Due notizie, una buona e una meno quale vuoi che ti dica prima? Quante volte avrò sentito questa litania, specialmente al lavoro. Di impulso penso sempre di ascoltare quella meno buona così, come con un pasticcino, dopo riesco ad addolcirmi la bocca.
Questo perché da oggi ho intenzione, nelle varie discipline sportive, di andare a raccogliere delusioni e successi che ho vissuto in prima persona. Come avrete capito, inizio con le "scoppole", soprattutto emotive.

Ho cominciato all'età di 7 anni a giocare a tennis presso una società a due passi da casa, raggiungendo nel tempo discreti risultati, per cui mi viene spontaneo iniziare con l'Insalatiera: la Coppa Davis.
Lo sliding doors di tutte le finali fu quella disputata dai nostri Quattro Moschettieri (Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli) nel 1980 contro la Cecoslovacchia. Si giocò, appunto, l'ultima edizione divisa in tabelloni zonali; dall'anno successivo, anche in seguito a quanto di scandaloso accaduto, si passò all'attuale formula con l'eliminazione diretta. E soprattutto con la decisione ovvia di mettere un Giudice di Sedia neutrale e non della stessa nazionalità della squadra ospitante. Sarebbe come far arbitrare al sottoscritto la prossima semifinale di Coppa Italia Fiorentina-Juventus. Probabilmente la farei meno sporca...

Ritorniamo a noi.
La Cecoslovacchia schierava un giovanissimo Ivan Lendl che già agli albori, avendolo successivamente visto dal vivo, risultava simpatico come il personaggio di Ivan Drago nella saga di Rocky Balboa. Tomas Smid era l'altro singolarista, Pavel Slozil la prima riserva soprattutto nel doppio e la chioccia Jan Kodes chiudeva il team.
Dopo aver passeggiato contro la Francia dando loro un sonoro cappotto, si sbarazzano con facilità a Bucarest della Romania, per di più orfana di Ilie Nastase.
Apro una parentesi su quest'ultimo fuoriclasse. L'ho visto giocare a Firenze sul campo centrale nel 1982 quando era già al termine della carriera. Uno spasso! Capellone, calzini abbassati e maglia di fuori: praticamente tutto il contrario del giocatore perfetto che doveva almeno essere, in primis, bello da vedere. Con la sua racchetta rigorosamente di legno dava ancora spettacolo. Ricordo che a ogni cambio di campo parlava con noi tifosi-spettatori poiché si riteneva a quell'età più uno showman. Gli portavano alla fine di ogni set cappuccino e brioche: che ricordi...
Le altre tre finali di zona vedono la inaspettata e meravigliosa vittoria del team argentino di José Luis Clerc contro i campioni uscenti degli Usa capitanati dallo scapestrato John McEnroe.
Altra postilla sull'Angelo biondo di Buenos Aires Guillermo Vilas che era il compagno, ma solo sulla carta e poi vedremo perché, di una Albiceleste veramente forte. Mi colpì in una semifinale contro Vitas Gerulaitis sempre al Torneo, allora veramente glorioso, che si svolgeva nel mese di maggio alle Cascine. Era mancino. Il suo braccio sinistro notevolmente più grande. Poteva stare su quella terra rossa per delle ore senza sentire il peso della stanchezza. Non aveva una racchetta in mano: rispondeva con un dritto talmente forte che sembrava impugnasse una clava! Penso sia uno dei casi limite in cui le palline le ho viste cambiare ogni tre/ quattro games anziché ogni set. Palesemente sgonfie...

Arriviamo all'Italia.
Dopo un'agevole vittoria casalinga contro la modesta Svizzera, la finale di zona si disputa al Foro Italico contro la Svezia. Sua Maestà Bjorn Borg ci dà una mano fondamentale non presentandosi alla sfida regalandoci, pur con qualche difficoltà di troppo, il passaggio del turno.
La prima semifinale mette di fronte la più debole Cecoslovacchia che si giocherà contro l'Argentina, in trasferta, la possibilità della finale per la conquista della coppa. Ed è qui che si fanno notare apertamente i malumori tra i due galli Vilas e Clerc che, tra l'altro, non si sono mai amati. Lendl, dopo una stagione unica che lo ha portato al sesto posto nel ranking mondiale, trascina la squadra sconfiggendo la domenica il "senatore" Clerc raggiungendo l'agognato traguardo. I dissidi fra le due prime donne partorirà, in seguito, un senso di colpa anche in seno alla federazione perché non aver saputo gestire la possibilità, più che concreta, di giocarsi la Davis in casa sarà vista come, in effetti, l'ultima occasione per diventare campioni. Anche il destino in seguito fece la sua parte non "partorendo" più campioni di tale nome.
L'Italia a Roma si presenta al cospetto della forte Australia della banda Mc. Un grandioso Panatta si fa scudo della propria immensa classe portando, in un doppio storico con Bertolucci, a giocare la quarta finale in cinque anni. McNamee e McNamara sono sconfitti! Rivedo ancora la "veronica" con cui Adriano sconfigge il capitano giocatore dei canguri: apoteosi!
Chiedo ai miei di non andare a scuola il venerdì e sabato per l'emozione. La risposta, come se me l'aspettassi, fu la seguente: "ma non si gioca di pomeriggio?". Certo, risposi, ma devo concentrarmi per rendere al meglio; i ragazzi devono sapere che sono lì con loro. Quante scuse...
Io riuscì nell'impresa di "fare forca", come si dice a Firenze quando si marina la scuola, i nostri eroi, ahimè, la fallirono per colpa di altri.
Nel calcio l'arbitro, in tempi ante Var, poteva sbagliare, e lo ha fatto, perché le decisioni dovevano essere prese nel giro di pochi secondi. Tanti quanto un battito di ciglia. Nel tennis impossibile! E invece successe davvero l'inimmaginabile.
Il Giudice di Sedia locale Bubenik diventò il triste simbolo di quella sfida.
Sarà, anni dopo, come Moreno ai mondiali di calcio contro l'Italia di Trapattoni o come l'incapace e ampiamente in sovrappeso Ovrebo, che a Monaco di Baviera non vide un fuorigioco di due metri e tredici centimetri, che permise al Bayern di passare il turno in Champions League contro la mia amata Viola.

In un susseguirsi di errori (clamoroso il doppio balzo della pallina su una risposta di Smid che permise a quest'ultimo di rimontare due set a Panatta, visibilmente e a ragione incazzato nero, e vincere l'incontro), interruzioni (alcuni tifosi sequestrati dalla polizia locale come accadeva nei regimi dell'Est che solo il Presidente Galgani fece liberare dopo aver intimato lo stop della gara), polemiche durante tutto il weekend in una finale che verrà ricordata come la "Sagra del FURTO".
In doppio sembrava di assistere a uno stravolgimento delle regole. Cose mai viste. A ogni cambio di campo non si percepiva cosa sarebbe successo. Nemmeno in Cile, con un regime Pinochet che cercò di influenzare la sfida non riuscendoci, erano accadute tante "disgrazie telecomandate". Lendl, Smid e... Bubenik vinsero la Coppa Davis.
La delusione fu inverosimile. Non volevo più riprendere la racchetta in mano. Non era possibile a quello che avevo assistito. Impietrito, attonito, allucinato!
Poco tempo dopo mia nonna mi disse se mi fosse stato possibile accompagnarla in una merceria per il ritiro di una sua gonna "perché ci vedo poco per rifare l'orlo" - disse. Ben contento, anche perché di ritorno ci sarebbe stata la merenda in una famosa pasticceria, l'assecondai.
Mi aveva fatto una sorpresa regalandomi, dopo essersi informata "in giro", il mio primo racchettone; una sorta di... padella da friggere che però portavo con orgoglio al circolo.
Ovviamente ricominciai a giocare e il primo torneo vinto lo dedicai alla mia vecchietta preferita. 
Questo articolo è, anche, nel suo ricordo.