Siamo negli anni dell'informazione ventiquattro ore su ventiquattro, giornali, tv, internet, applicazioni, che costantemente ci tengono informati su tutto quanto succede.
È un bene? È un male? Difficile trovare la risposta giusta, se poi a tutto questo aggiungiamo il mondo social, allora si rischia di entrare in ginepraio senza via di uscita. Si perché l'informazione, di base, dovrebbe sempre essere, veritiera, controllata e confermata, in realtà oggigiorno, siamo bombardati da un'infinità di, "voci", illazioni, pettegolezzi faziosi usati ad arte da chiunque per perorare il proprio pensiero e diffonderlo il più possibile.
Per dare notizie, in maniera pubblica, una volta bisognava essere dei giornalisti, lavorare per una testata giornalistica, o una redazione tv, e attenersi a tutte quelle regole che regolano il buon lavoro del giornalista, e cioè dare al pubblico notizie vere, confermate, e se di scoop si trattasse, che abbia almeno una base di verità confermata.

Oggi, invece, il mondo internet e soprattutto quello dei social, dà la possibilità a tutti di fare i pseudo giornalisti, e anche chi non è più in servizio può dare tutte le notizie che vuole, vere o false o addirittura di parte, e creare comunque disagio, astio, in poche parole, un polverone, che il più delle volte viene creato sul nulla, giusto per un po di visibilità e notorietà. E questo perché comunque c'è sempre un nutrito bacino di utenti pronti e disposti a dare man forte a queste notizie e a farle girare a non finire.
Questo succede in ogni ambiente, politica, spettacolo e ovviamente calcio. Il calderone del calcio che da solo racchiude milioni di persone. Ed è così che il mondo del calcio è il suo modo di essere seguito è totalmente cambiato. C'è molta ansia, ogni giorni miriadi di notizie portano stravolgimenti generali, tutti scrivono di tutti, tutti sanno. Tifosi che si scontrano e danno battaglia a suon di "chi la spara più grossa" così ogni presunta trattativa, deve essere vagliata e giudicata dai tifosi che, essendo diventati esperti di finanza, marketing, bilanci ecc dicono la loro sull'operato dei dirigenti. Giocatori venduti e che sarebbero dovuti rimanere, altri in esubero che devono essere mandati via, e quando questo accade si discute sui soldi presi, e che ovviamente non vanno mai bene. È una continua battaglia, c'è chi si scaglia contro i propri dirigenti e giocatori, chi attacca continuamente l'operato dei rivali, insomma, qualsiasi operazione di mercato non ha mai il benestare di tutti, mai.
E ad aizzare questo disagio generale, sicuramente ci si mettono tutti quelli che quotidianamente si impegnano ad alzare i toni o a millantare conoscenze di alto livello.
Per citarne una soltanto, esiste ancora la notizia che prima dell'inizio del campionato Pep Guardiola sarà l'allenatore della Juventus e Sarri sarà esonerato. Non sto parlando di una cosa da poco, ci sono realmente "personaggi" di dubbio valore che continuano a portare avanti questa "favola", ma il problema non sono tanto questi personaggi che, nascosti dietro un computer si divertono, e si creano visibilità e notorietà, il problema vero è che c'è tanta ma tanta gente che gli crede e che addirittura prende le loro difese e gli aiuta a divulgare questa falsità. E litigano, offendono in modo becero chi gli va contro. E questa di Guardiola è solamente una.
Questo nuovo modo di fare, andrebbe studiato, assomiglia molto alla storia di quei finti maghi o guaritori, che approfittando della disperazione delle persone, si fingono portatori di chissà quale guarigione e si fanno seguire dappertutto a qualsiasi costo. Non c'è più la gioia, la tranquillità, il sogno di seguire l'estate calcistica, senza troppi patemi e pensieri che non dovrebbero spettare a noi. Vedo gente discutere su teorie tecniche tattiche su quali giocatori prendere o lasciare, e su come farli giocare, perché oltre a esperti di finanza e direttori sportivi, sono anche tutti allenatori, e si scervellano su schemi e alchimie tattiche fino allo svenimento.
Come se poi contasse qualcosa quello che noi pensiamo di sapere. Si a giudicare persino un giocatore nella sua vita privata, una foto postata da qualche parte di una vacanza diventa motivo di insulti, un like di un giocatore diventa una trattativa di mercato. Quando ti trovi con qualcuno, e prima o poi esce il discorso calcio, ti senti snocciolare dati finanziari di pessimi affari o colpi di genio di mercato, che francamente ammutolisco davanti a tanta sapienza, perché parlare se tanto il tuo interlocutore sa già tutto di tutto e come andrà a finire la prossima stagione? Per fortuna, in mezzo a tutto questo c'è ancora la giornata di Villar Perosa, che a livello tecnico tattico o finanziario non conta nulla, ma che almeno per una giornata ti fa fare pace con la bellezza e semplicità di questo sport.
Vedere dalle prime luci dell'alba arrivare uomini, donne e bambini col cappellino, lo zainetto la maglietta della Juventus, pronti solamente ad accogliere i propri giocatori, ad applaudirli, a urlare i loro nomi per un autografo o un selfie, tra un panino e una bibita, esaltarsi per poco o niente, ma vivere la gioia e la semplicità di una giornata tradizionale, che resiste alle tournée milionarie asiatiche.
Per il resto, erano belli i tempi in cui si andava alla pagina 201 di televideo e vedevi solo le notizie ufficiali.