Per rivoluzione proletaria, si intende una rivoluzione con la quale la classe proletaria si prefigge di rovesciare il capitalismo e rompere le sue istituzioni.
Questo è esattamente quello che sta avvenendo quest'anno nella nostra Serie A.

Dal post-calciopoli in poi con i dominii di Inter prima e Juve poi, mai come quest'anno abbiamo potuto vantare un campionato così incerto ed equilibrato in ogni sua zona, partendo dalla lotta scudetto, passando per quella Champions ed Europa League, arrivando alla zona salvezza. Tutto è ancora aperto ad ogni latitudine della classifica e, da qui a maggio, si prospettano una serie di battaglie avvincenti e appassionanti dove ogni squadra non mollerà un centimetro per raggiungere i propri obbiettivi.

Merito di tutto questo, in parte va sicuramente assegnato alle cosiddette "piccole", la classe proletaria del nostro campionato e al loro cambio di filosofia. Infatti se fino a poco tempo fa, le squadre di provincia puntavano soprattutto a difendersi e non subire, spesso giocando partite intere nella propria metà campo affidando le loro speranze offensive solo a qualche contropiede (soprattutto contro le big), oggi la maggior parte di loro, seguendo il modello Atalanta, ha iniziato un processo di crescita che le ha portate a provare ad imporre il proprio gioco su qualsiasi campo e contro chiunque, lavorando prima di tutto su loro stesse e sulla propria proposta di gioco.
Questa tipologia di lavoro sta constatando ottimi risultati e l'attuale classifica ne è la prova. Prendendo come riferimento la 23° gionata, spiccano su tutti i risultati di Verona e Lecce, due squadre neo-promosse capaci di battere nella stessa giornata le prime due della classe nel precedente campionato, Juventus e Napoli.  

Proprio queste due sono le squadre che ho voluto analizzare più a fondo:
il Lecce di Fabio Liverani, ex tra le altre di Fiorentina, Lazio e Palermo, scende abitualmente in campo con un 4-3-1-2 che non si può sicuramente definire un modulo dalla vocazione difensiva, soprattutto per gli interpreti che il mister romano sceglie di mandare in campo di domenica in domenica. Al San Paolo si è presentato con tre giocatori prettamente offensivi come Saponara, Falco e Lapadula, un centrocampista in grado di inserirsi come Barak e due terzini di buona spinta come Donati e Rispoli, insomma l'intenzione non era certo quella di rintanarsi nella propria area, e l'intenzione è  la stessa da inizio campionato. La squadra salentina prova sempre a costruire gioco partendo dal basso, affidando poi la rifinitura offensiva alla fantasia del suo tridente d'attacco spesso esente da compiti difensivi.
Quella di mister Liverani è una squadra che veniva data praticamente per spacciata a inizio anno, ma che seguendo la propria strada si sta rivelando un cliente scomodo per tutti e si sta togliendo parecchie soddisfazioni.

Per quanto riguarda l'Hellas invece possiamo tranquillamente definirla una piccola Atalanta in tutto e per tutto, e il suo allenatore, Ivan Juric, un piccolo Gasperini.
Il Gasp ha allenato Juric nella sua prima avventura a Genoa, e il croato aveva già provato a portare gli insegnamenti del suo maestro, prima a Crotone dove ha ottenuto una promozione, poi allo stesso Genoa con scarsi risultati. A Verona invece tutto gira per il verso giusto, costruzione dal basso, gioco sugli esterni, fantasia offensiva e pressing a tutto campo sono i pilastri dell'Hellas targato Juric e se vi sembrano famigliari è perchè sono gli stessi principi di gioco su cui Gasperini ha fondato la favola Atalanta. Hellas e Lecce non sono però gli unici esempi della rivoluzione  che è in atto nel nostro calcio, in zona Europa Legue troviamo infatti squadre come Bologna, Parma e Cagliari, abituate a lottare per non retrocedere, oppure l'Atalanta in lotta per conquistare un posto in Champions, anche se questa non è più una sorpresa ma una piacevole conferma e ormai probabilmente ci stupiremmo di più nel vederla nei bassifondi della classifica.

Cosa hanno in comune tutte queste squadre?
Una società solida e totalmente in linea con le idee dei propri allenatori sostenuti anche nei momenti di difficoltà, e rafforzati con un mercati consoni e intelligenti che non hanno mai rivoluzionato il lavoro fatto fino a quel momento.

Il risultato di tutto questo è un campionato più equilibrato, incerto e piacevole da seguire, dove il risultato di ogni singola partita è difficile da pronosticare. Anche il fatto che al vertice ci siano tre squadre racchiuse in un solo punto è direttamente collegato alla crescita delle squadre medio piccole, non è infatti un caso che Juve, Inter e Lazio abbiano perso la maggior parte dei punti con le squadre sopra citate.

Insomma, tutti noi dovremmo ringraziare la parte meno nobile d'Italia (calcisticamente parlando) che sta restituendo il fascino che merita alla nostra Serie A, e sperare che visti i risultati, sempre più squadre inizino a seguire la "scuola Atalanta", e domani chissà, con organizzazione e duro lavoro, magari anche noi potremmo avere il nostro Leicester...