La Juventus, la Vecchia Signora, la Signora d'Italia, questi sono gli appellativi che da molto tempo accompagnano la squadra di Torino, un appellativo che nulla ha a che fare con il suo simbolo (la zebra) o la città. A differenza delle altre squadre che prendono il loro soprannome dal loro simbolo come il diavolo per il Milan, il biscione per l'Inter, gli aquilotti della Lazio, la lupa per la Roma ecc....il soprannome della Juventus viene da un immagine collettiva che si è formata nel tempo e che fa apparire la squadra come una Signora.

Lo stile, la femminilità, l'eleganza tutte doti prettamente femminili. La Signora da sempre stringe un rapporto serio, duraturo con il proprio compagno (lo scudetto) un rapporto che ha avuto degli alti e dei bassi, momenti di allontanamento, dove la Juventus ha dovuto sopportare in silenzio il fatto che il proprio compagno passasse del tempo con altre, ma in realtà dentro di sé c'era la certezza che il loro rapporto, comunque sarebbe stato diverso e speciale. La Signora nel tempo ha anche cercato spesso qualche scappatella, qualche trasgressione con una altra donna affascinante del mondo del calcio, la Coppa, ma è sempre stato un rapporto complicato, dove le delusioni sono state molto di più delle gioie. Nonostante gli ammiccamenti, i flirt, gli appuntamenti dati per l'ultima sera quella decisiva, alla fine non è mai successo nulla, è sempre arrivata qualcun'altra a prendersi le luci della ribalta con la bellissima Coppa. E la Signora se ne tornava a casa dal proprio compagno sempre pronto a consolarla. Nel corso del tempo la Signora ha imparato ad accettare questa sua condizione di donna fedelmente accompagnata ad un marito e poco incline alle scappatelle trasgressive. Oppure lei si sentiva donna di quel tipo ma probabilmente per gli altri non era così. Certamente alle prime delusioni dell'ultima serata sono scese lacrime, c'è stata disperazione, rabbia e voglia di spaccare tutto, ma poi con il tempo, con l'età e la saggezza si è imparato a viverla con un certo distacco, quasi rassegnazione, con la serenità necessaria per non moririci più dentro come un tempo. Sicuramente non c'è ossessione verso questa cosa, c'è speranza, volontà, nuovo entusiasmo ogni volta che ci si riprova, ma c'è anche molto senso di realismo, ma assolutamente non ossessione.

Ecco questo breve racconto, questa piccola metafora l'ho scritta perché archiviato il campionato, siamo alla vigilia della ripresa della Champions, e come molti altri tifosi sono curioso e impaziente di ritrovare questa competizione e di vedere la mia squadra misurarsi con i migliori d'Europa. L'ossessione di cui molti parlano, probabilmente, ce l'hanno tutti i non Juventini perché a parte i giusti e sacrosanti sfotto', questa cosa dell'ossessione è più un sentimento che riguarda loro. Infatti, dopo aver creduto di aver sepolto per sempre la storia della Signora, in quella nefasta estate del 2006, l'aver dovuto sopportare non solo il ritorno tra i grandi, non solo la vittoria di un campionato a pochi anni di distanza da quel "castigo", ma addirittura dover assistere a questa epopea di nove scudetti consecutivi, quindi a queste persone non rimane altro che l'appiglio, la speranza, la paura che non arrivi mai quel momento in cui la Signora riesca veramente nella sua scappatella trasgressiva, in quanto non gli rimarrebbe più nulla. Sarei falso se dicessi che in certe occasioni il fallimento europeo della mia squadra non sia stato difficile da mandare giù, ma oggi, per esperienza verso questa competizione nutro grande curiosità e gioia nel vederla, sapendo quanto sia difficile se non impossibile vedere la mia squadra sul trono. È un dato di fatto, la Champions è una competizione talmente difficile, dove un piccolo particolare o episodio può in un attimo cambiare il corso non solo di una partita ma di tutta la competizione. Vi partecipano squadre attrezzate tecnicamente, mentalmente ed economicamente di assoluto livello.

Quando vedo le scene di esultanza e di pura gioia di tifosi di squadre come Fiorentina, Bologna, Napoli, Inter ecc nei momenti delle sconfitte nostre mi chiedo se questi tifosi hanno la minima idea o coerenza o realismo per capire che probabilmente le loro squadre non arriveranno mai nemmeno vicino a poter gustare il peso di una sconfitta in questa competizione. In Italia il dito me lo possono puntare ideologicamente solo i tifosi del Milan, in quanto la loro squadra ha fatto la storia in questa competizione, ma per il resto, gioire per una finale persa o una eliminazione alle fase finali di gente che non vedrà mai la loro squadra in quei contesti mi dà la certezza che l'ossessione verso questa coppa è solamente loro. Molti ci attaccano per il nostro motto "Vincere non è importante ma è l'unica cosa che conta", così quando non arriviamo alla vittoria qualsiasi altro risultato dovrebbe essere un fallimento. In realtà ognuno può dare a questa frase la spiegazione che più ritiene giuste alla propria credenza, ma sempre per una questione di equilibrio e di buon senso, è da considerare solo e semplicemente una frase pronunciata dall'allora presidente Boniperti e che sta a dimostrare quanto in casa Juventus i risultati abbiano realmente un peso specifico importante al di là di ogni considerazione tecnico tattica ed estetica.

Chi crede che un Ronaldo sia stato preso unicamente per vincere la Champions probabilmente di calcio capisce quanto io ne capisco di fisica quantistica, Ronaldo è stato preso semplicemente perché ce lo potevamo permettere e lui ha scelto noi, punto, che vi vada bene oppure no è così, che poi preferiate pensare altro per avere un motivo in più per sfottere è un altro sport. Quando vedo o vedevo giocare, ad esempio, il Real Madrid delle tre Champions vinte consecutive, e notavo le facce dei giocatori in campo, il modo di approcciare quelle finali, la sicurezza nei loro occhi, la leggerezza con cui stavano in campo, ho sempre capito che noi a quei livelli di consapevolezza, di tranquillità e di livello tecnico di tutti i giocatori in ogni ruolo non saremo mai arrivati.

La Champions ha la sua storia, fatta di squadre che sono nate per questa competizione, come il Real Madrid, il Milan, il Barcellona e il Liverpool, squadre queste che in ogni anno hanno la possibilità di vincere, e poi ci sono le altre che a turno ogni tot di anni hanno il loro momento di gloria, in mezzo a anni di delusioni. La Juve ha ben sette finali perse, dato questo estremamente negativo, ma a differenza di altre squadre, la Juve c'è sempre nel gotha del calcio europeo, una finale, un quarto di finale, insomma c'è sempre, anno dopo anno e questo risultato non può essere considerato totalmente un fallimento. C'è chi vince una Champions e poi sparisce per anni e anni. C'è chi crede che le Champions si vincano con il bel gioco, i soldi e gli allenatori più innovativi del momento. In realtà un certo Pep Guardiola insegna che non serve, o non basta nemmeno quello. La Champions è una competizione in cui o sei nato storicamente per vincerla e hai nel dna ciò che serve, come appunto il Real il Barcellona il Milan ecc.....oppure stai lì ci provi e ci riprovi fino a quando la ruota della lotteria si ferma sul tuo numero. La differenza la fa il fatte di esserci sempre presenti a quella estrazione. È così la Vecchia Signora si presenterà ogni anno, elegante, affascinante, vestita come meglio può nel gran ballo finale, con la speranza che prima o poi arrivi il suo turno di festeggiare e così poter tornare a casa, una volta, con il trofeo tra le mani. Altrimenti tornerà a casa come sempre con un po di rimmel colato sugli occhi, un fazzoletto per asciugarsi il naso, si guarderà allo specchio, farà un sorriso di circostanza e guardandosi negli occhi si dirà......."ci riproviamo l'anno prossimo" Il tutto con saggezza, serenità interiore e assolutamente senza alcuna ossessione.....tra le grida festanti di qualche pub che festeggerà la nostra sconfitta.