Parliamoci chiaro. Andrea Agnelli non ha mai sopportato Sarri. Non ha condiviso la scelta, non lo ha mai sostenuto e non ha apprezzato i suoi atteggiamenti e dichiarazioni. E come pensare che il presidente condividesse le grattatine in diretta o i frequenti usi del turpiloquio? Certo non gli hanno fatto piacere, ma ritenere la mancanza dello stile Juve la causa dell'esonero è riduttivo. Sarri è stato preso per il gioco che si è visto raramente. Più spesso un giro pala lento e sterile. Una difesa colabrodo schierata a zona. Ad Agnelli non importa il gioco, lo ha detto nel post Lione, ma i risultati. Uno scudetto stiracchiato, Supercoppa persa, Coppa Italia persa e Champions fallimentare.

Ci sarebbe molto da dire sulla gara contro il Lione, una delle migliori dal post lockdown. Resta l'insistere su un Bernardschi dannoso e mettere in campo un Dybala rotto. L'eliminazione contro il Lione pesa, ma non è stata decisiva. Troppo rapido l'esonero e la sostituzione. Ci stiamo avvicinando alla seconda verità.

Il rapporto con i giocatori. Sarri non ha mai legato con lo zoccolo duro. A parte Bonucci, nessun altro ha salutato il toscano-partenopeo. Buffon e Chiellini sono l'anima della squadra, non hanno aiutato il tecnico, hanno cercato di limitare i danni. E poi arriva il carico: Ronaldo. Se restava Sarri se ne sarebbe andato. Non ha mai voluto fare il centravanti, non vuole giocare a due tocchi e non apprezza essere sostituito.Cr7 ha bisogno di un grande al suo fianco. un allenatore carismatico che accetti il suo status e la sua unicità. Sarri ha fatto troppo poco per restare e troppo per dare fastidio al presidente e ai senatori. I suoi alfieri Paratici e Nedved si sono presto defilati. Agnelli ha riaffermato l' unica grande verità: la Juve è lui, tutti gli altri passano.