Il riflesso rossastro delle ultime luci del sole al tramonto si specchia sul Lungarno, dove mi trovo con tre miei cari amici milanisti arrivati oggi a Firenze per gustarci un fine settimana immersi tra musei, arte, cultura e magari qualche bella bistecca fiorentina nell'attesa del match di sabato sera tra i Viola e i Rossoneri.  

Passeggiando tra le pittoresche vie del centro storico, ci troviamo ad attraversare Ponte Vecchio, ci accostiamo ad un banco di souvenir per riportare qualche ricordo della nostra gita, alcuni presenti alle nostre consorti e subito dopo ci ritroviamo con quattro pacchetti in mano a passeggiare nel Borgo di Santa Croce, presso l'omonima piazza dove si stacca imperialmente uno storico edificio di culto Francescano in perfetto stile gotico, la cui costruzione risale al XIII Sec., è appunto la Basilica di Santa Croce, dove sono conservate le spoglie di Michelangelo Buonarroti e Galileo Galilei. E' considerata la più grande chiesa francescana nel mondo che la leggenda vuole essere stata fondata da San Francesco in persona. Vanta al suo interno ben 16 cappelle di famiglia e in alcune di esse dominano meravigliosi affreschi di Giotto. 
Usciamo e all'esterno su di una facciata laterale notiamo due targhe poste a ricordo di due eventi catastrofici: le due terribili alluvioni del 1557 e quella di 46 anni fa: correva il 4 novembre 1966. Quelle targhe stanno ad indicare il punto in cui l'acqua del fiume Arno arrivò. Io frequentavo l'ultimo anno dell'Istituto Tecnico Industriale e nel giugno dell'anno successivo avrei sostenuto gli esami di maturità.

In quei giorni mi trovavo assieme ai miei genitori a trascorrere il ponte di OgniSanti in Umbria, presso i miei nonni in un ridente paesino sui colli del lago Trasimeno. Rientrammo nella Capitale a ponte ultimato, ma ripresi la scuola solo un paio di giorni dopo poichè, forse a causa di quel diluvio, ne rimasi febbricitante e così quando ripresi le lezioni mi accorsi che in aula erano rimasti solo una una mezza dozzina di compagni, tutti gli altri erano partiti assieme a due professori alla volta di Firenze, dove ragazzi giunti da tutto il mondo hanno dato vita ad un gruppo poi denominato "Angeli del fango", volto al salvataggio di centinaia di opere d'arte e migliaia di testi antichi devastati dalla furia delle acque e dalla mole di fango che quella terribile alluvione aveva causato.               
Alle 2.30 di quella notte, dopo tre giorni d'incessante pioggia torrenziale, il fiume Arno ruppe gli argini, verso le 5 del mattino gli orafi di Ponte Vecchio, gli unici, riferiscono le cronache di allora, ad essere avvisati, riuscirono a mettere in salvo i loro preziosi. 
Poco dopo la furia delle acque si abbatterà sulla Biblioteca Nazionale e sulla Basilica di Santa Croce.   
A mezzogiorno l'acqua salirà a 6 mt. di altezza. L'allora sindaco di Firenze, Bargellini, chiederà, essendo ormai tutto il centro città un ammasso di fango, aiuto al nostro governo. 
In verità altre due terribili alluvioni colpirono la città toscana, una nel lontano settembre 1557 e un'altra il 3 novembre 1844, dunque negli ultimi due secoli novembre è stato un mese catastrofico per tutti i fiorentini.   
Nelle giornate successive a quel tragico 4 novembre tutto il centro di Firenze si trasformò per lunghe settimane in una sorta di babele poliglotta, dove studenti e volontari di tutto il mondo scavarono con badili, attrezzi vari e a volte anche a mani nude, tra macerie e fango per cercare di salvare opere, libri, tele, tutto ciò che fosse storia, arte, cultura e il tutto veniva ammassato su centinaia di carriole pronte ad essere trasportate su colonne di camion per le dovute opere di restauro.
Ciò nonostante, un immenso patrimonio artistico andò distrutto o perduto, e non solo per la città di Firenze, ma per l'intera umanità. E quelle targhe affisse a segnalare quel crudele record di altezza d'acqua è la perenne testimonianza dell'immane disastro che l'alluvione causò 44 anni or sono, prendendosi purtroppo anche la vita di 35 persone.

Ma come entriamo in una tipica taverna toscana, a due passi dal Lungarno, per mangiar qualcosa, ecco di colpo, ammaliati da allettanti profumi di cucina, dimenticare quelle tristi targhe, per poi unicamente concentrarci alla lettura del menù vergato in solenne toscano. 
Il cameriere è gentilissimo e professionale, ma con un accento talmente fiorentino (dalla quantità di "acca" aspirate ci sembrava essere in Svizzera) che risultò a noi più semplice intuire sulla carta, che attendere la sua spiegazione tradotta da fiorentino a italiano per ordinare i singoli piatti desiderati. 
Ma ecco di colpo entrare nel locale, nell'aria già impregnata di quell'odore tipico della grigliata campagnola, uno stornellatore fiorentino con la chitarra in mano e quel viso birichino, alla "Benigni", quasi volesse farci rivivere quell'ironia tipica fiorentina di Giorgio Perozzi, impressa nel mitico film di Monicelli "Amici miei" con le immancabili gag di Tognazzi, Celi, Moschin, Noiret... ma quanto ci avete fatto ridere... peccato che di film così fatti non se ne vedano più,  ci inizia a cantare con quell'aria comica ed intrigante, una celebre canzone di  Odoardo Spadaro:

      Partiva una mattina co'i' vapore  
'Gli era un signore d'una certa età 
Vedendolo gli fo: scusi signore!    
Perdoni, l'è di' ffiore, sì lo so    
Lei torna a casa lieto, ben lo vedo  
Ed un favore piccolo le chiedo
La porti un bacione a Firenze.
      Che l'è la mia città
Che in cuore ho sempre qui...

Ah...che volete che vi dica, rivolgendomi ai miei amici, con le mani impegnate a disossare la bistecca alla fiorentina, sarà che io sono un romantico, ma quest'atmosfera... sembra un paradiso, guardate le luci dei lampioni che si riflettono sull'Arno che gioco magico che fanno... e poi questo mangiare divino... questa musica... sembra quasi rivivere il Medio Evo... guardate... sotto a quell'arco e su per il vicoletto... non vedete... ma quello è Dante!... Sì è lui con la sua Beatrice... sì certo - interviene Mario - e quello dietro è Lorenzo il Magnifico accompagnato dalla signora Clarice Orsini... sicuro - si fa sentire anche Luca - ma quello è Leonardo... ma, ma è con un uomo!.. - e infine Emanuele - ma guardate vedo un uomo solo con una cosa in mano... ma quello è Antonio Meucci... con un telefono primordiale in mano!.....

Andiamo ragazzi è ora di pagare il conto... ma, ma non vedete chi arriva davvero?... Non sappiamo chi sia... ma tu Massimo lo conosci?... Come no... ma è lui, è Rocco Commisso con la sua signora!...
Dai, dai andiamocene, noi siamo 4 milanisti e per giunta romani!!... Eh beh, lui mica è fiorentino... è di nascita calabrese e poi se n'è andato negli States... Del resto noi tifiamo Milan e siamo tutti nati a Roma!!
Ma sapete ragazzi cosa vi dico: a me Firenze e tutta la Fiorentina mi stanno simpatici, io per sabato sera firmerei un pareggio!   
Ah... Massimo... ma stai a scherzà!!... E lo stornellatore, in attesa della meritata mancia, sentendo il nostro fraseggio intona uno stornello alla Narciso Parigi... i Diavoli che fan pari coi Viola!?... Beh unn'esiste... o la Fiorentina che 'nna rifilati 5 alla Samp vi rimanda a pià l'olio di ricino come quel de Bergamo... oppure 'n son bischeri!!... 'l'è come quello che si tagliò i cinci pe' fà dispetto a la su moje....!! ....oppure se preferite: "Poggio e buca fa pari" (*).
"Adesso ve l'ho detta tutta... ma... maremma che fatica!!... Son quasi stracco... buonanotte signori e vinca 'l mejo!!!". 

                                                            

Un abbraccio

Massimo 48

 

(*) Traduzione:  Poggio = salita 
                          Buca= discesa 
                          Pari= pianura.