L'esperienza internazionale e la caratura ad alti livelli non sono un optional e non si acquistano da un giorno all'altro. Klopp ha entrambe e lo si è visto mercoledì sera. Il tecnico dei Reds ha non solo impostato il match alla grande, prevedendo una per una le mosse di Pioli, ma ha perseverato nella propria tattica anche dopo essere passato in svantaggio e in questo va individuato il segreto della vittoria inglese. Di contro nel secondo tempo, dopo essere passato in vantaggio, Pioli ha riproposto le scelte tattiche e di formazione della prima fase ed è lì che ha perso il confronto. Anche sul punteggio di 1-2, Klopp ha continuato a leggere la partita al di là del risultato, mentre Pioli leggeva solo il risultato, dando per scontato che fosse tutto farina del sacco rossonero. In campionato, perfino contro allenatori di vaglia come Sarri, può arrivare il perdono divino se si cade in simili qui pro quo, ma in Champions no. E chiariamo che non è una vergogna essere stati meno bravi di Klopp, come per un tennista non è una vergogna perdere contro Djokovic o Medvedev. E' la legge dello sport, specie considerando che l'unica esperienza di Pioli in Champions risale al 2013, in un preliminare sulla panchina della Lazio, peraltro perso. Però è un fatto che non va trascurato, magari per evitare di credere di aver perso sulle sponde del Mersey solo per un cinico scherzo della sorte. Non è stato così, perché l'esito del match ha cause ben precise che hanno poco da spartire con la dea bendata.

Con arte e maestria, Klopp ha spezzato in due lo schieramento rossonero, perché c'erano sempre almeno 5 maglie rosse oltre la linea di metà campo a fare un pressing alto autentico, di sostanza e non formale, come accade invece quando si vuole solo ritardare l'inizio dell'azione avversaria. Il gioco del Milan era soffocato alla fonte, ma se qualcuno azzardava il lancio lungo, c'era un'efficace linea difensiva avversaria che seguiva l'avanzata delle 3 punte rossonere. Diaz giocava molto avanzato e molto vicino a Rebic, prima punta per il forfait di Ibra e Giroud. Leao, invece, faceva l'ala sinistra, ma con il compito di ripiegare in copertura come un esterno di centrocampo (in uno schieramento a 3 punte, almeno una delle 3 deve svolgere compiti di copertura oppure tutti e 3 devono farlo a turno). E questo assetto offensivo rossonero ci poteva stare e ci stava a tutti gli effetti, considerando quello che poi si è verificato alla fine della prima fase, ma a patto che agli attaccanti arrivassero palloni, anche sporchi, da giocare. Il fatto è che Klopp, dopo aver studiato a fondo gli avversari, aveva indovinato quali soluzioni avrebbe adottato il collega e ne aveva anticipato le mosse con sagace perfezione. Fortuna? Vista la carriera del tecnico tedesco, direi esperienza e bravura rodate da anni di Champions ad altissimo livello.

Saelemaekers ha provato a presidiare la fascia destra della difesa, avanzando e accentrandosi se non vi erano pericoli sulla fascia, ma il movimento degli avversari lo ha messo a durissima prova e non ci ha preso al 100%. Se ha visto le streghe, tuttavia, non è stato per demeriti di suoi o di Pioli, ma per merito dei movimenti che Klopp ha chiesto ai Reds, specie all'indiavolato Diogo Jota. Nei primi 25 minuti, il Liverpool ha avuto 6 occasioni da rete, gol e rigore parato da Maignan compresi, anche se ha segnato per una deviazione di Tomori su tiro di Arnold. 

Trascorsi i fatidici 25 minuti, ci si stupiva che il Milan fosse sotto solo di un gol e che i Reds non avessero messo in rotta la legione milanista, avventuratasi con poca prudenza nelle lande della Britannia. Il Milan, tuttavia, non aveva tenuto botta a caso, perché dietro aveva una linea gagliarda di triarii, quei legionari anziani che si schieravano alle spalle di tutti, pronti a coprire la ritirata dei camerati più giovani. Maignan non si era limitato a parare un calcio di rigore, ma aveva avuto una reattività impressionante per scattare in piedi, ritrovare la coordinazione e intercettare il tap-in successivo. Tomori era stato sfortunato nel caso della rete di Arnold, ma con Kjaer è stato, in generale, il fautore della resistenza a oltranza, a forza di scivolate, spallate, riffa e raffa.

Col passare dei minuti, il rigore sbagliato faceva sentire i suoi effetti psicologici sul Liverpool, la cui azione perdeva mordente. L'intensità del pressing alto scemava, per cui la palla arrivava alle 3 punte davanti, con Leao che prendeva ad accentrarsi da centravanti di manovra e Rebic che si allargava nel proprio ruolo naturale di seconda punta esterna. Diaz, fin lì sempre molto vicino a Rebic e all'area di rigore. si appollaiava come un falco in attesa dell'occasione buona. Il risultato era che Rebic pareggiava con un tocco in area da sinistra su assist di Leao dal centro. Poi, dalla stessa posizione, il croato, innescava il batti e ribatti che Diaz, da autentico falchetto d'area, infilava in rete con un tap-in affatto scontato.

E' nell'intervallo che Jurgen Klopp ha chiuso il match contro Stefano Pioli. Come già scritto, il tecnico dei Reds ha capito che lo svantaggio era maturato quando i suoi avevano rallentato il pressing alto, per cui era in quello che bisognava insistere. Pioli, d'altro canto, si illudeva che i gol fossero un segno che Eupalla stava premiando la sua gestione della partita, per cui insisteva con gli stessi uomini e la stessa tattica. Una rete annulata al Milan per fuorigioco di Hernandez illudeva i rossoneri, che poi non vedevano più la sfera fino ai goal di Salah e Henderson.

Dopo il nuovo ribaltone, Pioli gettava nella mischia Daniel Maldini, per il suo battesimo in Champions nel sacro recinto del tempio di Anfield. Il tecnico, comprensibilmente forse, aveva ormai perso lucidità a causa del terribile destro-sinistro con cui i Reds erano andati sul 3-2. Faceva sì uscire un Rebic stremato, ma sistemava Maldini III in attacco come seconda punta accanto al fresco entrato Giroud. Diaz veniva arretrato in una posizione da centrocampista nella quale, circondato da una gabbia che arrivava anche a 7 uomini, diventava innocuo. Lo si vedeva agitarsi tantissimo e lodevolmente, ma se riguardate il match, vedrete che non è mai riuscito ad arrivare (né a far arrivare nulla) neppure ai confini dell'area. La solfa del lavoro oscuro ecc., alla lunga, non porta da nessuna parte, in quanto serve solo a lodare l'impegno, ma per vincere occorrono anche efficacia ed efficienza. Maldini, del resto, dalla falcata lunga e dalla gamba solida, non era reattivo quanto Diaz in area, ma avrebbe potuto dare il suo contributo nella bagarre del centrocampo. E proprio perché meno reattivo di Diaz, arrivava tardi sull'unica palla gol del Milan, spizzata di testa da Kjaer in uno degli spiragli di nessuno. Forse sarebbe stato più utile del compagno Diaz nel tiro da fuori, quando sull'ultimo angolo la palla rotolava fuori dell'area di rigore. 

Lasciamo perdere le dichiarazioni finali di Pioli, secondo cui le sconfitte come quella di mercoledì aiutano a crescere, perché le sconfitte non fanno crescere un sacro niente e sono invece le vittorie o i bei pareggi a farlo. Il tecnico, che solo pochi giorni fa aveva fatto bella figura contro Sarri, deve soltanto ammettere di aver trovato un tecnico il cui livello è ancora troppo alto per lui. Almeno ieri, Klopp ha capito tutto, a differenza del tecnico rossonero. Pioli si è adagiato sul vantaggio, quando avrebbe dovuto scegliere se proteggere la difesa a oltranza con un muro di uomini, magari facendo entrare prima Tonali, oppure se alzare la squadra in un muro contro muro per rispondere al pressing alto del Liverpool. In tal senso vanno lette le dichiarazioni di Antonio Conte, il quale ha fatto notare che bisognava osare qualcosa di più per colpire i Reds dietro, dove sarebbero stati più vulnerabili. In campionato, con ogni probabilità, Pioli non avrebbe pagato dazio, ma nella Champions, che conosce molto meno di Klopp, si balla con altre orchestre e a ritmi diversi.

Alcune singole scelte erano potenzialmente buone, come il Saelemaekers in copertura e le 3 punte, ma una volta che Klopp aveva scollegato i reparti rossoneri, occorreva ricucire il tutto, non attendere che la partita terminasse.

Volendo trovare un motivo di consolazione, si può dire che la formidabile linea di triarii rossoneri, formata dai centrali di difesa e da Maignan, ha salvato la faccia del Milan, facendo in modo che riuscisse a retrocedere in buon ordine, sconfitto sì, ma con il potenziale bellico e l'onore intatti. Pioli deve stare attento, però, perché non può chiedere a quei 3 un simile rendimento in tutti gli impegni di Champions.

Non è una colpa, comunque, essere stati meno bravi di Klopp ma è un fatto che non si può ignorare e, se Pioli ne terrà conto, riprenderà a fare risultati già da Milan-Atletico. E' semplice, non deve dimenticare che si sta scontrando contro tecnici di caratura altissima e, per giunta, nel loro habitat naturale.