Non capita spesso di chiedersi quale sia il senso di quello che facciamo, anche poiché non è per nulla semplice giungere ad una risposta concreta. Generalmente ci accontentiamo di sapere che quello che stiamo facendo è una forma di “bene”, che servirà a compiere qualcos'altro, ma questa eterna catena di eventi che si assecondano, in realtà dove si compie?
Difficile comprenderlo, anzi credo sia proprio impossibile dare una definizione a questo processo infinito, il quale spinge l’essere umano verso un progresso che sostanzialmente gli chiede sempre di più, come fosse una spirale senza fine.
Tutto si evolve nel corso del tempo, anche il calcio è cambiato con gli attori che ne fanno parte e le loro preferenze, le quali si presentano ogni giorno diverse dal precedente, come se il sistema non fosse mai felice di ciò che esso stesso richiede. Ieri volevamo la concretezza, vincere le partite seppur giocando peggio dei nostri avversari, perché in fondo a chi importa del match, a posteriori conta solo il risultato; poi un bel giorno qualcuno si sveglia con la brillante idea che questo approccio risultatista non funziona più, serve il bel gioco sul campo e quindi giunge irrimediabilmente il momento di cambiare tutto.
Qualche sconfitta dopo, però, gli stessi che avevano creduto che i tempi fossero maturi, fanno un passo indietro, ricercando nuovamente lo stesso atteggiamento speculativo che avevano tanto voluto cambiare, e così via, in una spirale di opinioni contrastanti.
Quindi secondo questo ragionamento non esiste stabilità nel calcio, se non per periodi brevi, che forse attraversano l’arco di una stagione, senza nemmeno riuscire a perdurare per più di qualche mese. Eppure la Juventus ha vinto 9 scudetti consecutivi, com’è possibile un fenomeno così antitetico alla volatilità delle certezze nel mondo del pallone?

Esistono mille motivi per cui i bianconeri hanno dominato per quasi un decennio, ma non è di questo che voglio discutere in questa sede, semplicemente si invitano i lettori a riflettere sul fatto che prima di muovere delle critiche verso questa eccellente società, bisognerebbe comprenderne meglio le scelte. Ma se non sono nemmeno 9 scudetti di fila a lasciare la gente senza fiato e con la bocca aperta, allora cosa rende tanto speciale questo gioco, cosa lo avvalora così incredibilmente rispetto al resto di ciò che ci circonda?
La risposta sta nel gesto tecnico: la giocata di classe, il colpo del fuoriclasse, quello che fa alzare dalla sedia chiunque, tifosi e non, e strappa applausi quasi fosse una specie di automatismo.
Nella giocata c’è tutto, fantasia, coraggio, tecnica e concretezza, ed è proprio questo che accende la passione per il calcio, a prescindere dal risultato, dai trofei e dalle coppe che si possono vincere o perdere, aspetto che dovrebbe interessare maggiormente a chi si occupa di far quadrare i conti in termini finanziari.
Quando si realizza un’opera d’arte come quella dipinta ieri sera nel derby di Londra tra Arsenal e Tottenham, da parte del “Coco” Eric Lamela, il calcio si compie nel suo significato più elevato, diventa fonte di ispirazione, diventa magia pura.

L’argentino ex Roma non è nuovo a questa giocata comunemente conosciuta come rabona, dato che ne aveva dato un assaggio anche in Europa League nel match stravinto dai suoi contro l’Asteras qualche anno fa. In quell’occasione colpì il pallone di prima, sorprendendo il portiere che sinceramente potremmo definire un privilegiato, dato che ha partecipato immobile al compimento di uno dei momenti più straordinari della sua carriera.
Questa volta, il calciatore albiceleste ha colpito con una rabona rasoterra dalla straordinaria eleganza, tanto magnifica quanto concreta, poiché il pallone si è insaccato all’angolino, lì dove l’incolpevole Leno non poteva farci nulla. Alla fine il suo numero di magia non è però servito ai fini del risultato, con il match che è terminato 2 a 1 per l’Arsenal, e con il Tottenham che peraltro ha dovuto rinunciare all’autore del goal del vantaggio, espulso nel finale di gara.
E adesso non mi resta che chiudere con una domanda sincera: qual è la vera essenza del calcio? 
Per alcuni, anzi la maggior parte, sarà indubbiamente la vittoria, ma cosa sarebbe questo sport senza la geniale follia di ragazzi come el Coco?
Sarebbe un po’ come una vita incompiuta, ricca di successi ai quali però non riusciremmo ad attribuire alcun significato...