La recente vittoria dell'Argentina nel Campionato del Mondo, torneo nel quale ha primeggiato il più importante rappresentante calcistico attuale, il sontuoso Leo Messi, ha riproposto, in maniera più prepotente che mai, il tormentone calcistico su quale sia il giocatore più forte di tutti tempi. Se fino a poco tempo fa la lotta sembrava ristretta all'altro idolo argentino, l'inarrivabile e ineguagliabile D10s Diego Armando Maradona contro il tri-campione del mondo, il brasiliano Pele' - detto "O Rei" - la vittoria in Qatar ha visto l'ascesa del più recente campione argentino.
Ci si domanda, in una lotta tutta Albiceleste, quasi dimenticando "O Rei", se Messi, superando le obiezioni di non aver mai trionfato con la propria nazionale, abbia oltrepassato o, quantomeno, raggiunto, quel Dio del calcio che, a detta dei maggior parte dei giudizi, è risultato essere Maradona.

E' quasi impossibile trovare un criterio risolutivo. Se si guardano le vittorie è difficile non porre sul piedistallo Pelè, vincitore di 3 mondiali; potrebbe, però, obiettarsi che fuori dalla nazionale ha vinto solo in Brasile, campionato storicamente meno difficile.
Diverso è Maradona, che ha preso per mano una squadra, il Napoli, portandola al successo contro le squadre del nord tradizionalmente ed economicamente più potenti; così come la Nazionale portata in cima al mondo da non favorita.
Allo stesso modo a Messi si potrebbe obiettare di aver vinto solo con il Barcellona, indimenticabile squadra di campioni che ha segnato un'epoca.
Ma a suo vantaggio vi è di aver vinto e giocato ad altissimo livello per almeno quindici anni, di aver vinto 7 palloni d'oro (anche se Pelè ad esempio non avrebbe potuto vincerlo), di aver vinto, oltre al Mondiale, la Coppa America e di aver battuto ogni record con la propria nazionale.

Ma torniamo un attimo al titolo dell'articolo.
Che cos'è la sindrome dell'uccello stupido (per gli americani Gooney bird syndrome)?
Si tratta di un complesso psicologico, che prende spunto da un tipo di Albatros che nel Pacifico vola costantemente con la testa all'indietro, e che consiste nel vivere o rituffarsi sempre nel passato.
Il lettore si chiederà cosa c'azzecca l'albatros con lo stabilire chi è il più forte di tutti i tempi. E' sufficiente immergersi nei discorsi che quotidianamente animano, dal posto di lavoro al bar alle trasmissioni sportive, le discussioni su quello che riteniamo lo sport più bello del mondo.
Il passato viene sempre riproposto come qualcosa di più bello, di più forte, di migliore del presente. Dunque si guarda sempre indietro: proprio come l'Albatros del Pacifico. E' un immenso paroliere di frasi fatte. Il passato è sempre migliore del presente. Ed è così che il campionato, nel giudizio comune, è sempre di livello inferiore a quello degli anni precedenti. Così come i giocatori sono sempre meno forti di quelli di una volta; in egual modo la grinta e la professionalità dei giocatori di una volta, al giorno d'oggi, non si rinvengono più.
Quante volte lo abbiamo sentito dire? Praticamente sempre.
Questo vale anche nel giudizio sul giocatore più forte del mondo. Costantemente abbiamo sentito, in questi giorni, nei dibattiti radiofonici o televisivi, affermare a sostegno del D10S, che Messi non ha mai avuto difensori rudi e arcigni, come un Gentile di turno, che lo marcassero o che Maradona ha vinto un Mondiale da solo alla guida di una squadra modesta.
Il bello di queste argomentazioni è che sono le stesse che animavano il dibattito nel periodo in cui era Maradona, nel massimo dello splendore calcistico, a trovarsi al centro della discussione. Allo stesso modo di oggi, i commentatori di ieri, rivolgendosi al passato, non avevano dubbi sul fatto che Pelè fosse stato il più grande di sempre e che, magari, se Maradona avesse giocato ai tempi di Pelè contro i duri difensori dell'epoca, come  la "roccia" Burgnich, probabilmente non avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto. 
La realtà, a mio sommesso parere, è che il giudizio riflette nient'altro e niente più di quello che la maggior parte dei commentatori presenti ha vissuto nel proprio passato. La maggior parte del pubblico calcistico attuale, siano essi tifosi o addetti del settore (giornalisti, ex calciatori), è sicuramente quella che nel passato ha vissuto l'epoca di Maradona, e della sua incommensurabile grandezza, e che lo ritiene in assoluto il migliore. Basti pensare agli ex calciatori attualmente commentatori; praticamente tutti hanno giocato con o contro Maradona.
Lo stesso discorso valeva nel passato per Pelé o addirittura per Di Stefano, da tanti considerato, quest'ultimo, il più forte di sempre ma che, con il passare del tempo e delle persone che sono state testimoni delle sue gesta, è stato riposto ai piedi del podio.
E sarà cosi anche nel futuro. Il ragazzino argentino che in questi giorni, vestendo la maglia n. 10 dell'Albiceleste, inebriato dalla vittoria del mondiale e dalla celebrazione di Messi, sogna di emulare il suo idolo giocando per le strade di Rosario, sicuramente tra qualche anno, quando magari si discuterà su chi è il più grande tra Messi e qualche nuovo eroe del calcio, propenderà per Messi avendolo vissuto, visto, tifato e ammirato, mentre il D10s farà capolino solo nei ricordi dei genitori.
Fa parte dello sport, del succedersi dei campioni e delle gesta sportive.

Ed è per questo che per me non esiste il migliore di tutti i tempi, ma il migliore del proprio tempo.
Ed è per questo che per me, indiscutibilmente, Pelè, Maradona e Messi restano, ognuno, i più forti della propria epoca.