Le belle storie iniziano con C'era una volta... 

C'era una volta un ragazzo ucraino plasmato nella scuola del colonnello Lobanovski. Con Rebrov, suo partner d'attacco, hanno fatto la fortuna della Dinamo Kiev e l'hanno portata a conquistare trofei (nella stagione 95-96 vinsero campionato e coppa d'ucraina). Qualche anno più tardi giocarono una storica semifinale con il Bayern Monaco (3 a 3 all'andata e vittoria di misura dei tedeschi al ritorno). Fu la Champions a dare tanta visibilità a Sheva tanto da portarlo a fine stagione alla corte del Milan. Mentre il suo gemello del gol si trasferisce in Inghilterra, senza mai incidere, e dopo varie esperienze si riconsacra di nuovo a Kiev, dove diventa il miglior realizzatore di sempre del campionato ucraino.
Invece, Shevchenko, fa subito bene in Italia. Fu uno dei migliori colpi di mercato di Ariedo Braida, il quale seguendolo da tempo lo aveva segnalato alla società. Una scelta azzeccata tanto da portare l'ucraino a diventare il secondo miglior marcatore della storia rossonera.

Tutti sappiamo poi come è andata. La champions vinta ai rigori nella finale tutta italiana. Ancora oggi il suo volto che si gira da una parte all'altra scandisce il tempo della sua rincorsa finale. Passano gli anni, arrivano altre vittorie ma anche sconfitte pesanti come la finale persa contro il Liverpool. Quando decide di andare via da Milano, scelta incomprensibile perchè sarebbe potuto diventare il miglior goleador, e superare Nordahl. Con il Milan, però, non fu un'addio ma un'arrivederci, ci fu un breve ritorno nel 2008 prima di concludere la sua gloriosa carriera in patria, nella sua amata Kiev.

Nella stagione 2015-16 intraprende la carriera da allenatore, all'inizio per sette partite come vice, dall'anno successivo come commissario tecnico. Ha riportato entusiasmo e vittorie. La promozione in Lega A della Nations League, ma soprattutto la qualificazione all'Europeo che ha permesso alla nazionale ucraina di strappare il pass prima del più quotato Portogallo di Cristiano Ronaldo.

Niente male per uno a cui pensavano di dare un contentino mettendola alla guida di una nazionale che andava ricostruita. Ma lui volle provarci. Si è circondato di validi collaboratori chiamando a sé Tassotti, nelle vesti di vice allenatore e Maldera in quella di tattico, per uno staff a tinte rossonere. Nei suoi discorsi il Milan è sempre stato presente e non ha mai allontanato la possibilità di essere un giorno alla guida tecnica del Milan. E' bastata una diretta live tra il giornalista Carlo Pellegatti e l'usignolo di Kiev, per riportare all'attenzione questa possibilità.

"Un giorno voglio tornare come allenatore. Il Milan è sempre nel mio cuore, ho grande affetto per i tifosi. Vediamo quando e se succederà, ma uno dei miei obiettivi è tornare come allenatore. Io però adesso penso solo all'Ucraina, sono concentrato solo sulla nazionale". 
Parole importanti con i tifosi che si sono divisi nel commentarle. C'è chi lo consiglia di stare lontano da Casa Milan perchè rischierebbe di fare la fine dei vari Seedorf, Inzaghi, Brocchi, Gattuso... altri invece non disdegnerebbe un suo arrivo in panchina, e prendere in mano le redini tecniche di una società che ha cambiato troppi allenatori negli ultimi anni. Shevchenko è consapevole che il suo, eventuale, arrivo è un'idea in prospettiva (visto il quasi arrivo di Rangnick in panchina e le stesse dichiarazioni di Sheva nel volersi dedicare anima e corpo alla sua nazionale). Personalmente, sarei contento se tornasse al Milan stavolta nelle vesti di allenatore. Certamente non oggi visto che esiste già un allenatore in pectore che dovrebbe prendere il posto di Pioli. Ma tra qualche anno perchè non pensarci? Senza togliere nulla ai suoi ex compagni di squadra, che si sono già misurati nella panchina rossonera, ritengo Andrij più pronto di loro. I vari Seedorf, Inzaghi, Brocchi sono stati, per un modo o nell'altro, catapultati in una realtà più grande di loro, con gli ultimi due che pian piano hanno ricominciato da campionati di livello minore e, finalmente, si stanno togliendo delle soddisfazioni. Inzaghi è praticamente in Serie A, portando il Benevento ad una cavalcata fin d'ora solitaria, e Brocchi (visto che si è deciso di non far ripartire il campionato di Lega Pro) anche lui quasi fresco di promozione con quel Monza del duo Berlusconi-Galliani, che lo vollero già una prima volta al Milan. Seedorf, invece, viene dall'ennesima delusione in panchina stavolta alla guida della Nazionale del Camerun,  esonerato lo scorso anno dalla guida dei "Leoni indomabili" , ed in precedenza la retrocessione con il Deportivo la Coruna, e la rescissione con lo Shenzhen.

Shevchenko invece vuole progettare con calma. Ho sempre pensato che la scelta di allenare il Milan per chi ha fatto la storia al suo interno ed averlo amato come calciatore non deve esser mai fatta con il cuore, ma con la testa. Altrimenti si corre il rischio di non essere razionali nelle scelte e patire situazioni difficili. E lui rientra in questa categoria perchè, anche in passato, quando si è fatto il suo nome, ha sempre allontanato l'idea ritenendo che non fosse ancora il tempo giusto. E oggi non ci devono ingannare le sue dichiarazioni, perchè sono figlie di un desiderio futuro. Ma, conservando questa speranza, non è utopistico vederlo un giorno con il "Tasso" in panchina a confrontarsi, emozionarsi, ed emozionare chi ha sempre gridato il suo nome.

Perchè come dice quella canzone tanto cara a Galliani: "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano..."