Dalla salvezza al sogno Europa, da matricola a squadra in grado di battere la Juve, da spacciata ad ammirata.
Verona è una realtà che in poco meno di un anno ha dato esempio di gestione. Juric è stato il Re Mida degli scaligeri. Un tecnico in grado di prendere in mano una rosa con tanti esordienti o semi sconosciuti e plasmarla in una squadra che ha dato filo da torcere a tutti e in un gruppo di calciatori cercati in Italia e all’estero. Un piccolo capolavoro, plasmato da Setti e dalle intuizioni incredibili di Tony D’Amico. L’uomo di mercato degli scaligeri ha pescato le pedine giuste, le ha riscattate grazie agli sforzi del club e le ha già vendute con profitto grazie al lavoro di Juric. Una macchina perfetta, trainata da un pubblico a volte chiacchierato per alcune posizioni estreme ma sempre presente a sostenere i propri beniamini. I numeri sono chiari, e premiano un club che potrebbe essere d’esempio a società più blasonate.
Partiamo dalla campagna acquisti della passata estate.
D’Amico oltre a tanti prestiti interessanti come Tutino, Stepinski, Pessina, e Verre, preleva Amrabat, Rrahmani, Faraoni, Lazovic e Dawidowocz, completando la rosa con giocatori in cerca di riscatto. Arrivano Di Carmine, Veloso, Badu e Bocchetti, oltre al giovane Salcedo, promessa dell’Inter. Juric si presenta in ritiro con una rosa praticamente nuova, senza grandi nomi, con un reparto offensivo senza grossi bombardieri e tante incognite. Il mese di agosto è infuocato. La stampa ha dubbi sull’operato di Setti, e anche quella locale muove delle critiche alla società gialloblù, sempre convinta però delle proprie scelte. Juric china il capo e lavora, sceglie i suoi uomini e al giro di boa del campionato chiude al nono posto, davanti a Milan e Napoli e a soli 3 punti dalla zona Europa. Un capolavoro, considerando che la spesa al termine del calciomercato era sotto i 10 milioni di euro.
A quel punto però rientra in gioco Tony D’Amico e compie l’ennesimo miracolo. Il direttore riscatta per circa due milioni Rrahmani e lo rivende al Napoli per 14 tenendolo ancora in rosa, e con 3 milioni e mezzo strappa Amrabat al Club Bruges, scatenando un’asta che si aggiudica la Fiorentina, pronta a versare circa 15 milioni di euro agli scaligeri. Un giro di soldi nato dall’intuito e dal tempismo, che gonfia le casse del club ma non priva Juric di giocatori almeno fino alla fine del torneo. Al netto dei movimenti fatti fino ad ora, il Verona in meno di un anno ha speso circa 20 milioni di euro ricavandone quasi 33 (fonti trasfermarkt), e in tutto questo giro si ritrova ad un passo dall’Europa dopo l’impresa con la Juve e tante prestazioni da applausi.
Il capolavoro di Setti, D’Amico e Juric però non finisce qui. Il tecnico, che intanto ha diverse richieste, ha buttato nella mischia Kumbulla, giovane di belle speranze della primavera ma senza esperienza. Il risultato è un’asta europea su un calciatore che porterà almeno altri 20 milioni al Verona fra qualche mese. Oltre a lui alcuni club si muovono su Lazovic, preso a scadenza e autore di una bella stagione e su Faraoni, che piace alla Lazio ed era stato prelevato per 300 mila euro. A conti fatti i gialloblù potrebbero chiudere la missione impossibile con una salvezza meritata, il sogno dell’Europa e un bilancio da fare invidia a tanti club più blasonati che da anni galleggiano con pochi soldi e ancor meno soddisfazioni sul campo. 
Un dubbio però resta. Con tutte queste cessioni da chi ripartirà il Verona? Il primo obiettivo è trattenere Juric, che vorrebbe ancora Lazovic, il condottiero Veloso, Borini, Silvestri e magari Pessina, che l’Atalanta potrebbe lasciare un altro anno in una realtà che valorizza i calciatori.
Il resto sarebbe da rifondare, ma dopo il miracolo svolto in questa stagione siamo certi che a Verona non avranno difficoltà a confermarsi e a ripartire con i conti apposto, tanto intuito e la voglia di scoprire nuovi talenti.