L’olismo è una corrente di pensiero basata su un presupposto fondamentale: le proprietà e i risultati di un sistema non dipendono dal valore intrinseco delle singole componenti, in quanto la sommatoria delle stesse, opportunamente coordinate, è tendenzialmente superiore o differente rispetto alle prestazioni individuali degli elementi.

In sostanza, si ritiene che una qualsivoglia organizzazione funzioni meglio rispetto al contributo che ogni singolo componente della stessa potrebbe fornire da solo.

Questa teoria trae le sue radici dal mondo filosofico orientale ed è applicata in molteplici campi di studio differenti (medicina, psicologia, antropologia, economia ecc).

La domanda alla base di questo articolo è la seguente: esiste la proprietà olistica nel calcio, intendendo con ciò il fatto che una squadra, formata da singoli atleti, possa, opportunamente coordinata, riuscire ad ottenere risultati migliori rispetto ad un altro team che ha al suo interno componenti che presi individualmente forniscono rendimenti migliori?

La risposta è ovviamente immediata: assolutamente sì e la storia del calcio è piena di eventi in cui Davide riesce a sconfiggere Golia. Anche a livello regolamentare, in origine, si era previsto un meccanismo in cui le squadre dotate di meno tecnica potessero, utilizzando tattica e astuzia, contrastare le squadre più dotate: da questa considerazione nacque la regola del fuorigioco, tuttora punto fermo dello sport più amato del mondo.

Se dunque la risposta al quesito appare spontanea, analizzando alcuni dati statistici verifichiamo se questa affermazione trova riscontro “scientifico” o se è soltanto un luogo comune.

Se non esistesse la proprietà olistica, le società con il più alto valore di mercato dovrebbero ottenere migliori risultati di quelle a minor valore. E’ realmente sempre così? Ho preso in esame gli ultimi 12 campionati di Serie A (dalla stagione 2007/08 all’ultima appena conclusa), confrontando il valore globale delle rose (quindi l’integrale sommatoria degli elementi e non la media)[1]rispetto al piazzamento finale ottenuto.

Che considerazioni si possono ammettere prendendo questo campione come riferimento?

Emerge un quadro differenziato se andiamo a distribuire il confronto su tre focus: lotta scudetto, piazzamenti europei e zona retrocessione.

LOTTA SCUDETTO
Partiamo dalla lotta per il vertice: nel 100% dei casi, il “verdetto” dei freddi numeri economico-finanziari è stato rispettato: ha sempre vinto una delle prime due squadre con il più alto valore di mercato e addirittura nel 75% dei casi ha vinto la squadra top
. Solo in tre casi, la squadra con il maggior valore non ha ottenuto il tricolore: nella stagione 2008/09 vinse l’Inter, mentre la favorita era il Milan; nella stagione 2010/11 il ruolo delle milanesi è perfettamente invertito ed infine, nella stagione successiva, sempre l’Inter viene “superata” dalla Juventus, che ha poi rispettato le aspettative in tutte le ultime annate.

Anche negli altri Paesi, se vogliamo allargare il campione, la situazione non è così schiacciante ma comunque si attesta su livelli similari: in Liga, il duopolio Real-Barcellona è stato interrotto solo dall’Atletico di Simeone nel 2013/14, mentre in Bundesliga l’exploit imprevedibile del Wolfsburg 2008/09 e la vittoria del Borussia Dortmund 2010/11 che partiva molto indietro sulla base dei valori di mercato, sono state le uniche eccezioni di rilievo rispetto allo stradominio Bayern.

Qualche diversivo in Ligue 1 e soprattutto in Premier: in Francia, il Bordeaux 2008/09 interruppe la dinastia Lione, mentre nel 2010/11 e nell’anno successivo le grandi sorprese Lille e Montpellier hanno ribaltato la classifica prevista. Negli ultimi anni, PSG sempre protagonista e anche il Monaco, vincitore nel 2016/17, era comunque saldamente al secondo posto nelle gerarchie di mercato.

Anche in Inghilterra solo in tre casi l’ha spuntata una squadra che non partiva nella coppia di partenza: in due casi la protagonista è il Manchester City, vincente nel 2013/14 e nel 2017/18 partendo rispettivamente dal terzo e dal quarto posto; il più eclatante è invece, ovviamente, il miracolo targato Leicester 2015/16, che partiva addirittura dal 19° posto, seria candidata alla retrocessione in Championship, e che ha dato vita a uno dei più grandi capolavori della storia del calcio moderno.

E’ abbastanza intuibile che, quando parliamo del vertice del campionato nazionale, nella stragrande maggioranza dei casi, vince sempre una delle prime due squadre meglio attrezzate, teoricamente, sul piano tecnico.

ZONA EUROPEA
In nessuna stagione delle 12 prese in considerazione, in Serie A, è stato rispettato il quadro delineato dal valore di mercato delle rose (e il trend è comune agli altri Paesi): c’è sempre stata almeno una sorpresa in Champions League e/o almeno una sorpresa in Europa League.

La Fiorentina di Prandelli, dal 2007 al 2009, ottenne il pass Champions nonostante fosse accreditata “solo” per un piazzamento europeo. Nelle stesse stagioni, ci fu l’exploit europeo di Sampdoria, Udinese e Napoli nel 2007/08 e del Genoa dei futuri tripletisti Motta e Milito nel 2008/09.

L’anno 2009/10 ha regalato un duello Champions tra Sampdoria e Palermo, concluso in favore dei doriani ma che comunque permise una qualificazione impronosticabile all’inizio del torneo in Coppa UEFA anche per i rosanero; l’anno successivo, invece, regala le più grandi sorprese nel campione preso in esame: Napoli e Udinese volano in Champions da autentiche outsider e la Lazio, non inserita tra le favorite, si qualifica in Europa League.

Altra qualificazione a sorpresa per l’Udinese in Champions e per la Lazio in UEFA nel 2011/12.

Gli anni successivi regalano piazzamenti per la massima competizione continentale per Roma e Napoli, spesso alla vigilia posizionate tra le potenziali qualificate in Europa League, mentre grandi sorprese arrivano dal Sassuolo di Di Francesco e soprattutto dall’Atalanta di Gasperini, approdata l’anno scorso in Champions per la prima volta nella storia dopo due qualificazioni in Europa altrettanto sorprendenti.

Quindi, risulta chiaro che, almeno per i piazzamenti europei, esiste una maggiore variabilità rispetto alla vittoria del titolo.

ZONA SALVEZZA
Se già nel paragrafo precedente la proprietà olistica ha fatto emergere il suo ruolo rilevante in ambito calcistico, ancor più marcata risulta nell’ambito della lotta per la retrocessione.

Nella stagione 2007/08 il Cagliari, complice un girone di ritorno miracoloso, centra la salvezza nonostante il valore della sua rosa l’avesse inglobata tra le tre retrocesse; si salvò anche la Reggina, replicando la memorabile stagione precedente con una rincorsa incredibile nonostante la penalizzazione post-Calciopoli.

Negli anni successivi, spiccano Cagliari e Bologna, oltre al Chievo, al Bari di Ventura nella stagione 2009/10 e al Lecce 2011/12.

La stagione dopo vede il Catania di Maran condurre un campionato strepitoso fino all’8° posto, rendendosi protagonista della miglior prestazione di una squadra candidata come potenziale retrocessa.

Stesso traguardo per il Torino dell’anno 2013/14, in cui anche l’Hellas Verona di Toni ottenne un decimo posto importantissimo.

Lo stesso Hellas ribalta i pronostici anche l’anno dopo, insieme all’Empoli di Sarri.

La stagione 2015/16 vede il duo Chievo-Empoli arrivare entrambe nella parte sinistra della classifica da autentiche condannate.

Infine, il miracolo del Crotone nel 2016/17 con un girone di ritorno mostruoso e quello della SPAL nel 2017/18 chiudono questa panoramica, visto che solo l’anno scorso si potrebbe affermare che la proprietà olistica ha realmente fallito, in quanto Frosinone, Chievo ed Empoli, le tre peggiori squadre dal punto di vista del mercato, sono poi effettivamente retrocesse in cadetteria.

Medesime considerazioni anche per le altre Federazioni.

CONCLUSIONI
Cosa si può dedurre dall’analisi proposta? Sicuramente, una conferma che nel calcio non basta avere grossi nomi e finanze per avere automaticamente quanto il mercato sembra garantire.

E’ però evidente una sostanziale differenza: ai piani alti, dove le differenze sono maggiori, l’investimento economico sembra pagare: infatti, come scritto sopra, in Serie A vince sempre o la squadra più “costosa” o, al limite, la seconda in graduatoria.

Scendendo nella corsa europea, dove le differenze sussistono ma in misura minore rispetto alla lotta scudetto, ci accorgiamo che comunque il circolo è abbastanza “chiuso” (alcune squadre sono costantemente qualificate in Europa, Champions o UEFA che sia) ma ogni anno, puntualmente, spunta qualche “guastafeste” che “fortunatamente” mette un po’ di pepe.

In coda, invece, dove le differenze sono ancora minori, salta tutto: eccetto l’anno scorso, tutti gli anni abbiamo avuto squadre che si sono riuscite a salvare nonostante la diffidenza dei dati di mercato, ma, d’altra parte, mai ad approdare in Europa (Torino e Catania sono arrivate solamente ai piedi dell’Europa League).

Ciò evidenzia, a mio avviso, una profonda differenza tra top club e piccole società: abbiamo Juventus, Inter, Milan, Napoli e Roma che, eccetto rare occasioni, si trovano sempre in Europa; poi abbiamo la Lazio e la Fiorentina leggermente staccate ma spesso nel treno (soprattutto i biancocelesti); e poi, a rotazione, tutte le altre: le genovesi, il Palermo e l’Udinese nei primi anni presi a riferimento, Sassuolo, Torino e Atalanta e poi, man mano, tutte le altre, con dei guizzi inaspettati e salvezze spericolate.

L'ultima stagione ne è stata una piena dimostrazione: tutte le prime sette squadre sono andate in Europa, sebbene l'Atalanta ha soffiato il posto al Milan in Champions (che, a sua volta, ha rinunciato alla UEFA per far posto  al Torino) e, nello stesso tempo, le squadre ultime in classifica di mercato sono tutte retrocesse.

Evidente che, statisticamente parlando, si è trattata di un'annata anomala, ma è sicuramente sintomo dell'osservazione precedente.

Ovviamente, anche in Europa funziona giocoforza in questo modo: è l’assetto tipico delle federazioni europee. Quando rincorriamo le favole, dunque, riflettiamo sul fatto che Leicester o Montpellier rappresentano davvero delle mosche bianche, difficilmente replicabili, ma possiamo "accontentarci" di altre rincorse tutto sommato entusiasmanti.

 

[1] Fonte: https://www.transfermarkt.it