Il calcio, lo sport più bello del mondo. Decisamente. Alcuni ‘ignoranti’ si riferiscono al singolo match, definendolo noioso, ma non sanno che dietro a quegli ‘uomini che corrono dietro un pallone’ c’è molto ma molto altro.
Storia, passione, cultura, tifosi. Soltanto chi lo vive davvero, 365 giorni su 365, ne comprende il valore.

E in tutto questo c’è un personaggio che spicca, l’allenatore: colui che si prende la scena nelle pagine della storia di ciascun club, il capo che trascina tutti i suoi allievi verso un solo obiettivo: la vittoria!

Ok. Ma come si vince?
Qui subentrano tutte le tattiche, schemi, moduli che i vari coach utilizzano.

Entriamo nel dettaglio.

Sarri è conosciuto per il suo ‘sarrismo’: gioco in cui predomina il possesso palla con scambi e triangolazioni veloci, che abbiamo potuto ammirare più nella sua esperienza al Napoli che nelle altre.

Gasperini, icona dell’Atalanta, noto per la preparazione fisica che fa assumere ai propri calciatori (è una delle squadre con più km percorsi) e per il suo gioco dinamico che coinvolge molto i terzini.

Ancelotti, mister che ha vinto tantissimo, ha sempre avuto a disposizione uomini di qualità che favoriscono il possesso palla e sfruttano molto i calci piazzati.

Fonseca, come visto allo Shakhtar, utilizza un gioco spregiudicatamente offensivo con ali veloci e tecniche, forse deve migliorare la fase difensiva.

Ne manca uno... colui che ha qualcosa in più rispetto agli altri. Sì, proprio lui. Antonio Conte.
Inizia nel 2005 militando in squadre come Siena e Arezzo, prima di stupire con il suo Bari conquistando la Serie A con quattro giornate di anticipo dopo 8 anni di astinenza e ricevendo il premio “panchina d’argento”.
Dopo un piccolo flop alla guida dell’Atalanta, ritorna al Siena raggiungendo anche qui l’accesso alla massima serie con tre turni di anticipo. Da un bianconero all’altro, inizia il suo ciclo di vittorie importanti firmando per la Juventus il 31 Maggio 2011: macina punti contro tutti vincendo il campionato senza mai perdere, si ripete per i successivi 2 anni portando i torinesi a vincere 3 scudetti consecutivi con tanto di record di 102 punti e imbattibilità casalinga.
Un mese dopo le dimissioni con la Juve, giunge la chiamata della Nazionale: Conte porta gli azzurri agli Europei del 2016 dove ci arriva da sfavorita, ma riesce comunque a brillare uscendo soltanto ai calci di rigore, ai quarti di finale contro la Germania. Ecco che arriva l’esperienza all’estero con il Chelsea dove anche qui vince il campionato all’esordio con due giornate di anticipo. Al secondo anno chiude il campionato al quinto posto conquistando soltanto la FA Cup.

Dicevamo, ha qualcosa in più.

Ciò che lui è riuscito a cogliere a differenza degli altri è che prima di diventare calciatori bisogna essere uomini, frase che ribadisce spesso. Proprio per questo lui entra, da vero psicologo, nella testa dei calciatori, inculcando quello che è il suo DNA: vincere. E lo fa senza presunzione, facendo capire ai ragazzi che a prescindere, l’unico modo per raggiungere il successo è il lavoro. Motivazione, carisma, grinta sono le sue caratteristiche più importanti. Chi riesce a far rendere anche giocatori limitati tecnicamente o che arrivano da stagioni disastrose? Solo lui. Il sergente di ferro.

A questo aggiungiamo che è anche un mostro di tattica: con il suo 3-5-2 è riuscito e riesce a battere tutti.

“Testa, cuore e gambe” i suoi ingredienti principali, come il titolo del suo libro.

Beh, cosa c’è di meglio?