Una settimana fa, il Milan sembrava destinato a rimanere fuori dalla prossima Champions League, dovendosela conquistare contro l'Atalanta, l'avversario più ostico possibile per i rossoneri. I bergamaschi, infatti, avevano vinto 2 dei 3 scontri precedenti, segnando 9 reti contro 1. Ma come spesso accade nei finali del campionato, la palla cessa di essere rotonda e diventa ovale, se non quadrata, per cui ciò che era facile diventa difficile e viceversa. Diciamo che il Milan si era presentato contro il Cagliari con il piglio di Tremolone, il leone senza coraggio de "Il mago di Oz", mentre forse l'Atalanta contro i rossoneri era sulle gambe per la stagione giocata a ritmi folli. Già contro il Genoa era apparsa in calando nel secondo tempo e anche in finale di Coppa Italia, pur scippata senza pudore dalla Juventus, la Dea non era apparsa al 100%.

E' stato un gran colpo dei rossoneri, perché la Champions non significa solo un pacco di soldi sicuri qualunque siano i risultati, ma vuol dire anche visibilità internazionale e, pertanto, maggiore appeal sugli sponsor. I rossoneri affronteranno il sorteggio essendo molto indietro nel ranking UEFA, ma anche nel 2002 non partirono in primissima fascia.

La qualificazione alla Champions ha comportato la conferma di Pioli. Sì... ok... c'è sempre chi ricorda le dichiarazioni più recenti di Maldini, secondo cui non era vero che Pioli aveva avuto l'incarico di raggiungere quel traguardo. Il fatto è che si trattava di comunicazione aziendale, volta a non delegittimare il tecnico in un momento difficile. Nell'ipotesi del 5° posto, Pioli si sarebbe ritrovato con l'orma di una pedata stampata sui pantaloni. Per fortuna che è ancora lì, tuttavia, applaudito da suoi bardi e menestrelli, che non saprebbero fare a meno del compagno di comitiva. E' ancora lì pronto a farmi girare le scatole per la prossima stagione, ma poiché la sua permanenza profuma di qualificazione all'Europa che conta, il sacrificio di doverlo sopportare è ben ripagato. D'altronde è stata la società a dargli come obiettivo la qualificazione alla Coppa dei Campioni, per cui è sacrosanto dal punto di vista etico che l'allenatore venga confermato.

Il Diavolo sarà presente ai sorteggi della coppa che conta di più, ma lo farà senza avere in squadra Gigio Donnarumma. Il portiere è della Juventus da un bel po' di tempo, nonostante si leggessero amenità del tipo che i contatti con il Milan proseguivano, che era solo una questione di dettagli, che c'era la volontà delle parti di proseguire insieme ecc. . Nuts! Raiola ha la Juventus come società di riferimento, esattamente come aveva il Milan ai tempi di Galliani, e quando la società di riferimento gli chiede un giocatore, il procuratore l'accontenta, statene pure certi. Il valore e le prospettive tecniche della Juventus contano poco nella scelta di Donnarumma, tanto è vero che i bianconeri sono alla fine di un ciclo e, a ben guardare, forse è proprio il Milan la società con le prospettive migliori.

Il Milan è molto più interessante della Juventus e fa scelte molto più interessanti. Prendiamo il sostituto di Donnarumma, per esempio, quel Maignan che è stato votato miglior portiere della Ligue 1. Al momento è un po' il Dida dei giorni nostri, molto acrobatico e spettacolare, ma da prendere con le molle e da valutare. Lasciamogli il tempo di crescere in un contesto sempre molto difficile quale il campionato nostrano. Invece, siamo proprio sicuri che Donnarumma stia per fare un salto in avanti nella carriera e non un salto indietro? No, non lo siamo affatto. Detto senza polemica, potrebbe essere proprio Gigio il primo a pentirsi della scelta torinese. Lascerà le inevitabili vedove, quelle che lo difenderanno a oltranza, ma gli altri se ne faranno una ragione, perché la vita continua.

Va segnalata, però, la solita immaturità dei tifosi, a cui non va bene nulla. Giroud? Vecchio, anche se Cafu aveva solo un anno in meno, quanto approdò in rossonero. Belotti? Resti dov'è, anche se è il centravanti della nazionale. Berardi? Giocatore inadeguato. In realtà, sono inadeguati loro, i tifosi, che se vedessero andare altrove i giocatori di cui si parla, piangerebbero e direbbero: "Non potevamo prenderli noi?". L'erba del vicino è sempre più verde.

Va detto che, alla fine dei giochi, il Milan si ritrova con una qualificazione in Champions in più e un Donnarumma in meno. Meglio questo del contrario.