Le vie del centro di molte città sono perlopiù deserte, e i negozi si dividono tra boutique da pochi pezzi da migliaia di euro ed empori cinesi da migliaia di pezzi a pochi euro. Le commesse ti guardano di traverso in tutti e due i casi, e ti trattano come se ti fanno un favore anche solo a servirti. Le strade di giorno sono frequentate perlopiù da salutisti che fanno running o che vanno in bici, dalla sera fino alla mattina dopo diventano terreno per spacciatori che sfruttano gli anfratti secolari per nascondere gioie sintetiche per ragazzi in cerca di emozioni tarocche. Oggigiorno la gente predilige passeggiare tra i corridoi sempre lucidi dei centri commerciali, protetti da un tetto di travi di metallo, anziché avventurarsi sotto cieli incerti dei pavé malfermi dei centri storici, dove anche solo servirti di un bagno ti costa una colazione completa al bar. Perfino le comitive di ragazzini preferiscono le panche pulite tra una vetrina e l’altra, piuttosto che le panchine sporche e arrugginite all’aperto, dove la vita di generazioni passate di giovani è incisa su ogni centimetro di spazio. Oggi si chiamano tag e si lasciano sui social, panchine e muretti sono roba da gang.

Il centro commerciale è sempre aperto, offre molti servizi e risolve anche i problemi dell’ultimo minuto. Metti che si presentano a pranzo i tuoi suoceri la domenica a sorpresa, allora puoi sempre andare al supermercato e tornare quando sono andati via, dicendo che sei stato trattenuto da centinaia di persone in coda alla cassa. E magari ti guardi anche una partita al maxi schermo con una birra in mano.

Al centro commerciale ci vanno proprio tutti, anche i vip. E nei giorni infrasettimanali puoi incontrare anche personaggi famosi dello sport, soprattutto calciatori. Da primavera poi, ci trovi anche i bianconeri. È così che un mercoledì senza coppe mi sono recato al centro commerciale con la mia famiglia. Arrivato all’ingresso, ho notato subito un corteo sterminato di auto: credevo si trattasse di Trump ma l’atteggiamento tamarro della carovana ha escluso qualsiasi protocollo presidenziale. Era Icardi con la sua famiglia. Insieme all’argentino baby-sitter, dog-sitter, avvocati, ragionieri, bodyguard, facchini, massaggiatrice delle chiappe di Wanda, fisioterapista del ginocchio volubile di Maurito e soprattutto una cinquantina di addetti allo staff social.

Quel giorno, al centro commerciale, metà delle persone faceva parte del codazzo dell’ex bomber. E fin qui nulla di male se non fosse che un bisogno incombente mi ha costretto a fare i conti con il seguito del giocatore neroazzurro, che mi ha preceduto di alcuni secondi ai servizi igienici. Quasi me la facevo sotto in attesa che Wanda prima e poi tutti gli uomini della ciurma facessero i loro bisogni. E mia moglie ha dovuto aspettare anche di più per Icardi e tutte le donne. Mio figlio invece, non potendo garantire la resistenza degli adulti, l’ha fatta lì vicino su una Bentley rosa shocking targata MI9-6-1-71, gentile omaggio degli ultrà interisti.

Soddisfatti e alquanto alleggeriti ci siamo recarti al supermercato. Per la gioia del bambino siamo partiti dal reparto giocattoli e allo stand prima infanzia un ragazzone di nome Kean provava un improbabile scambio con un peluche di pezza, fino a quando un addetto al reparto lo ha rimproverato: “non sei un po’ grandicello per giocare qui?”. Il calciatore, per tutta risposta, confessava che Allegri gli ha vietato di giocare con i grandi fino ai 30 anni. Davanti agli scaffali dei giochi di società un certo Pippo provava la nuova versione di Scotland Yard, dal titolo “caccia alla plusvalenza sospetta”; Chiesa si esercitava con “Caduta libera”, Cassano imparava a pronunciare le prima parole di italiano con “Clementoni” e Leonardo rubava i soldi dal Monopoly.

Al reparto scuola Spalletti cercava tra i vari Platone, Aristotele, Freud, Nietzsche, Kant ecc. dove fosse la sua biografia, mentre Marotta gli consigliava vivamente di leggere “Via col vento”. De Sciglio sfruttava un angolo allestito a mo’ di classe per dare lezione a Cancelo e Alex Sandro invitandoli a prendere visione del memorandum dal titolo “il terzino secondo Allegri”. All’interno del promemoria pochi i punti fondamentali: “non accelerare, non dribblare, non crossare, fai esclusivamente il compitino e avrai la maglia da titolare!”.

Al settore elettrodomestici, un cartello su alcune lavatrici di classe A recitava: “con il ricavato contribuisci all’ambiente”. Un altro apposto su macchine più economiche diceva: “con il ricavato contribuisci all’ambiente neroazzurro, e forse anche all’ingaggio di Conte”.

Allegri dava un’occhiata all’esposizione dei prodotti per la casa, nel carrello 90 kg di manzo e 90 scatolette di Manzotin. Un commesso con la targhetta Adani gli proponeva alcune offerte: l’anticalcare Calgon, l’anticalcio Vileda, i detergenti Ajax e la colla Super Attak. Il tecnico bianconero, piuttosto contrariato, rispondeva che il problema di oggi sono i commessi teorici quando lui predilige soluzioni pratiche acqua e sapone.

Dopo aver assistito alla bella Diletta che tra gli scaffali del “fai da te” pubblicizzava una nuova sega, mi sono appartato da solo al reparto camping. A mia moglie che mi cercava al telefono ho detto che ero stato collegato un paio di minuti sulla piattaforma di “YOU DAZN”. Nello stesso reparto una nuova linea di articoli proponeva ai tifosi juventini la coperta “scalda sonno” da usare allo Stadium e un cestino per i pic-nic per le gite fuori porta. Al settore hobby, Allegri ordinava per la sua collezione lo scudetto per la prossima stagione e l’addetto gli aggiungeva in omaggio anche la raccolta dell’uscita dalla Champions primavera 2020.  La linea mare per la prossima estate proponeva ombrelloni neroazzurri per celebrare l’ennesimo campionato che verrà, da riciclare eventualmente come parafulmini per le critiche che puntualmente pioveranno in autunno-inverno.

All’enoteca Nainggolan si rendeva protagonista di una lodevole iniziativa, girando uno spot dal titolo “bere è da stupidi”. Terminate le riprese, il giocatore ha svestito la divisa ufficiale dell’Inter e si è concesso ai numerosissimi fan per firmare autografi, con una birra in mano e la maglia che recitava “I’m stupid”. Tra i sostenitori anche un giocatore dalla Juve, con la maglia “CaCeres c’è”.

Finiti gli acquisti, mi sono recato verso l’uscita. Arrivati nei pressi delle casse, Ronaldo e Georgina erano in fila con il carrello della spesa. Un’avvenente cassiera si lanciava in sguardi interessati al campione portoghese, slacciandosi maliziosamente i primi bottoni della camicetta. Il bomber rispondeva mostrando la tutta sua virilità: l’addome scolpito. Il flirt animalesco proseguiva sfacciato e diventava sempre più esplicito. Ad un certo punto Ronaldo, con la scusa di aver dimenticato un paio di perizoma maculati, mandava la bella Georgina allo stand “intimo uomo e sue variabili”, con l’intenzione di approcciare indisturbato con la cassiera. Appena soli, i due hanno fissato un appuntamento scambiandosi i numeri di telefono, dei rispettivi legali.

Avviato all’uscita, la mia auto era sommersa da decine di persone nel parcheggio. Facendomi spazio a fatica - fra addetti indaffarati e curiosi alquanto allupati - scorgo Wanda e Icardi che si facevano fotografare nudi mentre si strusciavano sul cofano della mia auto. Mia moglie chiedeva ai due di smettere, io di continuare a lucidare anche il resto della macchina. Finito l’album social, Icardi si è rivestito e Wanda chiedeva al marito di continuare con la Lamborghini parcheggiata poco più avanti, perché attratta follemente da quello stemma a forma di toro. Nel frattempo che Maurito firmava autografi la Lamborghini si allontanava furtivamente. A chi l’argentino chiedeva dove fosse sua moglie si vedeva rispondere in maniera vaga ed elusiva. A mettere il cuore in pace dell’ex bomber ci ha pensato mio figlio: mentre ci allontanavamo dal parcheggio ha fatto il gesto delle corna dal lunotto posteriore. Ma forse Icardi ha pensato che mio figlio si riferisse alla Lamborghini..