Nessuno ricorderà i marcatori, la buonissima prestazione o l'importanza di questa vittoria, che fa passare da 11 a 9 i punti di distacco dalla Juve. Per tutti, anche se sino all'ufficialità ogni napoletano spererà nel colpo di scena, quella di ieri è stata soprattutto l'ultima delle 594 gare -condite da 133 gol e 111 assist (tutti, ovviamente, record assoluti con la maglia del Napoli) giocata in azzurro da parte di Marek Hamsik.
 
GRAZIE INFINITE AL CAPITANO- Nel corso dei dodici anni vissuti a Napoli, Marek da ragazzo è diventato uomo, da promessa si è trasformato in campione: con la squadra di cui è divenuto capitano, ha vinto due Coppe Italia e una Supercoppa. Quel che più conta, si è fatto amare tantissimo dai suoi tifosi, pur avendo un carattere diverso da quello estroso e socievole del napoletano medio. Senza alcuna retorica, la sua è la storia di uno slovacco introverso che ha amato così tanto vivere all'ombra del Vesuvio, da rinunciare a una carriera maggiormente ricca di ingaggi e trofei, pur di giocare i suoi anni migliori davanti al pubblico del San Paolo e sognare di vincere quello scudetto che mai, purtroppo, si è materializzato. Sarà nel gioco delle parti accettare le critiche a De Laurentis per la sua cessione a febbraio, quando il mercato è già chiuso. Sarebbe insopportabile, invece, rapportarsi con una qualsiasi critica ipocrita al capitano di innumerevoli battaglie. Se davvero Hamsik, in un momento della sua carriera in cui si accorge di non essere più il calciatore determinante che è stato sino a un paio di anni fa -decide di provare una nuova esperienza, quando sta passando l'ultimo treno per diventare ancora più ricco -va solo rispettato. Ha tutto il diritto di salutare momentaneamente Napoli: tanto quella cinese sarà solo una parentesi e poi lo ritroveremo, c'è da scommetterci, con la sua inconfondibile umiltà, a mimetizzarsi tra i napoletani.
 
RESPINTE AL MITTENTE UNA PARTE DELLE ESAGERATE CRITICHE- Venendo alla partita, per fortuna è arrivata la vittoria. I tre punti sono giunti attraverso una prestazione finalmente anche "bella" esteticamente, così come non la si vedeva dagli inizi di novembre. Non era stata digerita dall'ambiente la brutta sconfitta in Coppa Italia, improvvisamente e misteriosamente divenuta però per alcuni la cartina di tornasole di una stagione. Il Napoli che negli ultimi tre anni per due volte si era fatto eliminare nella coppa nazionale ai quarti, perdendo per giunta in casa, quest'anno non doveva perdere contro la quarta (che pure aveva avuto la controfigura di Higuain e non Piatek, troppi se ne dimenticano!). Una eliminazione arrivata per giunta in trasferta, in una partita condizionata nei primi minuti da un errore difensivo di un singolo, che aveva reso la partita perfettamente congeniale alle caratteristiche attuali del Milan. Per carità, tutti sbagliano ed è il ruolo dei media sottolinearli (e martedì scorso, sebbene si volesse dare il massimo anche in coppa Italia, è venuto fuori un Napoli opaco, le cui responsabilità sono di tutti, allenatore e calciatori). Ma se gli umori dei tifosi vanno sempre rispettati, quel che invece è stato brutto e forse poco competente da parte di alcuni giornalisti è stato l'andare a cercare il pelo nell'uovo nella conduzione tecnica di un allenatore che ha visto qualsiasi spogliatoio e qualunque situazione ambientale negli ultimi venti anni, uscendone sempre vincitore, come pochissimi altri nella storia del calcio. Un pò di buon senso e meno presunzione da parte di chi non è mai entrato in uno spogliatoio professionistico e giornalisticamente ha un curriculum che vale un centesimo di quello di Ancelotti da allenatore, sarebbe auspicabile in futuro.
 
NUMERI INCORAGGIANTI- Intanto, il Napoli -con il quinto clean sheet nelle ultime otto gare di Serie A- negli dall'ottava giornata in poi ha la miglior difesa del campionato, con soli otto gol subiti: un sintomo di una compattezza difensiva ormai certificata a lungo termine e degna di una grande squadra. La squadra di Ancelotti torna a vincere con tre gol di scarto, come le era riuscito solo una volta (contro il Frosinone) nelle ultime quattordici gare giocate. Non era facile riuscirci contro una Sampdoria che aveva perso appena una delle ultime nove partite di campionato, ma il Napoli visto sabato pomeriggio aveva troppa voglia di dimostrare il proprio valore e come le critiche piovutegli addosso fossero ingiuste, quantomeno nella portata con cui sono arrivate. Importante, per arrivare a una vittoria così convincente, il ritorno della coppia titolare Hamsyk (ahia)- Allan ai loro livelli standard, così come lo è stato il positivo rientro di Hysaj (aveva giocato da terzino destro titolare solo una delle ultime sei di campionato). Soprattutto è un ottimo segnale il doppio assist di un calciatore che, più gli anni passano, più si conferma fondamentale, Callejon. E se il dodicesimo gol di Milik (diventano uno ogni 104 minuti in questa Serie A) conferma il valore del polacco dopo le sue due serate opache vissute a Milano, la rete più importante la sigla Insigne. Lorenzo non andava a segno su azione da ben dodici partite (era il due novembre). Il Napoli ha troppo bisogno del suo rendimento ad alti livelli, tantopiù se il partenopeo dovesse essere, con la partenza di Hamsik, ancora più responsabilizzato dall'assegnazione della fascia di capitano. Non resta che recuperare Mertens e si può essere ottimisti anche a tal riguardo.
Insomma, spiacerà sentirlo dire ai disfattisti, ma tutti i tifosi partenopei dovrebbero augurarsi di sentisi delusi per altre 100 stagioni come questa, sempre avendo 51 punti dopo 22 partite di campionato.