Dalle dichiarazioni del ministro dell'interno Salvini dopo gli incidenti che hanno preceduto la partita di Santo Stefano a Milano fra Inter e Napoli, culminati con la morte di un tifoso interista, si evince in modo stridente come il ministro stesso tratti in modo diametralmente opposto questo tema. Rispetto al tema, a lui più caro, dell'immigrazione.

Nell'analizzare i fatti che hanno portato all'uccisione del tifoso e poi anche i cori razzisti allo stadio nei confronti di Koulibaly, il ministro ha fatto una serie di distinguo fra tifosi "teppisti e delinquenti" e fra "tifosi sani", badando bene a precisare che bisogna trovare i singoli colpevoli che dovranno rispondere sul piano personale delle proprie azioni e comportamenti, senza coinvolgere in alcun modo le frange di tifosi nel loro complesso.

Non ci sarebbe nulla da eccepire in questo tipo approccio al problema, se non che nell'affrontare similari situazioni di reati e atti gravi commessi da immigrati, il suo approccio è diametralmente opposto e tendente a sparare nel mucchio, colpevolizzando tutti gli immigrati e non solo i singoli colpevoli delle azoni delittuose o riprovevoli; anzi non vengono risparmiate critiche ed attacchi politici a chi tende a sostenere che anche nel caso degli immigrati bisogna distinguere fra chi delinque e chi no e che bisogna limitarsi a punire e perseguire i primi e non i secondi.

Siccome credo non vi sia alcun dubbio sul fatto che il ministro Salvini voglia colpire l'immigrazione (è stato ed è il suo cavallo di battaglia per i suoi successi elettorali) e siccome il suo approccio ai fatti gravi commessi dai tifosi è esattamente opposto, una domanda viene spontanea: "Siamo proprio sicuri che i nostri governanti vogliano combattere la violenza negli stadi e legata alle  partite di calcio?"
A me qualche dubbio viene. 

Qualcuno ci scampi dai politici alla Salvini che tentano di porsi all'attenzione della platea del calcio, probabilmente più per fini elettorali che per risolvere problemi.