Facciamocene una ragione, fino al giorno in cui l'Inter non conquisterà il punto della certezza matematica, interisti e interofili ci ribadiranno che l'Inter non poteva non vincere lo scudetto. Già con un vantaggio di 6 punti senza più scontro diretto, il Milan era messo male per il titolo, ma interisti e interofili hanno avuto lo stesso paura di aver preso una cantonata, specie dopo aver visto uscire l'Inter da Champions e Coppa Italia, dove era stata anche aiutata in maniera pesante dagli errori di Valeri nei quarti.
Quindi, ogni domenica, interisti e interofili tirano e continueranno a tirare un sospiro di sollievo. E lo tirano anche perché non ci sono acquirenti per l'Inter e Suning sta cercando di gabellare un ulteriore indebitamento per 250 milioni come se fosse un successo. Le headlines della stampa non dicono che un indebitamento resta tale ed è solo una soluzione tampone. E' un bluff, ma se riesce è legittimo, in quanto "nemo tenetur se detegere", cioà nessuno è tenuto a farsi del male.

Parlando di bluff, se comparisse il genio della lampada e mi chiedesse di esprimere un desiderio, chiederei di avere la stampa di cui gode Pioli. Quando fa bene, viene lodato perché fa bene, mentre quando fa male viene lodato perché non poteva fare di più. Il che è ridicolo, in quanto se hai fatto male, hai fatto male. E ieri, al di là dei problemi, Pioli ha contribuito per il 50% alla sconfitta. Troppo per un uomo solo. E' vero, infatti, che il Milan aveva diversi assenti che condizionavano la formazione e che era stanco di stanchezza vera. La trasferta di Manchester, contro una grande storica del calcio europeo, aveva lasciato scorie di vatio tipo. C'erano molte assenze, peraltro, che condizionavano la formazione rossonera. Eppure la mancanza di criterio di Pioli nel gestire la partita è stata decisiva.

I rossoneri sono scesi in campo con un 4-4-1-1, che aveva già un punto fragilissimo: l'uomo dietro la punta Leao era Chala, che era rovinosamente fuori forma prima di infortunarsi contro la Roma e a maggior ragione lo era ieri al rientro. Nel corso della prima fase, si è anche visto che il povero Kessie era in crisi e Castillejo, diligente come mediano, non riusciva a spingere. La serata negativa di questi 3, trascinava in giù anche Dalot che, attaccando, non sapeva a chi darla e sbagliava. Si poteva però capire che, almeno per un tempo, la formazione dovesse restare quella, ma si era certi che, dopo due palle gol sbagliate da Zelinski, nell'intervallo sarebbero iniziati i cambi. Niente, invece, preso da una sorta di paresi, al rientro dagli spogliatoi Pioli lasciava in campo gli stessi uomini. Kessie, ancora più sulle gambe che nel primo tempo e non aiutato da Castillejo e Chala, perdeva palla a centrocampo, mandando il gol Politano. Incolpevole... Kessie, ovviamente!

I cambi che avrebbero potuto rivitalizzare la squadra arrivavano al quarto d'ora, quando soprattutto il trio Meité-Selemaekers-Rebic metteva verve al gruppo, aiutava Dalot a giocare bene, e costruiva meglio, impegnando i partenopei con qualche rischio in contropiede, normale se si attacca per recuperare. Ormai, però, il Milan aveva regalato un'ora a un avversario come il Napoli e, soprattutto, aveva corretto quando gli azzurri erano in vantaggio proprio nei primi minuti della ripresa.
La paresi di Pioli nell'intervallo, di fronte alle evidenze del primo tempo, può essere paragonata a un uomo che è nella savana e, quando vede arrivare i leoni, non scappa in quanto non è arrivata ancora l'ora di andare via. Sarebbe un atteggiamento da folle, ma è proprio ciò che è accaduto ieri sera, in quanto il tecnico aveva programmato le sostituzioni a partire dal quarto d'ora della ripresa e, anche di fronte ai leoni, non si è mosso prima di quel momento.
Certo, l'occasione di Leao dopo le sostituzioni è stata clamorosa e il portoghese non ha giustificazioni per l'errore. Va bene, si poteva anche fischiare un rigore per l'intervento di Bakayoko su Hernandez nel finale. Sono dettagli, però, di fronte al fatto che il tecnico ha atteso troppo, di fronte alle difficoltà evidenti dell'intero centrocampo, prima di inserire tre persone in palla che, oltretutto, avevano comunque riposato per un tempo e il loro turn-over, bene o male, lo avevano fatto. Una squadra messa meglio, avrebbe avuto molte meno chance di passare in vantaggio.

La sconfitta dei capitolini attenua le conseguenze della sconfitta di ieri, visto che l'avversaria più vicina per il quarto posto è rimasta a distanza, anche se il Napoli si è fatto sotto. I partenopei non sono certi di battere la Juventus che, avendo ancora lo scontro diretto contro l'Inter, cullerebbe speranze per il titolo in caso di vittoria contro gli azzurri.
Al di là delle incertezze esistenziali di interisti e interofili, il problema del Milan sono gli improvvisi black-out di Pioli e l'eccessiva indulgenza di cui il tecnico gode. Riprendendo un altro brocardo latino, "cuius commoda eius et incommoda", se accetti le lodi quando fai benissimo, come a Verona e a Manchester, devi accettare i rimproveri quando fai male, come ieri. Pioli è rimasto in mezzo alla savana, finché non è arrivato il leone a divorarlo, solo perché aveva pianificato di andare via un quarto d'ora dopo. In altre occasioni, la sorte non ha punito il tecnico, ma ieri non si è sentita di rimettergli il debito.

Si volti pagina ora, senza pensare a cosa poteva essere, ma evitando di ripetere gli stessi errori nel futuro. Qualcuno ricordi che al Milan non sono stati sicuri del posto né Liedholm (uno degli uomini simbolo della società) né Sacchi né Capello, perché la società rossonera non è una comitiva di amici.