C'è un Inter e un'altra Inter e poi ancora un'altra Inter.
Ma qual è la squadra vera, originale, di cui bisogna esserne orgogliosi?

La sfida di ieri sera nello stadio di Wembley, contro il Tottenham non era sicuramente una partita semplice: gli inglesi erano davvero dei leoni. Ma alla vigilia anche mister Spalletti aveva chiesto ai suoi di fare l'Inter, con l'aspettativa di chiudere così il discorso qualificazione. Non è accaduto e ci sono tanti perché che potremo analizzare; ma mi chiedo: i calciatori dell'Inter quando gli si chiede di essere l'Inter, sanno cosa vuol dire? In tutte le occasioni in cui la squadra avrebbe dovuto dimostrare questa prerogativa dell'essere dei nerazzurri purosangue, hanno quasi sempre toppato.
Non bastano le buone intenzioni, la parvenza dell'impegno, ma arrivare in ritardo sulla palla, sbagliare anche semplici passaggi e non arrivare in maniera fluida in porta, fa veramente riflettere. E' vero che la squadra è in un processo di crescita e il mister ha ammesso di aver visto una personalità più forte rispetto al passato, ma tutto ciò non sembra bastare.
Quando c'è da affrontare la partita contro quelle squadre che sanno aggredire ma anche chiudere velocemente le linee di passaggio, il risultato è sempre il solito: difficoltà a organizzare la manovra offensiva, Icardi abbandonato a se stesso e il centrocampo in difficoltà in entrambe le fasi.

L'analisi

Per prima cosa c'è da fare un plauso alla coppia difensiva Skriniar - De Vrij, un muro che ha saputo contenere per quasi tutta la partita le sortite offensive degli Spurs. Solo l'azione che ha portato al goal del Tottenham ha purtroppo messo in crisi il sistema difensivo, con quella discesa potente di Sissoko che ha mandato un pò allo sbando le linee e creato una voragine in cui si è inserito Eriksen che poi ha messo in rete. Del resto si è vista una difesa attenta, in particolare nella coppia dei centrali che hanno anche avuto la capacità di uscire in copertura quando D'Ambrosio in particolare e Asamoah rimanevano fuori marcatura.

I terzini dal mio punto di vista sono l'anello debole al momento della linea difensiva: D'Ambrosio non ha quello smalto che gli è appartenuto nell'ultima parte della scorsa stagione e a parte la difficoltà a salire con continuità, a volte arriva anche in ritardo di marcatura.
Asamoah invece, lo sappiamo non è un vero terzino: nasce da centrocampista, poi alla Juve fa delle grandi stagioni come esterno con una difesa a 3, ma nella difesa a 4 ha qualche difficoltà in impostazione e a volte anche in chiusura. E' così attento a fare bene la fase difensiva, che non garantisce quella spinta sulla corsia laterale che di lui ci si aspettava.

Il centrocampo: Brozovic purtroppo quando è accerchiato da una maggiore densità presso le sue zone e non trova compagni con cui dialogare. giustamente non riesce a fare il suo gioco. Ieri si è visto come l'entrata di Borja Valero, che è un regista e gli piace tornare a prendere palla, ha permesso alla manovra dell'Inter di svilupparsi meglio rispetto al primo tempo.

Ma allargandoci sulle fasce laterali, gli esterni Perisic e Politano, purtroppo erano solo in balia dei movimenti avversari, intenti ad aiutare i terzini dietro e poco lucidi e in zone poco pericolose quando quelle poche volte la palla era nella trequarti avversaria.
Ogni loro tentativo di dribbling o di cross verso il centro era sempre ben controllato, così che sono stati facilmente annullati.

L'attacco: non c'è da criticare Icardi. La partita di ieri sera l'ha visto troppo distante dai compagni, e, quando provava a tornare indietro per entrare nella manovra, poi però la squadra non sapeva alzarsi in maniera uniforme ed equilibrata per giungere nell'aria avversaria con tanti uomini. E' inutile pretendere da Icardi un modo di giocare da falso 9. Forse solo un falso 9 riuscirebbe a permettere qualche manovra offensiva in più e meno prevedibile. Ma Icardi è un bomber, un uomo d'area che va servito nelle sue zone cruciali e pertanto la squadra deve essere in grado di alzare il proprio baricentro e velocemente portarsi nell'area avversaria.

Nulla di tutto ciò: l'Inter andando avanti così non riuscirà ad alzare il proprio livello di gioco e di interpretazione di partite del genere.

E nel prossimo futuro?

Mister Spalletti è sicuramente un bravo allenatore, che sa coinvolgere la propria squadra in un progetto comune e dare consigli e indicazioni perché ogni singolo calciatore renda al meglio delle proprie possibilità. Ma tutto questo non basta e conta tantissimo quel gioco di squadra dove si riesce in ogni partita ad avere quel tipo di identità e sviluppare delle azioni corali.

Non si può vedere, di una squadra che lotta per il secondo posto e vuole andare avanti in Champions, situazioni in cui la palla viene rilanciata a caso in avanti come forse avveniva negli anni '50 o '60, rimanendo sempre succubi del gioco e del possesso palla avversario, anche quando la squadra non fa il tiki taka come il Barcellona.
Non si riesce neanche a trovare un'alternativa al 4-2-3-1, per cambiare anche in corso di partita e tentare nuove soluzioni. Così facendo per gli avversari diventa semplice studiare l'Inter: una squadra alla fine prevedibile, che può solo trovare le vittorie quando il livello delle avversarie e molto inferiore o grazie alla giornata di grazia di qualcuno dei suoi calciatori migliori.

La mia è una provocazione: nonostante tutto forse serve un altro tipo di allenatore? Che sia in grado di dare un gioco più veloce e propositivo e ancora maggiore fiducia nei propri mezzi?
Oppure metà della rosa dell'Inter non è all'altezza per palcoscenici del genere?