Che la proprietà rossonera sia di passaggio, tratti stampa, tifo e addetti ai lavori come pezze da piedi , pianifichi una strategia inaccessibile e finalizzata al solo ricavo al momento giusto, lo hanno capito anche i sassi. Gli appelli accorati a farsi sentire, per quanto lodevoli, appaiono ingenui : mai un esponente del fondo si siederà ad un tavolo di una conferenza stampa, forse nemmeno il giorno in cui saranno considerati maturi i tempi per vendere il Milan riempiendosi le tasche secondo i programmi.

Pertanto non ci resta che proseguire per congetture, tentando di leggere tra le mosse di Elliott, quali potrebbero essere gli scenari tecnici del prossimo futuro.

Appare ormai scontato il fatto che il fondo americano abbia considerato la stagione in corso conclusa : con una non retrocessione; poco importa se decimi in classifica o in Europa League, visto che accedendo a quest’ultima, potrebbero nuovamente decidere di barattare con l’Uefa il risultato eventualmente ottenuto sul campo.

Il probabile arrivo di Rangnick sulla panchina rossonera pone di fronte ad una serie di considerazioni. In primo luogo alzi la mano chi ritiene l’allenatore/DS teutonico inferiore a Pioli, Maldini, Boban e Massara messi tutti insieme! Al di là della lodevole svolta data dal tecnico attuale, al di là dell’affetto dei tifosi per i due ex fuoriclasse, nessuno di questi conosce il pianeta calcio come il tedesco, quindi voglio leggere il suo arrivo come un elemento di programmazione, o, quantomeno, il tentativo di strutturarla.  Rangnick rappresenta ne’ più ne’ meno un altro tassello, questa volta in ambito strettamente tecnico, della nutrita squadra dirigenziale che la proprietà americana sta costruendo intorno al Milan : l’80% di essa occupata in svariate e non sempre note operazioni finanziarie, il resto pensato per un marketing ad oggi mai davvero decollato e ad un reparto tecnico sportivo che fino ad oggi ha riservato risultati davvero modesti.

Mi sforzo in questo senso di leggere la nomina dell’attuale tecnico del Lipsia in ottica positiva: poco importa se abbia o meno dimestichezza col calcio italiano; nei modi di pensare statunitensi, si ingaggiano i top, le ultra competenze. Se questi top rispondano poi con risultati tangibili è tutto da dimostrare: il precedente Gazidis senza dubbio non lascia presagire nulla di buono per il semplice fatto che è stato in grado di far risparmiare solo qualche euro con le cessioni (con formule modeste), piuttosto che farne guadagnare con sponsorizzazioni che non ci sono mai state.

Dubito che Rangnick rientri in un piano sportivo strutturato senza che egli stesso abbia fornito e richiesto precisi canali da seguire: e siccome voglio a tutti i costi sprizzare ottimismo, tra questi includo l’acquisto a giugno di giocatori funzionali al suo progetto.

Certo, se fossi Pioli o Bonaventura, ad oggi le mie motivazioni per il resto della stagione (e per gli sgoccioli della mia militanza in rossonero), starebbero sotto zero ! Ma in fondo mi chiedo : che obiettivi abbiamo ad oggi tali da far gridare allo scandalo perché sono uscite indiscrezioni così in anticipo e così intempestive?