La ricerca del primato partendo dalla condizione di ultimo, di svantaggiato, non è in realtà la vera essenza del tifare l'AS ROMA?
Non è il motivo per cui la passione che ci accende è unica nel suo genere e il sentimento che la guida è puro e immutabile? Passi settimane, mesi, anni dalla parte del più debole, dalla parte di chi non ha la stessa forza di quelli che in questo mondo sono sempre stati forniti dei mezzi migliori. Come quando nella fabbrica comandava il padrone e lo sfruttato subiva. In questo mondo, il padrone e lo sfruttato vivono quotidianamente a stretto contatto, spesso nemmeno se ne accorgono di essere padroni o sfruttati. Metaforicamente, tifare la Roma è proprio una condizione svantaggiosa: si vince poco, quasi mai veramente. A volte ci sono vittorie che sembrano impossibili ed epiche, ma l'imprevisto è dietro l'angolo, come crollare miserabilmente per tre settimane di fila contro le ultime del campionato.
Ma, sinceramente, non è proprio questa condizione esistenziale l'origine della nostra passione? Pensateci bene. L’animo di chi è svantaggiato, dal momento che vive in questa condizione, è alla continua ricerca di qualcosa che lo elevi. Se sei forte, se parti da forte e non sei abituato a nessun’altra condizionei, allora i momenti di debolezza diventano veri e propri drammi. Al contrario, la ricerca della progressione infiamma il cuore di chi ha sentimento e forze da impegnare per migliorare se stesso e coloro con cui stringe rapportiPartire in svantaggio non può che rendere il raggiungimento dell'obiettivo, l’emozione nello sforzo di raggiungerlo, la fatica, le lacrime e il sudore, le migliori sensazioni che si possano mai far sperimentare all’anima. Andare oltre, sì, andare oltre e infine... non arrivare mai, perché l’animo di un sognatore non arriva mai a destinazione: la nuova meta è sempre lì, dietro l’angolo, nuovi obiettivi. 
E le salite. Le salite sono importanti, fondamentali. Senza la salita una discesa non avrebbe senso, non esisterebbe nemmeno. Perché chi sogna non è mai sazio, vive per la scalata. Lui è la salita. 
Divenuto romanista non potrai mai più fare a meno di questa tensione verso l'alto. Allora sogna e lasciati travolgere da questa grande, ripida, estenuante e meravigliosamente intensa salita, perché nei momenti, forse rari, in cui raggiungerai veramente il tuo obiettivo, nessuno potrà mai dire di aver provato le stesse magiche sensazioni che in quel momento proverai tu.

Tuttavia, in tempi moderni, la globalizzazione ha mostrato al popolo come realmente funzionano ed hanno sempre operato le società sportive. Oramai, anche nelle chiacchiere da bar si tiene in considerazione la costante finanziaria. Ed ecco che all'illusione rischia di soprassedere lo sconforto. Si, perché viene palesato che il risultato di campo altro non è, con qualche variazione in meglio o in peggio, dell'andamento societario, non viceversa. Ed infatti, l'era Pallotta è stata segnata dallo sconforto di essere stati acquistati da un hedge fund, con l'obiettivo di internazionalizzare il brand (si veda il nuovo stemma), ridurre il monte ingaggi nonché realizzare alte plusvalenze così da rendere autosostenibile la campagna acquisti e ridurre altresì l'indebitamento netto (ridotto a 87 mln, anche se a causa del covid. 19 ha raggiunto il record storico di 188 mln). Gli interventi di Pallotta non sono stati nocivi, anzi. Tuttavia, Pallotta era il simbolo della disillusione, della consapevolezza di essere molto indietro a livello corporate e di riflesso di non poter realmente competere per gli obiettivi che una squadra come L'AS ROMA dovrebbe avere. 
Ma anche sotto quest'ultimo aspetto, l'attenzione rivolta ai parametri finanziari, all'indice di liquidità, allo svecchiamento della rosa e riduzione del ingaggi, al trovare opportunità di mercato, unitamente ad una disponibilità di liquidità inferiore rispetto a quella di altri top club, devono rassenerarci: sì, perché anche la parte corporate dell'AS Roma deve sgomitare nel mercato così come fanno i giocatori in campo. Ed ora, aria fresca. Ciò è confermato dall'opa totalitaria promossa dal gruppo Friedkin sulla minoranza degli azionisti, proprio al fine di evitare eventuali comportamenti ostruzionistici di quest'ultimi.
Dunque, sulla tela preparata da Pallotta, siamo impazienti di osservare le pennellate della nuova proprietà, ricordando che i Friedkin, a differenza di Pallotta, dovrebbero strutturare un business plan, questa volta realmente a lungo termine, con meno attenzione alla costante finanziaria a breve termine (fermo restando i vincoli finanziari imposti). Immaginate cosa potrebbe fare la nuova proprietà se avesse entrate simili alla Juventus, a titolo esemplificativo, tra le tante, quelle derivanti dallo stadio di proprietà.
In attesa di agguantare finalmente ciò che i tifosi romanisti si meritano, continuiamo la nostra salita, almeno per un po'.

Luca Chiaretti