Verità e felicità, due parole con significati diversi, ma accomunate spesso da percezioni e fatti comuni.

Quando si parla di felicità ci sono molte opinioni contrastanti. C'è chi la trova nella vittoria della propria squadra o chi invece si accontenta delle piccole cose, quei movimenti ripetuti che condensano in modo prettamente emotivo la giornata di ciascuna persona. Eppure, la vera felicità e il lume dell'onestà si trovano negli occhi di un bambino. Il sorriso di un ragazzino che prova piacere a parlare con te, i consigli che ti senti di dare e le risate che puoi fare in un caldo pomeriggio in riva al mare fra musica e divertimenti vari sono gli ingredienti perfetti per poter preparare il tanto desiderato piatto della felicità. Ma è proprio la felicità che va di pari passo con la verità.

Un po' come è capitato al sottoscritto questa estate. Rilassato sotto l'ombrellone del mio stabilimento balneare noto giocare un gruppo di bambini; mi avvicino e tra tutti scorgo un ragazzino che più tardi mi dice frequentare la 5 elementare e subito inizia a parlare con me. Il suo sport preferito, come la maggior parte dei ragazzi, è il calcio, passione che coltiva sin da piccolino. Mi racconta che giocava in una squadra, ma ad un certo punto l'argomento calcio presentava nel suo cuore anche una sorte di malessere, dovuta all'improvvisa scomparsa di un compagno di squadra per una malattia incurabile. Per questo motivo mi confessa di aver abbandonato questo sport anche se la voglia di ripartire era ancora tanta. In questo istante cominci a capire il vero significato della vita e ciò che un bambino prova in quei momenti terribili, tra storie surreali e oscure verità. Neanche a farlo apposta, la squadra del suo cuore era la Fiorentina, club allenato da quel grande umanologo chiamato Stefano Pioli, che si trova a fare a meno del suo capitano, Davide Astori.

Mi sento solo di dargli un consiglio, non tanto da amico ma da fratello maggiore pertanto pronuncio la seguente frase: "Ricomincia a giocare a calcio, non solo per te, ma soprattutto per lui. Non sentirti mai solo perchè fino a che c'è il ricordo una persona non scompare mai del tutto e ricorda che ognuno di noi vive nella mente di chi ci ha voluto bene". Parole particolari, ma sicuramente dense di significato.

Sarà stato per certi versi il comportamento di Stefano Pioli nei confronti dei suoi calciatori in quel triste 4 marzo 2018 passato alla storia come la notte del pianto di stelle. Deve essere un dolore tremendo perdere un proprio compagno di squadra e togliersi dalla testa i momenti passati insieme, le vittorie e le sconfitte. Non è facile trovare le parole giuste per ragazzi maturi che hanno compiuto più di 30 anni, figuriamoci per bambini che devono ancora finire la scuola dell'obbligo. Ed è proprio qui, che in un mare dove le vere onde sono rappresentate da tumulti e ricordi malinconici, è importante trovare la verità e avere la forza di andare avanti, nel bene e nel male. Un po' come affermavano seppur in modo diverso due dei più grandi autori della letteratura italiana, Pirandello e Pascoli. L'autore di Girgenti riteneva la verità un vero e proprio cubo di Rubik perchè a suo avviso non esisteva una sola verità, ma tante verità. Diverso invece il sentimento veritiero e malinconico di Pascoli, approfondito nella poesia intitolata "L'assiuolo", dove il canto notturno di questo rapace rievoca il sentimento vero della solitudine e dell'abbandono; quella verità che si nota negli occhi di un bambino, che si rende conto di aver perso qualcosa di caro, un amico. E allora subentra la riflessione, perchè quella non deve mancare mai. In un mondo dove i veri protagonisti sono il denaro e la voglia di farsi pubblicità, ecco che i volti della felicità e della verità sono racchiusi nel sorriso di un bambino che ti viene incontro perchè sa che gli hai trasmesso qualcosa. Quella verità e quell'onestà cercata dai ragazzi di Pioli che con tutte le difficoltà sulle spalle sono riusciti a venirne fuori e a far ripartire in positivo la stagione viola. Gli incontri con i bambini possono aiutarti a crescere perchè come canta Fabrizio Moro insieme ad Ultimo "è eterno il sorriso ingenuo di un bambino". La verità non sta quindi nei grandi affari economici che hanno portato Cristiano Ronaldo alla Juventus, ma negli occhi di un bambino che sa di aver perso qualcosa di caro, ma allo stesso tempo è felice di avere il riflesso dei tuoi occhi nei suoi.