Da qualche giorno ho il "presentimento" che mi perseguita. E' questo il nome della vocina che mi sussurra nelle orecchie un’assurda quanto pazzesca previsione. Mi dice che, se volesse, il Napoli in questo calciomercato potrebbe acquistare un giocatore di caratura mondiale, il cui nome non oso ripetere per puro pudore. Mi parla di strani indizi che possono avere il valore di una prova; sussurra Ancelotti, cita Real Madrid, fa riferimento all’ultima finale di Champions e alle dichiarazioni che ha fatto il "non" suddetto giocatore. Io non le do soddisfazione, ma lei incalza, ricordandomi che in un passato lontano ha già dato prova di saper prevedere in anticipo cose che poi sono realmente accadute. Anche allora, nonostante fossi meno razionale di oggi, non le ho dato credito, ma mi sono dovuto ricredere.

La sua abilità premonitrice, fatta in condizioni prive di ogni fondamento, ha infatti preannunciato in debito anticipo la venuta nella squadra del Napoli di giocatori di livello mondiale come Ruud Krol, Savoldi, e, udite udite, addirittura del Pibe de Oro. Eventi questi che hanno fatto la storia del Napoli e che hanno fatto scalpore per l’enorme esborso che il loro ingaggio ha comportato all’epoca, creando un pubblico scalpore, vista la contraddizione che l’operazione rappresentava, in contrapposizione con la situazione socio economica in cui versava la città di Napoli, piena di problemi e di criticità. "Presentimento", ovvero la vocina, mi ha ricordato come alcune di tali operazioni si sono rese possibili anche con il contributo di forze economiche esterne al Napoli Calcio (vedi Banco di Napoli), le quali permisero ad un presidente coraggioso quanto tifoso di realizzare colpi insperati, e impossibili per le capacità economiche della società. Il presidente Ferlaino era cosciente che la piazza di Napoli aveva, già a quei tempi, un bacino di utenza e una potenzialità tale da potergli consentire di rischiare ingenti investimenti. I risultati gli hanno dato ragione, anche se poi una politica societaria più attenta sicuramente avrebbe potuto sortire ritorni economi più sostanziosi, sfruttando meglio l’immagine dei campioni assoldati.

"Lo so, le somme che circolano adesso sono di gran lunga diverse da quelle di allora; poi ci sono i procuratori che dettano legge e condizionano le scelte dei giocatori, ragionando solo in termini di denaro", mi sussurra la voce, ogni qualvolta cerco invano di distrarmi per non cadere nel tranello di alimentare con la mia attenzione la sua insistenza. "Ma anche altre cose sono cambiate; il calcio adesso è soprattutto business e per questo sono cresciuti gli impatti che sia la pubblicità che le televisioni hanno sui flussi economici attivi delle società calcistiche. Basta fare con loro un piano di sostentamento pluriennale delle spese che occorrono per fare operazioni anche di grandi investimenti". Mi rendo conto che questo ragionamento comincia ad avere presa sulla mia ragione. La mia razionalità vacilla di fronte alla seppure flebile possibilità che quanto detto dalla vocina si possa realmente realizzare se anche il nostro attuale presidente avesse una lungimiranza di più larghe vedute.

In effetti anche un investimento di 200 o 300 milioni di euro, spalmati su più anni, può essere sostenuto con mirate partnership commerciali e attraverso azioni di marketing tese a sfruttare al massimo l’immagine della persona, di cui continuo a non citare il nome. Suddetti ricavi darebbero spazi economici tali da consentire anche le enormi spese di ingaggio, cosi come insegnano altre realtà calcistiche che sono ai primi posti nelle classifiche di ricavi provenienti dal loro brand marketing. La mia mente comincia quindi ad esaltarsi, e la vocina, che adesso diventa più insistente, mi fa immaginare come la maglia numero 7 del Napoli, pregiandosi anche di un marchio che garantisce una royalty di enorme spessore economico, possa essere venduta in tutto il mondo. E poi il forte richiamo per tante altre importanti sponsorizzazioni, attratte anche dai successi sportivi che tale campione potrà garantire grazie ad un ritrovato stimolo e nuove motivazioni che solo Napoli potrà dare in sostituzione di dove è stato fino ad ora.

Ormai mi sono quasi fatto capace che la cosa potrebbe avere un fondamento di possibilità. Sono adesso io che voglio approfondire la questione, ma la vocina non c’è più. E’ andata via lasciandomi nella testa questo tarlo di speranza che mi assilla e mi fa già sognare gli effetti che il tutto avrebbe sul popolo azzurro. Mi giro intorno per ritrovarla (come se una vocina avesse un’immagine); ritrovo invece nel mio intorno solo l’immagine della radiosveglia che indica il numero 7, e sento mia moglie che russa, ancora preda di un sonno profondo. Ancora deluso, quanto mortificato con me stesso per aver dato credito ad un seppure piacevole sogno, mi lavo e dopo la solita colazione fugace mi vesto e vado a lavorare. In macchina ascolto come sempre la radio; mi aiuta a svegliarmi definitivamente, e ad affrontare la giornata con una predisposizione più serena. Oggi poi mi deve anche aiutare ad allontanarmi definitivamente dai pensieri notturni, e dalle masturbazioni mentali che ha alimentato. Sono finalmente ritornato a una realtà meno eccitante, ma è la mia, ed è quella di tanti tifosi azzurri che ripongono nella propria squadra speranze e attese anche per riequilibrare aspetti meno sfortunati che la sorte ha serbato per loro. Tutto ok, fin quando la radio lascia spazio a un terzo incomodo che mi sussurra: "Ehi allora riprendiamo il discorso, mi devi aiutare ad approfondirlo perché ho altri clienti, più duri di comprendonio di te, a cui devo sussurrare il progetto affinchè lo possa realizzare...”. Buona giornata comunque!

Mimmo Cipolletta​