Le sorprese sono all’ordine del giorno e se ci affacciamo al nostro campionato non possiamo non notare lo sprint del Cagliari. Già, perché solo l’anno scorso ci sorprendevamo di come un’Atalanta potesse piazzarsi in posizioni così elevate, andando a raggiungere la Champions League, un obiettivo mai stato scritto nel taccuino di Percassi, ma scritto nella storia dai suoi giocatori e dal suo allenatore. Ma da Bergamo basta prendere un aereo per spostarsi nella terra sarda, dove la squadra di Maran sta compiendo una vera e propria fiaba calcistica.

Mercato: operazione di rigenerazione

Il mercato del Cagliari è stato il migliore di questa estate, specie per i nomi portati alla corte di Rolando Maran, ma qui il lavoro è stato duplice, complice il fatto che i giocatori venivano da una stagione non positiva con le rispettive squadre e solo un allenatore caparbio, stimolante e testardo poteva ridar loro l’animo per riconfermarsi. Nainggolan è stato l’esplosione di gioia dei tifosi. Qui è stato il suo trampolino di lancio per andare nella Roma, poi all’Inter (non per sua volontà) e infine un ritorno a casa che fa da benedizione alla frase “certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano”; Olsen, il successore di Alisson, è stato malvisto dalla tifoseria giallorossa, causa le sue non sempre perfette prestazioni. Il prestito alla squadra sarda è stata una gioia per la tifoseria romanista che adesso spera in un suo riscatto visto le ottime performance; Rog, mai esploso con il Napoli; Simeone, complice di una disastrosa annata con la Fiorentina, ma l’uomo giusto per sostituire Pavoletti; un Nandez formidabile grazie alla sua tenacia e, infine, un Luca Pellegrini non esaltante nella passata stagione, ma che ritorna qui in prestito, pulendo le macchie della scorsa stagione. Insomma, una campagna acquisti da sogno grazie ai soldi ricevuti dalla cessione di Barella.

Olsen, il quinto difensore del 4-3-2-1

La difesa è un concetto che Maran ha voluto dare molta importanza. Non a caso, leggendo la classifica, è possibile osservare come il Cagliari abbia subito 14 gol, andandosi a collocare come uno dei migliori reparti difensivi del nostro campionato. L’anno scorso l’obiettivo dell’allenatore era puntare su una squadra che facesse del pressing alto una sua peculiarità, ma quest’anno ci ha ripensato, facendo rintanare i propri giocatori nella loro metà campo e contrattaccare nel campo lungo. In questo modo, nelle mura cagliaritane, si viene a creare una maggiore densità facilitando il recupero dei palloni persi (counterpressing, cioè quel pressing utilizzato quando si perde il possesso del pallone). Densità, recupero del pallone, fisicità, tutti termini che entrano nel dizionario dell’allenatore e che i suoi giocatori si preparano ad applicare, ma se si effettua un’analisi un pochino minuziosa, vediamo come il Cagliari è una delle squadre più consenzienti in termini di Expected gol, ovvero quella probabilità che un determinato tiro si trasformi in rete. E qui entra in gioco la prontezza di Olsen che ha sventato diversi gol salvando la sua squadra in svariate occasioni cosa che, sicuramente, a Roma non aveva fatto.

Nainggolan e il suo ritorno alle origini

Con il cambio di modulo adottato da Maran è aumentata la qualità di gioco del suo Cagliari. Ovviamente tutto questo non è stato frutto di un’unica prova, anzi, la preparazione al campionato con le amichevoli sono state una mano santa per comprendere al meglio come far girare il centrocampo. Sicuramente la fisicità è una delle pietre miliari: basti vedere Rog e Nandez quando devono recuperare un pallone e come questi adottino, il più delle volte, la loro destrezza. Fisicità che si coniuga perfettamente con la qualità e qui mi rifaccio alla preparazione pre-campionato. La qualità doveva arrivare proprio dal belga, appena sottratto alla corte nerazzurra, ma bisognava fare dei sacrifici. Per Maran era l’unico da schierare nel vertice basso di centrocampo, andando in questo modo ad aiutare il reparto difensivo, ma sacrificando le sue ottime qualità viste a Roma, specie nell’era, seppur breve, di Spalletti. Ovviamente qualcosa non andava, la squadra non girava e c’era poca intesa anche nel reparto offensivo. Con l’Inter arriva la svolta: Cigarini prende il posto di Nainggolan come vertice basso e il belga quello di Birsa sulla trequarti, complice anche il suo infortunio. L’intesa con Joao Pedro è quella giusta per permettere al Cagliari di attaccare nel migliore dei modi le retrovie avversarie. Il velo e la giocata di spalle rispetto alla porta sono strategie che, il più delle volte, contribuiscono alla svolta tattica del match. Infatti, proprio dall’asse Nainggolan-Joao Pedro arrivano la maggior parte dei passaggi chiave.

Simeone, pronto sostituto di Pavoletti

L’infortunio di Pavoletti ha scombussolato tutto il sistema di gioco del Cagliari. Non solo a partire dal modulo (non più 4-3-1-2 a 4-3-2-1), ma anche nell’asset offensivo. La strategia migliore era quella di crossare e rendere proficuo il lavoro dell’attaccante, cosa che funzionò visti i suoi 16 gol in campionato avvenuti quasi tutti di testa. Poi la rottura del legamento crociato ha portato Simeone alla corte di Maran facendo rivoluzionare il sistema di gioco, in positivo però. Quando non si ha il possesso le mezzali escono tra gli esterni di difesa mentre Joao Pedro e Simeone fungono da ottime soluzioni diagonali qualora il rombo a centrocampo recuperasse il pallone. In fase di possesso Simeone non si fa trovare tra le linee per fare da muro ai suoi compagni, ma attacca in profondità permettendo alla squadra di verticalizzare. In questo modo Maran non è più vincolato dai cross, una strategia che non è mai rientrata nei suoi piani ma che si trovava ad applicare grazie ad uno straordinario Pavoletti e che ovviamente Simeone, in questo lato tattico, non potrebbe ricoprire.

In questo momento il Cagliari è quarto in classifica insieme alla Roma e a soli due lunghezze dalla Lazio. Fantastica la partenza sarda, una delle sorprese più belle di questo campionato.