Si è congedato dal grande calcio così Giampiero Pazzini a 36 anni, affidandosi ad una lettera di addio sui social confidando una voglia pazza di non finirla mai:

“Ciao Calcio, sono passati più di 30 anni da quando ci siamo conosciuti. Ero un bambino la prima volta che ho stretto un pallone tra le mani e da allora è diventato per me come un ‘amico inseparabile’. Ero un ragazzino come tanti, con una vita davanti e mille sogni nel cassetto che sperava di diventare un giorno un calciatore di serie A. Guardavo i grandi campioni in tv e con loro sognavo la maglia azzurra della nazionale, la magia degli stadi pieni di tifosi e la Champions League; ma mai avrei pensato che un giorno tutto ciò diventasse realtà e che grazie a te potessi vivere così tante emozioni”. “Quel bambino – aggiunge nella lettera – pian piano si è fatto grande e grazie a te ha realizzato uno ad uno tutti i suoi sogni e sai cosa ti dico: ‘È stato tutto pure più bello di come me l’immaginavo!’ Adesso però siamo arrivati alla nostra resa dei conti ed è giunto il momento di lasciarti riposare, penso sia giusto così. Avrei potuto continuare per vivere ancora un po’ quelle sensazioni ed emozioni che solo tu sai darmi ,forse sì; il bambino che è in me avrebbe voluto continuare a farlo, ma l’uomo mi dice che è arrivato il momento di salutarci, anche perchè so già che tutto ciò mi mancherà anche tra 20, 30, 40 anni, perciò Grazie di tutto! È stato un viaggio PAZZesco!“

Carriera e goal
Attaccante d’area di rigore, rapido e letale un vero e proprio opportunista che raramente perdona le difese avversarie. Prima punta di movimento, votato al sacrificio per la squadra, giocando talvolta di sponda per i suoi compagni. Nonostante la sua statura non proprio da corazziere ha una buona elevazione, la così detta spizzata in gergo calcistico è uno dei suoi marchi di fabbrica. Caratteristica principale però è l’innato fiuto per il goal, con conseguente dito indice e medio davanti agli occhi in segno di esultanza e vittoria.
Entra nel grande calcio partendo da quella fucina di talenti rappresentata dalla primavera dell'Atalanta. Su di se attira subito le attenzioni della Fiorentina di Prandelli che lo schiera al fianco di Luca Toni: 25 reti in 4 anni. Poi arriva alla Sampdoria ed in coppia con Cassano riportano i blucerchiati in Champions League. Eliminati poi dai tedeschi del Werder Brema ai preliminari. Poco fortunata l’esperienza sotto la Madonnina con Interprima e Milan poi. Sopratutto con i rossoneri dopo una buona prima stagione, un brutto infortunio pregiudica la sua carriera e la permanenza nella città del Duomo.
Viene ceduto al Verona dove al secondo anno con 23 reti capocannoniere della serie cadetta, contribuisce al ritorno degli scaligeri nella massima serie. Poi una breve esperienza in Spagna con il Levante. Memorabile il goal del 2-2 pari sul finire del mach contro il Real Madrid di Ronaldo, dopo essere subentrato dalla panchina. Da ricordare anche la tripletta messa a segno con la maglia del Milan contro il Bologna, la fantastica rovesciata tra Fiorentina e Siena, la doppietta alla Roma che costò lo scudetto ai giallorossi e la conquista del Europa da parte dei Doriani o il goal in rimonta del Verona sulla Juventus. Ed è proprio in maglia gialloblù che Giampiero Pazzini conclude la sua avventura calcistica. Dopo aver militato in tutte le nazionali minori del nostro paese, con 25 presenze e 4 reti anche con la maggiore. L‘ultima quella realizzata contro la Slovenia che ci ha permesso di qualificarci per Euro 2012.

Ha appeso gli scarpini al chiodo un girovago del nostro calcio, che ha vestito diverse maglie senza mai cucirsele addosso, ma ha lasciato il segno… il segno del pazzo ovunque sia passato.