La Roma vista contro il Lecce non ha dato l'impressione di una “squadra”. Nel vero senso della parola.
Ha dato più' l'idea di una squadra arrabattata, piena di difetti ma, siccome affrontava un avversario più' debole di lei, aveva l'occasione di fare una bella figura.
Almeno per una volta.
Per carità, il possesso palla prolungato e la difesa alta, tanto decantati, si sono visti ma con che risultato? Il giro palla era troppo lento dando spazio al Lecce di sistemarsi con conseguente sterilita' offensiva dei giallorossi.
La nota curiosa e' stata il difensore Smalling, che ha fornito una convincente prestazione. Sintomo che il giocatore si e' già' adattato al calcio italiano.
Buona anche la prova di Pellegrini da trequartista, anche se non capisco perché non possa giocare da mezzala (suo ruolo naturale tra l'altro) in un centrocampo a 3.

Nota sorprendente, in negativo, e' stato il rigore sbagliato da Kolarov. Di solito e' sempre lui a trascinare la Roma, ma stavolta non e' stato cosi'. Zaniolo, entrato nella ripresa, continua ad ignorare i compagni (vedere il passaggio negato a Kluivert) forse irritato da qualche giornale che aveva messo in discussione il suo talento. Non si vince mai da soli ma sempre come squadra.
Ora arriviamo alla domanda che, sono sicuro, tutti mi vogliono fare: “Perché questo titolo?” Citando un libro di Bukowski, l'amore che si prova per la propria squadra e' una maledizione quando essa non ci appare come vorremmo e ci fa penare. Basterebbe poco per migliorare le cose, come cambiare modulo...