Sarà strano, ma è una cosa che è successa davvero, nessuno si sarebbe mai immaginato tale storia, ma anche i più scettici si dovettero ricredere.

Era la stagione 1931-1932, e la Juventus che era tornata al successo in campionato dopo ben 5 anni dall'ultimo scudetto, si stava formando in quello che poi sarebbe stato il Quinquennio d'Oro, che reggerà per ben 81 anni il record italiano, poi eguagliato e poi superato ancora una volta dalla stessa squadra bianconera tra il 2012 e il 2017, per poi arrivare quasi a doppiarla nel 2021, stagione in corso. In quella stagione la Juventus stava rafforzando la sua squadra, così, come spesso aveva fatto anche negli anni passati, pesca in argentina due giocatori, il primo è Luis Monti, centrocampista di grande spessore, che sembrava sul viale del tramonto, ma che poi si rivelerà ancora un grandissimo campione, e l'altro un venisettenne che aveva fatto parlare di se nel San Lorenzo con 177 presenze e 77 reti, si chiamava Juan Fèlix Maglio. Quando arrivò in Italia era un perfetto sconosciuto, si perchè il campionato argentino era seguito ma soltanto grazie agli interlocutori che venivano spediti in terra albiceleste per vedere dei nuovi prospetti, per lo più italo-argentini, e per convincere Monti ecco che viene visionato e acquistato anche Maglio. Il giocatore, come detto, era stato molto importante tra le fila del San Lorenzo, dove aveva anche vinto uno scudetto stagione 1926-1927 e una Coppa Aldao (competizione che si giocava tra club di nazionalità Argentina e Uraguaiana), oltre ad aver partecipato a nove convocazioni con la nazionale Argentina sempre in quel periodo. Maglio era un'ala prolifera, veloce e molto tecnico, oltre ad avere un senso del gol come pochi in terra Argentina. Il suo arrivo a Torino però non fù del tutto facile, perchè se per la maggiore tutti gli stranieri si integravano senza problemi in gruppo, Maglio era distante, dialogava poco e non amava stare in compagnia, era una persona asociale. Però in campo si trasformava, era tutto corsa e dribbling, e soprattutto un ottimo iseritore in area, dove a tu per tu con il portiere difficilmente sbagliava. Molto spesso confidandosi con Monti diceva che sentiva fin da pochi giorni dal suo arrivo la mancanza della sua Bueno Aires, mentre il compagno di squadra gli rispondeva che in poco tempo si sarebbe integrato e non avrebbe avuto più quel magone. Così Maglio pian piano si ritaglia il suo spazio nella squadra bianconera, Caracano, l'allenatore, lo utilizza e spesso e lui lo ripaga con buone prestazioni e reti. Nella prima di campionato la Juventus va sul terreno della Pro Patria, e al quarantesimo proprio Maglio sigla il vantaggio bianconero, la gara poi al settantesimo si riporterà in parità con la rete di Cazzaniga, porterà sull'1-1, che sarà anche il risultato finale. Maglio non poteva aver miglior esordio. Così per altre gare dove si registrano anche due doppiette; nel 4-1 casalingo contro la Pro Vercelli, con  reti al 13' e 72', e nel 6-2 casalingo contro l'Ambrosiana Inter  al minuto 15' e al 59'. Ma se in campo continua a sfornare prestazioni eccellenti, fuori dal campo è triste e ogni volta ripete sempre le stesse parole al compagno di squadra Monti, sente la mancanza della sua terra...Nel bel mezzo del campionato, arriva la notizia che Juan Maglio non si era presentato sul campo d'allenamento, tanto d'allarmare tutta la società, di lui non ci sono tracce, sembra svanito nel nulla, molti pensano sia sucesso qualcosa di grave, un incidente, un omicidio, ma nessuno riusciva a capire come fosse potuto sparire nel nulla da un giorno all'altro. Così dopo varie ricerche, e continui controlli, si viene a sapere che il giocatore, non aveva retto alla distanza dalla sua città e vi aveva fatto ritorno senza avvertire nessuno, nemmeno il suo connazionale Monti. Così la Juventus, dopo varie volte, nel quale tentò di riportare il giocatore a Torino, si decise a lasciarlo in Argentina.

Così terminò la strana stagione di Juan Maglio, l'esterno goleador che aveva messo dentro ben 9 reti in 17 partite, che decise di abbandonare la squadra più importante d'Italia, per tornarsene in Argentina, dove poi continuerà a giocare fino al 1935.