La lotta al secondo posto ancora aperta e un ottavo di Europa League, non troppo difficile da superare, segnano questa prima stagione del Napoli targata Carlo Ancelotti.

Il tecnico di Reggiolo, dopo aver allenato Parma, Juventus, Milan, Chelsea, PSG, Real Madrid e Bayern Monaco, non ha resistito alle avances del Presidente ADL e atterra la scorsa estate nella città partenopea.

L’eredità lasciata dal suo predecessore, Maurizio Sarri, era pesante: il bel gioco e più di uno scudetto sfumato sul finire della stagione hanno lasciato l’amaro in bocca a non pochi tifosi, nonché alla dirigenza. Il buon lavoro svolto fin dalle prime settimane di preparazione volto a cambiare la pelle della squadra, la volontà di fare un ampio turnover così da coinvolgere più giocatori non restringendo la scelta sempre sui soliti 11, ha permesso che emergessero giocatori fino a ieri poco conosciuti (vedi Fabian Ruiz, Meret o Malcuit) e ad altri di maturare (vedi Allan o Koulibaly). Ma queste non sono le uniche novità, nella prima parte di campionato abbiamo assistito ad un Marek Hamsik arretrato in cabina di regia (cambio ruolo che potrebbe ricordare ad alcuni quello di Pirlo ai tempi del Milan) e soprattutto il passaggio da ala pura a seconda punta di Lorenzo Insigne, il quale ha ricevuto ampia libertà di movimento per favorire la costruzione e la finalizzazione del gioco d’attacco. Ciò è stato possibile grazie ad un passaggio dal 4-3-3, che alle volte si traduceva in uno squilibrio difensivo dato l’inserimento in attacco delle mezzali, ad un più classico 4-4-2 che a seconda delle esigenze muta in un 4-2-3-1.

Questo è un Napoli che ha abbandonato la dittatura del possesso palla per la ricerca dell’ampiezza su entrambe le corsie volto a favorire una maggiore verticalizzazione. Il nuovo stile di gioco ha rafforzato così la pericolosità offensiva della squadra (vedi le 63 reti segnate), pur conservando le meccaniche in fase di non possesso trasmesse da Sarri (vedi i 26 gol subiti).

Allora riuscirà l’armata azzurra a trionfare e portare in Patria un trofeo, un tempo noto come Coppa Uefa, che manca dalla sera del 12 maggio 1999, dove uno storico Parma travolse un’inerme Marsiglia con le reti di Crespo, Vanoli e Chiesa?