Le proprietà straniere sono ormai una normalità per il calcio italiano così come sono una normalità le difficoltà di raggiungere risultati e di entrare nel cuore dei tifosi che le stesse nuove società stanno affrontando. Nonostante i tre trofei vinti negli ultimi due anni i rapporti tra Suning e i tifosi dell’Inter non sono poi così idilliaci con la società invitata più volte a vendere anche perché la famosa storia della sostenibilità (giusta e logica dal punto di vista imprenditoriale ma difficile da far capire ai tifosi se sei un top club) rischia ogni anno di portare via i giocatori migliori rischiando di indebolire la squadra oltre a dare ai tifosi la delusione di veder andar via il proprio beniamino. Non va certo meglio sull’altra sponda del Naviglio dove i fondi di investimento rischiano di bloccare sul nascere la costruzione del Milan per via di un budget troppo rosicato considerando che i rossoneri hanno appena vinto lo Scudetto e oltre al bis puntano a crescere anche in Europa. Proprio l’Europa potrebbe rivalutare il giudizio sulla Fiorentina di Commisso (più fumo che arrosto fin qui) che tra conferenze un po' troppo fuori le righe e qualche cessione eccellente verso Torino ancora non è entrato a pieno nei cuori dei tifosi viola. Tra le proprietà estere ci sono poi il Bologna,che non va mai oltre la metà classifica, lo Spezia (due salvezze su due sono un bel biglietto da visita per la proprietà americana anche se ora si aspetta un salto di qualità sugli investimenti soprattutto in sede di mercato),senza dimenticare le ultime retrocesse Parma, Genoa e Venezia con le prime due che sono retrocesse al primo anno con le nuove proprietà (mentre la Salernitana, ad esempio, passata nelle mani di un imprenditore italiano si è salvata).

In attesa di capire cosa ne sarà dell’Atalanta (con la famiglia Percassi che comunque resta garante del progetto) l’unica proprietà straniera che sembra andare bene sia in campo che fuori è la Roma che da quando è stata rilevata dalla famiglia Friedkin ha completamente cambiato marcia. Dopo dieci anni il rapporto tra Pallotta e i tifosi giallorossi era ormai logoro: dieci anni da zero tituli (come direbbe qualcuno) ma da tante plusvalenze e considerando il valore di alcuni giocatori viene da chiedersi cosa ne sarebbe stato della Roma se avesse resistito al denaro messo sul piatto. Dieci anni di assenze (troppe) e di vera e propria guerra verso i romani nella Roma messi all’angolo uno dopo l’altro con il solo Pellegrini rimasto (e vista l’ultima stagione è rimasto da vincitore). Insomma dieci anni complicati conclusi con il passaggio alla famiglia Friedkin che sin dal primo momento ha saputo inserirsi nella giusta maniera nell’ambiente giallorosso. Dalla vicinanza (sono sempre allo stadio) al basso profilo che nel primo pomeriggio del 4 maggio del 2021 ha permesso alla nuova società di annunciare con stupore di tutti l’arrivo di Mourinho sulla panchina giallorossa. Certo il tempismo non è proprio stato dei migliori (la stagione era ancora in corso) ma quando si parla di un colpo del genere le modalità dell’annuncio passano quasi in secondo piano.

Guardando i numeri di questa stagione, però, viene da sentenziare che una grande differenza tra il buon Fonseca e il vate di Setúbal non sia poi così grande anzi: a livello di punti la Roma di Mou né ha conquistato solo uno in più rispetto alla passata stagione che però è valso il sesto posto in classifica mentre nella passata stagione la Roma arrivò settima. Rimangono poi i soliti problemi con la Roma troppo piccola con le grandi e poco grande con le piccole (vince ma non convince),pochi gol rispetto a quanto crea, tanti (troppi) infortuni. Per non parlare poi del gioco che latita e che forse era più piacevole con Fonseca visto che Mourinho bada più al risultato che all’estetica.

Messa così sembrano poche le differenze (anzi nulle) rispetto alla passata stagione. Perché allora viene considerata di successo l’ultima annata? Al di là della vittoria in Conference (che comunque permette alla Roma di alzare il suo primo trofeo europeo e in generale di tornare a festeggiare dopo anni piuttosto silenziosi) a Mourinho va dato il merito di aver portato entusiasmo in una piazza ormai quasi rassegnata (come dimostrano i vari sold out fatti durante la stagione o i grandi festeggiamenti dopo la vittoria europea),di aver riacceso la speranza in primis nei suoi giocatori apparsi determinati più che mai proprio nella finale di Conference (in una partita dove la testa fa la differenza sulle gambe),di aver portato a Roma calciatori del calibro di Abraham e ora di Dybala (che forse qualche anno fa avrebbero rifiutato la destinazione giallorossa).

Lo stesso tecnico portoghese ha il merito di aver messo da parte le proprie idee (il 4-2-3-1) per passare ad un 3-4-1-2 mossa nata un po' per esaltare i calciatori a disposizione un po' per esigenza (soprattutto alla luce degli infortuni che non permettevano l’utilizzo del suo amato modulo) anche se forse il merito più grande è quello di aver puntato suoi giovani: Bove, Volpato ,Felix e soprattutto Zalewski (bravo Mou a puntare su di lui ma bravo anche lui a sapersi adattare in un ruolo non suo) hanno trovato posto nella sua Roma se poi hanno giocato per merito o perché Mourinho non ha mai voluto puntare su determinati giocatori escludendoli fin da subito non è dato saperlo l’importante, in fondo,  è che questi giovani prospetti abbiano avuto la possibilità di giocare.

Ora però viene il bello perché la Roma sarà chiamata a migliorare e crescere rispetto alla scorsa stagione sia perché l’appetito vien mangiando sia perché è lo stesso Mourinho ad avere ben altre ambizioni per sé e per la sua squadra. Coppa Italia ed Europa League sono alla portata (soprattutto la prima visto il percorso più breve) mentre il quarto posto può essere la ciliegina sulla stagione dei giallorossi (lo Scudetto è invece il sogno proibito che può diventare realtà solo se la Roma sarà capace di limare tutti i difetti e per questo appare ancora come sogno e non obiettivo). Dal mercato sono arrivati i primi segnali positivi (oltre a Dybala si aspettano almeno due colpi da novanta con il primo che potrebbe essere Wijnaldum) ora non resta che aspettare e capire se la rinascita della Roma è solo un’illusione o può diventare realtà.