016, il Chelsea rifiutò la possibilità di mettere sotto contratto un giovane brasiliano che era indicato da tutti come il miglior prospetto per il futuro, il suo nome è Gabriel Barbosa (conosciuto ai più come Gabigol... si proprio lui!). A quel tempo, Abraham non aveva ancora calcato il palcoscenico della prima squadra, e ancora quindi non si conosceva così bene il suo talento. Tuttavia i Blues, credendo nel ragazzo, non volevano potenzialmente bloccare il suo sviluppo futuro andando a prendere un giovane straniero nel suo stesso ruolo. Fu mandato in prestito al Bristol City, club di Championship (l’equivalente della nostra serie B), dove ebbe un inizio incredibile segnando 11 gol nelle sue prime 14 partite e concludendo la stagione con 26 reti in totale. In tal modo, Abraham è diventato il primo giocatore nella storia del club a vincere i premi di Giocatore dell'anno, Giovane giocatore dell'anno e miglior marcatore (per la sua squadra) nella stessa stagione. Il suo tratto distintivo iniziava a delinearsi: un’innata capacità di trovare spazio nell’area di rigore avversaria per poter raggiungere il pallone prima dei difensori. Che fosse uno strepitoso allungo con le dita dei piedi, o una spizzata di testa, sembrava che ogni pallone fosse calamitato da lui. In area è implacabile, in qualunque modo colpisce la palla cerca sempre di segnare, cosa che gli riesce molto bene. A soli 18 anni dimostrò una maturità incredibile per la sua età e non passò molto tempo perché si iniziasse a parlare di lui.

L'anno seguente fu un altro momento chiave per la carriera di Abraham. Diverse squadre di Premier League e di altre leghe europee, dopo la brillante stagione del ragazzo, bussarono alla porta dei Blues per cercare di strappare almeno un prestito. Un altro brasiliano, questa volta di nome Richarlison, fu offerto al Chelsea, ma ancora una volta il club disse di no perché temevano di perdere definitivamente (viste le numerose richieste) il loro “prodotto” dell’Academy se avessero ingaggiato un giovane straniero. Richarlison invece si unì al Watford e, inizialmente, la decisione del Chelsea sembrò un clamoroso errore di giudizio dell'ex direttore tecnico Michael Emenalo. Infatti l'attaccante brasiliano ebbe un ottimo impatto con la Premier già alla sua prima stagione con gli Hornets fino a far impennare il suo valore di mercato a 50 milioni di sterline – il prezzo pagato in seguito dall’Everton per portarlo tra le sue fila.

Abraham fu prestato allo Swansea City per fargli fare esperienza in Premier League e di nuovo ebbe uno sfavillante inizio, caratterizzato da cinque gol in 10 partite, ma le cose si fecero più difficili quando il club gallese fu risucchiato nella battaglia per evitare la retrocessione. Segnò solo altri tre gol per il club, ma nonostante ciò fu molto apprezzato dai suoi compagni di squadra. In particolare Leon Bitton, prima giocatore e componente dello staff tecnico e successivamente capo allenatore (dopo l’allontanamento di Paul Clement) in Galles, lo paragonò a Jermain Defoe – col quale ha condiviso gran parte della carriera al West Ham. È chiaro che Tammy è abbastanza diverso da Defoe (uno dei migliori attaccanti della Premier, detiene ancora il record di gol in Europa con la maglia del Tottenham) sia in termini di altezza che di profilo tecnico, ma entrambi hanno la stessa fame di gol. Infatti Abraham vuole sempre segnare, sia in allenamento che in ogni partita che gioca. Purtroppo lo Swansea fu invischiato nella lotta per non retrocedere, come detto, e quindi le possibilità per lui diminuirono. Eppure l’esperienza è stata utile poiché per forza di cose ha dovuto migliorare il suo gioco a palla alta.

Forse ingiustamente, Abraham ha affrontato i dubbi sul suo pedigree in Premier League per la prima volta nell'estate del 2018 quando è dovuto scendere ancora di categoria poiché, dopo la brutta annata in Galles, altri club di alto livello non gli hanno voluto dare fiducia. Lo ha preso in prestito quindi l’Aston Villa. Piuttosto che deprimersi pensando di essere troppo bravo per un'altra stagione in Championship, Abraham ha sfruttato l'opportunità e nel gennaio di quest'anno era andato già a bersaglio ben 14 volte, inclusa una prestazione monstre con quattro gol contro il Nottingham Forest. Fu in questo momento che si aprì un’altra sliding doors. Il Wolverhampton espresse un grande interesse nei confronti di Abraham, bisognava solo trovare la formula giusta, prestito con diritto di riscatto oppure subito a titolo definitivo. Il Chelsea era a favore di un altro prestito in quanto la mossa avrebbe dato ad Abraham più esperienza ai massimi livelli. Ma c'era anche la preoccupazione che convincerlo a lasciarsi alle spalle i Wolves (i Lupi) - che si stavano comportando piuttosto bene ed infatti alla fine si sono qualificati per l'Europa - potesse rivelarsi difficile. Questa preoccupazione, insieme all'incertezza sul fatto che un'apparizione negli Under 23 del Chelsea avrebbe fatto naufragare un secondo prestito (non si può essere tesserati per più di 3 squadre nella stessa stagione sportiva), alla fine portò Abraham a rimanere con i Villains che grazie ai suoi 25 gol stagionali hanno ottenuto la promozione in Premier attraverso i play-off.

Abraham dopo un momento difficile allo Swansea è andato con umiltà all’Aston Villa e quasi da solo li ha promossi. Ed ancora una volta ha mostrato le sue doti, ha un po’ di tutte le qualità che servono ad un attaccante per spiccare: corre, ha un buon fisico, ma soprattutto ha questo appetito insaziabile per i gol ed ha il talento di trovare i tempi giusti in area di rigore. Insomma le premesse per una splendida carriera c’erano e ci sono tutte, ma non sempre capita che venga data fiducia d un giovane. Lo sappiamo benissimo noi in Italia che in questi anni si è preferito dare spazio a giovani stranieri che spesso non avevano nulla di più dei giocatori nostrani. Ultimamente le cose sono leggermente migliorate ma ancora non ci siamo, almeno questa è la mia opinione.
Apro una piccola parentesi.
Non credo sia un caso che il Wolverhampton quest’anno abbia puntato su Cutrone, un giocatore che per certi versi ha una storia simile a quella di Abraham, anche se il finale è stato diverso. La politica del Chelsea e l’intelligenza di Abraham – non sempre è scontato che un ragazzo abbia voglia di imparare ed andare in prestito, molti infatti si bruciano perché si sentono già arrivati – hanno pagato.

Quest’estate Abraham si stava preparando per gli Europei Under 21 con l'Inghilterra quando l'ex allenatore Maurizio Sarri lasciò il Chelsea. Fino ad allora, il suo futuro non era chiaro, anche se i primi rumors davano possibile il ritorno di Lampard con Jody Morris(vice). Il fatto che Joe Edwards sia stato anche promosso a far parte dello staff tecnico della prima squadra di Lampard è stato un altro impulso per Abraham, poiché la coppia aveva vinto due FA Cup giovanili consecutive nel 2015, davanti ad Abramovich, e nel 2016. Edwards è stato uno dei primi allenatori di Tammy, colui che lo ha visto crescere e lo ha formato. Da bambino subito si notava perché più alto degli altri, ed era sempre imbronciato quando doveva fare gli esercizi fisici, salvo illuminarsi quando usciva fuori il pallone. Abraham ebbe un picco di crescita tra i 12 e 13 anni e quindi il suo gioco con la palla ai piedi non era più efficace come quando era bambino. Edwards lo aiutò a migliore il suo gioco in generale posizionandolo in zone diverse del campo.

Un’altra figura decisiva nella carriera di Abraham è stata quella di Drogba. L’ivoriano era al suo apice quando Abraham iniziò al Chelsea, e poi quando ritornò il giovane stava muovendo i primi passi in prima squadra con Jose Mourinho. Quest’incontro lo ha aiutato molto. Infatti Didier, un campione affermato, lo prese sotto la sua ala per dargli molti consigli e motivandolo a fare meglio. Fece enormi progressi tecnici: migliorò nel ricevimento della palla e nel gioco di raccordo col centrocampo. Ha imparato a stare in campo con intelligenza, a saper fare i movimenti giusti nei tempi giusti. Sembrano lontani i tempi in cui era un giovane attaccante dell’Academy, eppure sono passati solo pochi anni. Ci sono state varie opportunità affinché le strade tra il Chelsea ed il giovane bomber inglese si separassero, ma il club ha sempre puntato su di lui, e con pazienza ha atteso fino a raccoglierne i frutti. In un momento storico dove c’è penuria di prime punte che segnano con continuità (si contano sulle dita di una mano), ritrovarsi un prodotto del genere in casa è stata una cosa eccezionale. Questo dimostra ancora una volta che una politica volta alla valorizzazione dei giovani paga sempre, purché fatta con intelligenza. Il percorso di crescita deve essere graduale e bisogna credere fino alla fine nelle scelte fatte. Il mondo del calcio è molto instabile, i risultati a ogni costo, tutto e subito, spesso portano sempre sulla strada sbagliata, il Chelsea invece ci ha visto giusto.

Abraham sembra destinato ad una fulgida carriera verso l'alto: ora le porte scorrevoli sono diventate una porta aperta per lui al Chelsea.