Il concetto dello stato di "flow" (stato di flusso) fu razionalizzato nel 1975 da uno psicologo americano di origine ungherese di nome Mihaly e dal cognome impronunciabile che scrivo comunque per chi volesse approfondire: Csikszentmihaly. Ho trovato questa definizione di flusso in psicologia" uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa concentrata e coinvolta in un'attività e la mente e il corpo sono in perfetta simbiosi. In questo stato tutto scorre (il flusso) e si è  perfettamente in armonia e controllo del proprio compito con massima gratificazione e positività".
Questa situazione nello sport va sotto il nome di "trance agonistica". In questa situazione si perde la cognizione del tempo e dello spazio, una situazione che nella neuropsicologia  scientifica si chiama di "ipofrontalità transitoria" situata nel cervello a livello della corteccia prefontrale. Questa situazione è alla base delle grandi imprese sportive e in particolare delle clamorose rimonte.
La "classica remuntada" quasi entrata nello spirito del Camp Neu nel famoso 6 a 1 del Barca al PSg nel 2017, ribaltando in pochi minuti una situazione partita da uno 0 a 4. E sfortunatamente noi milanisti ricordiamo la rimonta del Liverpool a Istanbul da uno a 0 a 3 a un 3 a 3 in soli 6 minuti.
Le imprese di rimonta sono prevalentemente imprese singole che si trasmettono però magicamente anche ad un collettivo sportivo. Tutti abbiamo ancora negli occhi la volata di Jacobs nei 100 metri nelle olimpiadi di Tokyo. Parte così così Lemont e partire male nei 100 metri non è proprio il massimo.
Ma ad un certo punto egli entra in "flow", il tempo e lo spazio cessano di esistere. Non contano i secondi e il terreno vola metafisicamente sotto i piedi mulinanti. Si produce uno stato come quello descritto. Jacobs recupera inesorabilmente e vince inaspettatamente sotto gli occhi meravigliati ed entusiasti dei milioni di italiani che lo ammirano. Non rimane un volo isolato come quelli di Mennea e di Berruti, ma lo stato di grazia lo subisce il team anche esternamente con la impresa di Tamberi, quasi in concomitanza. Si trasmette alla staffetta 4 x100. Anche qui si parte male, Jacobs poi non è nemmeno l'ultimo frazionista. Contagiati dalla trance agonistica di Jacobs che fa ancora una frazione spettacolare, Patta e Desalu entrano in flow pure loro e permettono di tenere e di permettere a Tortu, pure in svantaggio, di chiudere con un prezioso centesimo di secondo in meno.

Nel calcio le rimonte spesso avvengono velocissime in stato di flow. Epica la conclusione della Champions '99. Il Bayern vince fino al 90'. Coppa decisa. In men che non si dica i tedeschi subiscono dal Manchester United il pareggio e con il meccanismo psicologico che sta alla base del flow prendono subito il secondo gol. Ricordo ancora oggi le facce dei giocatori tedeschi: incredulità, sbalordimento. Per gli inglesi tempo e spazio annullati. Impresa impossibile compiuta.
Nel caso del calcio il flow annulla la percezione del tempo. Chi può pensare di annullare non solo uno svantaggio ma di vincere in un minuto o poco più, al massimo pensi di giocarti i supplementari. Si annulla lo spazio quello degli avversari e anche il nostro, perché tutto riesce perfettamente e senza alcuna opposizione o inciampo  e il gioco è fatto. Lo stato di flow si verifica solo con due presupposti concomitanti e sono fondamentalmente due percezioni. La prima è la percezione della sfida e la seconda è la percezione delle proprie capacità e abilità. Le percezioni non coincidono con i reali valori. Una sfida può essere facile, ma interpretata come difficile e le percezioni di capacità superiori possono portare a prestazioni oltre i propri limiti. Devono essere entrambe altissime. E' come il caldo percepito, non è quello reale ma quello dato dalla combinazione con l'umidità. E se ne faccio una trasposizione calcistica questo innalzamento di valori e di umidità provengono a volte da un giocatore che si innesca ed entra in flow contagiandone altri se non tutta la squadra, ma forse più anche dal coach.

Tipiche le rimonte nei secondi tempi dopo che il coach ha detto qualcosa nello spogliatoio. E anche l'atteggiamento e la postura e la gestualità del coach oggi sono importantissime a bordo campo. Diciamo, secondo le mie convinzioni un 40/60. 40 il giocatore e 60 il coach. Nel secondo tempo della disastrosa semifinale con l'Inter Tonali è andato in flow ma non ha contagiato il resto della squadra. Ho visto infatti  in Pioli tante posture di rassegnazione e quasi di impotenza. Poi se sbagli i cambi dai ancora di più segnali negativi anche se in campo hai uno in flow. Tonali da solo, come si dice, si prende la squadra sulle spalle, difende, attacca e tira pure. Il leader.
Ci sono allenatori maestri nel cercare il flow e la ricerca di uno stato mentale costante e' diventata fondamentale, altrimenti non si spiegherebbe la recente figura professionale dei mental coaches, che devono portare ai massimi valori queste percezioni. Una squadra che subisce un flow avversario modifica le sue percezioni. Rimane infatti altissima la percezione della sfida ma si abbassa molto quella delle proprie capacità. Entra l'errore, la paura. E, al contrario di chi è in flow è altissima la percezione del tempo mancante e degli spazi su cui si viene travolti. Sempre restando nel gioco della percezioni è tipica la combinazione di chi ha altissima la percezione delle capacità e scende in campo con scarsa percezione di sfida.

Molte partite perse contro le piccole hanno questo stato mentale, difficilissimo da recuperare in corso di partita. Il Milan ha vinto uno scudetto con uno stato di flow in particolare nelle ultime partite tutte vinte. È difficile, appunto la presenza dei mental coach, mantenere le condizioni per ripetere gli stati di flow. Picasso diceva" mi ci sono voluti quattro anni per dipingere come Raffaello ma mi ci è voluta una vita per dipingere come un bambino".
Gli psicologi si sono sempre più occupati dei meccanismi mentali del gruppo e di squadra. Sandro Gamba, grande coach di  basket, diceva che un gruppo è  quello che si forma alla fermata dell'autobus mentre una squadra è un processo più lungo. E citava 5 caratteristiche per diventare una "squadra" partendo da una mano chiusa e aprendo un dito alla volta: comunicazione, fiducia, responsabilità collettiva, attenzione e orgoglio. E poi richiudeva la mano a pugno, citando il grande coach K., per chi conosce un poco di basket americano: Mike Kryzewski.  "E' quando si stringono le cinque dite tutte insieme a pugno  che si diventa imbattibili".
Molti allenatori formano dei gruppi o almeno li trovano alla fermata del tram, ma devono avere il tempo di formare una squadra. Anche un gruppo può vincere uno scudetto ma una squadra apre un ciclo.
Penso che il Milan oggi sia ancora un gruppo e non ancora una squadra dove il flow diventa di casa. Contro l'Inter sono mancate almeno 4 delle componenti citate e solo Tonali ha interpretato l'orgoglio, troppo poco. E quindi  si fa un poco di confusione in senso psicologico tra gruppo e squadra.  

La domanda è, trascorso il flow dello scorso anno, Pioli è passato da gruppo a squadra? Gl alibi delle campagne acquisti sbagliate non reggono molto sotto questa prospettiva e sotto il significato del flow. Se la risposta è no, come appare evidente, gli si dà tempo per chiudere il pugno, oppure si cambia strada. Anche oltre il fatto del quarto posto o meno. Non si gestisce una squadra di calcio pensando "solo" ai soldi. E solo qui entra la Società e il senso che essa vuole dare ad un percorso in cui, è evidente, la vittoria in campionato sembra sia vissuto più come un avvenimento molto anticipato. Nello spogliatoio chi conta veramente è il coach.
Rocco diceva che lui faceva "il pajasso" ma aveva formato una squadra, e fatto un ciclo, più o meno, anche se con interruzioni di quasi 10 anni, nessuno ha fatto come lui. partendo appunto  da un gruppo.