Dmitri Shostakóvich, compositore e pianista sovietico, uno dei musicisti più importanti del ventesimo secolo, non era famoso solo per le sue opere, come Symphony No. 1 e The Nose (“Il Naso”, opera teatrale satirica basata sulla storia di Nikolaj Gogol), ma anche per la sua famosa frase: “il calcio è il balletto delle masse”. È affascinante riflettere sul potere della persuasione nel calcio, un vero fenomeno accattivante per oltre cento anni. Shostakovich, oltre a evidenziare l'universalizzazione di questo sport, con le sue parole, sembrava elevarlo al palcoscenico artistico, paragonandolo al balletto.

Sebbene il balletto sia una danza classica i cui movimenti richiedono tecnica assoluta e padronanza del corpo, il calcio può rappresentare qualcosa di simile? Se lo consideriamo come una forma d'arte, assolutamente sì. Tuttavia, come difendere l'idea che 22 uomini che corrono dietro un pallone possano essere paragonati a qualcosa così remotamente artistico? Quando il calcio è arte, il tifoso non urla, non si irrita, non salta nemmeno di gioia. Quando il calcio è arte, il fan resta in silenzio, applaude o grida il classico “ooooh”, proprio come qualsiasi spettatore farebbe davanti a un numero del balletto di Anna Pavlova.

Tant’è vero che puoi ballare “La morte del cigno” come ha fatto Anna Pavlova o puoi semplicemente ballare. Allo stesso modo, nel calcio puoi semplicemente colpire la palla o puoi creare l’arte, come fare un cucchiaio (che è diverso dal pallonetto), uno dei suoi generi più meravigliosi. Una tecnica di impeccabile bellezza e improvvisazione in grado di rendere volgare qualsiasi altro modo di colpire la palla. Solo il piede di qualcuno geniale può colpire la palla con la forza, la precisione e la capacità appropriate per ridicolizzare il complicato compito dei portieri. L'arte nella sua forma più pura al servizio del calcio.

Senza dubbio, ci sono gol più piacevoli per gli occhi rispetto ad altri. È difficile parlare di arte in un gol fatto in maniera ravvicinata dentro l’area piccola, oppure per un gol che raggiunge la rete solo dopo un rimbalzo fortunato. Tuttavia, il cucchiaio rappresenta un modo intenzionale di creare bellezza e magia da parte del calciatore, sebbene non tutti siano toccati dalla stessa bacchetta. Quando parliamo di cucchiaio vengono in mente alcuni grandi nomi come Maradona, Messi, Francesco Totti, Zidane, Romario o Raúl. Ma anche quelli più umili come Mutu, Di Natale, Candreva, Cassano,Toni, Icardi, Papu Gomez o Ariel Ortega. David Beckham aveva ragione quando ha detto che “il calcio non è un gioco, è magia”, e, certamente, tutti questi l’avevano.

Come i grandi eventi sportivi, il cucchiaio non accade tutti i giorni. Lo spettacolo del calcio li offre col contagocce, come se una certa frequenza nel tempo fosse programmata. La verità è che non tutte le situazioni di una parte favoriscono un'esecuzione di questo tipo. Il cucchiaio è infatti un modo particolare per calciare la palla in direzione della rete avversaria e può esser effettuato in movimento o durante un rigore. Il segreto sta nell'arrivare bene sopra il pallone e calciarlo con il collo del piede con la giusta forza; il buon esito dipende poi da quanto il calciatore riesce a ingannare il portiere fingendo un tiro normale e soprattutto dandogli il giusto effetto. Infatti se il portiere capisce quello che si sta tentando, non si lancerà a terra e con molta probabilità parerà il tiro.

È diventata una tecnica in voga a partire dal 2000, in particolare, è la semifinale tra Italia e Olanda durante gli Europei 2000 a venir segnata come data storica, vale a dire come data di nascita di questa tecnica. È un colpo che richiede elevate capacità tecniche ed un discreto coraggio, cose che a Totti non sono mai mancate, e farlo in momento così importante della partita sicuro ti farà entrare nella storia. Penso che a tutti, parlando di cucchiaio, il primo ed immediato ricordo va subito a quell’indimenticabile rigore contro Edwin Van der Saar, una delle più celebri gesta del romano. Tuttavia un rigore simile era stato già battuto nel 1976 (anno di nascita proprio di Totti!) da Antonin Panenka durante la finale degli Europei tra Germania Ovest e Ceccoslovacchia. Segnò l’ultimo e decisivo rigore proprio in questo modo, regalando alla sua nazione il titolo continentale. Il cosacco però era lontano dall’essere un’icona di stile, in un periodo dove la cortina di ferro offuscava tutti e tutto.

Spiegare tecnicamente il gesto non può rendere l’idea dell’esecuzione dal vivo, spesso l'arte non necessita di spiegazioni. Quel che è certo è che ogni tipo di arte ha bisogno di uno scenario adatto in cui tutti i pezzi debbano connettersi perfettamente. Nel caso del cucchiaio (o panenka che dir si voglia), oltre alla magia del calciatore, è necessario il verificarsi di un fattore indispensabile: la comparsa di un angolo sufficiente per far volare la palla sul portiere. Il povero portiere assume il ruolo del “tonto del film”, quell'attore secondario essenziale affinché il protagonista possa brillare esibendo il meglio dei suoi talenti. Il suo contributo all'opera non è altro che l'abbandono della linea di fondo, facendo avanzare la distanza necessaria per la materializzazione della parabola.

È un gioco da cacciatore. Nel momento preciso che quello spazio si genera, il giocatore deve avere la visione prodigiosa per eseguirlo nel momento esatto e... Pam! Gol! Abilità e precisione nello stesso istante. Carlos Kameni aveva ragione quando ha detto che “un portiere è come un soldato, non c'è nessuno che ti aiuti dietro di te”. Di fronte ai geni, solo la direzione di un tiro o il palo può salvarti da un cucchiaio. Sì, questa è l'unica cosa dietro di te. Duro quanto affascinante.

E soprattutto, il cucchiaio non è solo una questione di estetica, ma è anche una risorsa efficace per concretizzare il tiro in gol. È vero che la stragrande maggioranza dei portieri dell'era del calcio moderno domina perfettamente tutto lo spazio che può controllare, essendo in grado di raggiungere la palla attraverso i suoi movimenti e prolungando al massimo gli arti. Tuttavia, il cucchiaio fa viaggiare la palla in una dimensione a loro sconosciuta, un posto totalmente inaccessibile in cui la palla è irraggiungibile. La metafisica del calcio.

Infine, e tornando all'arte ... il compositore del secolo scorso ci ha già avvertito del potere artistico del calcio e del suo possibile confronto con il balletto. E poi, chi ci dice che la morbidezza e la tecnica di un cucchiaio non possono essere viste come il movimento sottile e perfetto di una ballerina? Detto questo, calciatori: ballate!