A leggere la lista dei giocatori giovani che stanno trovando spazio o che hanno trovato qualche fumata di spazio in Serie A c'è quasi da mettersi le mani tra i capelli. 
Ad esempio Bech, una presenza, per un totale di un minuto. Lazetic una presenza, 8 minuti... Udogie! Unica eccezione fuori dalla regola, ma... l'abbiamo perso. Il ragazzo italiano è andato a giocare al Tottenham. In Serie A ha vantato 15 presenze, contrariamente al talentuoso, Pafundi, il monfalconese che ha stregato Mancini, ma non Sottil. Zero presenze in Serie A, ad oggi.
E cosa si aspetta a dare spazio al ragazzo? Visti anche i problemi nelle zone d'attacco dei friulani? E l'elenco dei giocatori che hanno trovato pochissimo spazio, sotto i vent'anni può continuare, da chi come Montevago ha collezionato sei presenze per circa 200 minuti sulle gambe a chi come Fazzini, 10 presenze, che insieme a Baldanzi è anche questa una piccolissima eccezione made in Empoli in un contesto quale la SerieA dove i giovani hanno pochissimo spazio. 

Un campionato con quasi 600 giocatori, il 60% stranieri ed età media di 27 anni circa. Nelle grandi squadre che contano, solo la Juventus ha dato fiducia ad un suo giovane con costanza, Miretti, 17 partite giocate con diversi minutaggi, l'Atalanta con Ruggeri e Hojlund ha fatto qualcosina, ma poi, praticamente il nulla.
Dal nostro campionato i grandi campioni, i pochi rimasti, stanno andando via, hanno depredato la nostra Serie A, e non resta che ripartire dai giovani, questa è l'occasione giusta, piuttosto che continuare a cercare sempre la via dell'usato sicuro, che alla fine tanto sicuro non è.
Senza giovani sarà collasso totale. L'auspicio è che le batoste in arrivo, sul piano sportivo, disciplinare e finanziario, possano essere da stimolo per rinnovarsi, per finalmente rompere quel maledetto tabù che il nostro non è un campionato per giovani.
Non abbiamo altre alternative. Ci vorrà tempo, bisogna costruire un percorso che a lungo andare produrrà i suoi frutti.
Non si deve cercare il risultato subito nell'immediato, occorre una visione che vada oltre la punta del proprio miserabile naso, serve lungimiranza, quella che è mancata al nostro calcio, e che ha comportato, non a caso, l'esclusione per due volte dai Mondiali.

Questo è il momento dei giovani, altrimenti, sarà il collasso totale. Sappiatelo! E sta anche al mondo dei media, del giornalismo, spingere su ciò, serve pressione e voglia di osare.