Se, ed è un dato di fatto, ad un giornalista viene chiesto di rendere al proprio datore di lavoro un minimo di quanto egli gli ha dato per poter entrarne nelle grazie, questi sicuramente cercherà il titolo ad effetto, l'argomento sensazionale o anche cercherà, negli argomenti che smuovono le masse, il link vincente tra quello che è remunerante e ciò che il "popolo" vuol sentire. E' di ieri l'articolo del Sig. Stefano Agresti,del quale non mi permetto minimamente di giudicare eticamente ne qualitativamente il lavoro dato che non ne ho le competenze ne le qualifiche, in cui venivano in un qualche modo messe in stretta correlazione due "scelte" etiche sicuramente opinabili ma che non hanno alcun punto che le mette in correlazione.

La prima riguarda la becera scelta di privare i capitani delle varie squadre di calcio della libertà di poter addobbare la propria fascia (con focus specifico su quella dedicata a Davide Astori) con ciò che per loro può essere importante, fashion o quant'altro. I motivi dietro questa scelta sono pressocchè ignoti ed anche nel momento in cui venissero esplicati penso che nessuno, dal capitano dell'Inter a quello del Pizzighettone, arriverà mai completamente ad accettarli senza pensare tra se e se che altri oscuri motivi (merchandising o quant'altro) sottostiano l'immotivata regola. 

La seconda riguarda la, seppur non condivisibile dal mero punto di vista etico-sportivo, scelta della Juventus di "abbellire" il suo stadio mettendo in bella mostra due scudetti che di fatto suoi non sono. Sorvolando i vari motivi, più che sacrosanti, che hanno portato all'allora dirigenza della Lega Calcio a sottrarre alla Juve il "maltolto", resta comunque la legge "io a casa mia, nel rispetto delle regole della società, faccio un po' quel che mi pare" che consente alla società di disporre del PROPRIO stadio come più le aggrada.

Ciò che mi ha spinto a scrivere questo mio primo articolo è stato il vedere la gente comune come me che innanzi a tale articolo metteva in correlazione il sottomettere da parte della FIGC i suoi tesserati al proprio volere con il  potere della Juventus. In pratica si è creato un parallelismo implicito tra ciò che l'uomo e le donne comuni vivono ogni giorno, ovvero il dover sottostare alle leggi di un governo malvisto da 40 anni a questa parte(senza eccezioni di sorta) che di contro favorisce i propri "adepti" e soprattutto i potenti. 

La mia riflessione si è spinta indietro nel tempo quando nell'ultima era Berlusconiana, sedava di più le sofferenze di un popolo poter far vedere quali fossero le inclinazioni sessuali del premier piuttosto che fare una legge che potesse garantire un minimo di dignità a chi soffriva per la povertà. La maggior parte dei giornalisti dell'epoca sapevano che era facilissimo "vincere" trovando e spiattellando su un giornale quante donne il premier avesse avuto e come, piuttosto che fare un serio lavoro di inchiesta ed informazione. Siamo sempre stati abituati a  proiettare le nostre angosce ed i nostri fallimenti verso un "nemico" comune, in modo da sentirne il peso condiviso con tutti e ciò è esattamente quello che stiamo vivendo nell'ormai sempre meno puro e martoriato mondo del pallone.

Ciò che Agresti ha fatto nel suo articolo, seppur "professionalmente" condivisibile, rientra in una categoria di cose che una persona della sua cultura non dovrebbe fare poichè, insieme ad altri cento/mille o più con lo stesso modus operandi, non fanno altro che annaffiare il seme dell'intolleranza e l'odio "sportivo" che poi crea quelle situazioni oltre la legalità che i fatti di cronaca ci hanno più volte mostrato.

Secondo me da queste piccole cose dovrebbero derivare i grandi cambiamenti. Scegliere di parlare ed enfatizzare l'aspetto sportivo, le qualità di un giocatore, magari del gossip intorno ad esso, qualsiasi cosa faccia evadere chi legge dalla monotonia problematica che vive ogni giorno. Consentire gli sfottò senza apostrofarli, perché nell'era pre social si udiva di peggio e soprattutto si faceva di tremendamente peggio, non basta dunque ora fare del perbenismo su ciò che il tifoso del Napoli dice a quello della Juventus e viceversa per potersi ergere a moralizzatori. Bisogna far cadere le attenzioni delle persone su ciò che il calcio in quanto macchina da intrattenimento offre senza marciare sulla "manipolazione" dei sentimenti.

Il calcio dovrebbe essere una cosa leggera ed anche se, mettendo in luce il più profondo  spirito agonistico dell'essere umano, non sarà mai uno sport in cui tutti si daranno la manina a fine partita può comunque mantenersi nei binari dell'intrattenimento.
Sta a chi ha il potere di penna cercare di mitigare le cose facendo regredire l'odio a semplice rivalità.