Il ministro dell'Interno Salvini, noto tifoso milanista, non ha lesinato critiche nei riguardi dell'operato di Gennaro Gattuso, allenatore rossonero, il quale, rispondendo per le rime, ha invitato il vicepremier ad occuparsi di questioni politiche. L'altro vicepremier, Luigi Di Maio, invece, prima di scalare i vertici del Movimento 5 Stelle e della politica italiana, di mestiere faceva lo steward allo stadio "San Paolo". I maligni, dal canto loro, sostengono che quest'ultimo fosse un venditore di bibite. Il capo del governo gialloverde, Giuseppe Conte, non ha nascosto le proprie simpatie per la Roma; Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica Amministrazione, oltre ad aver militato nel CDA bianconero, è tifosa juventina. Molto singolari i gusti calcistici del Sottosegretario Giorgetti, il cui cuore batte per i baincorossi del Varese e, udite udite, per gli inglesi del Southampton (!), team per il quale ha fondato un fan club italiano.

La Prima Repubblica forniva un quadro molto più romantico circa le inclinazioni pallonare di deputati e senatori. Il "Divo" Giulio era acclarato romanista sfegatato, tanto da intercedere personalmente, evitando la cessione di Paulo Roberto Falcao all'Inter. Il leader comunista Berlinguer, a detta di molti e dell'Avvocato Agnelli, non mascherava la propria fede juventina, al pari di Palmiro Togliatti, solito pronunciare un'emblematica frase :"E tu, pretendi di fare la rivoluzione, senza sapere i risultati della Juventus?". Chiunque mettesse piede nello studio di Giorgio Almirante, capo del Movimento Sociale Italiano, poteva notare, in bella mostra, un gagliardetto della Juve.

Il mattatore della Seconda Repubblica, Silvio Berlusconi, presidente del Milan per un trentennio, ha regalato alla compagine rossonera coppe e campioni, interrompendo, di tanto in tanto, l'egemonia degli Agnelli nel calcio italiano. L'ex ministro della Difesa nell'ultimo dei governi dell'ex Cavaliere, Ignazio La Russa, è tifoso interista e, conseguentemente, anti-juventino dichiarato. Romano Prodi e Pier Ferdinando Casini, bolognesi purosangue, non potevano non supportare i colori rossoblu. Massimo D'Alema, il baffetto più famoso della sinistra italiana, ha un debole per la Roma. Facendo un passo in avanti, Enrico Letta, ex premier, è tifoso milanista, mentre il suo successore a Palazzo Chigi, Matteo Renzi, è stato visto in molteplici occasioni allo stadio "Franchi", incitare la squadra viola. "So de Roma e tifo Juve" è la sintesi del Gentiloni-pensiero, oltre che di Walter Veltroni.

Il calcio è entrato spesso nelle aule del Parlamento, ad esempio, nel 1998, il senatore Felice Besostri, dei Democratici di Sinistra, chiese al Ministro delle Finanze, se i ripetuti errori arbitrali pro-Juve (Iuliano-Ronaldo su tutti), avessero compromesso gli introiti dei concorsi pronostici. Caso analogo, a distanza di 16 anni, si manifestò con l'interrogazione parlamentare del dem Miccoli, preoccupato per le sorti degli azionisti di Juve e Roma, all'indomani della controversa sfida, terminata 3-2 in favore dei bianconeri. Non poche le polemiche legate all'introduzione della Tessera del Tifoso, regolante l'accesso agli stadi, introdotta dall'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni.

Il tifo italiano ha abbracciato l'ideologia politica. Se Inter, Lazio o Hellas Verona si schierano a destra, Livorno, Ternana o Pisa stanno dall'altra parte della barricata. Simboli e icone del discorso politico hanno fatto capolino negli stadi nostrani da molto tempo e non sono mancati episodi controversi. Uno su tutti, gli adesivi di tifosi laziali, raffiguranti Anna Frank in maglia giallorossa, con chiaro intento antisemita; nondimeno, i cori pro-foibe intonati dai tifosi livornesi in diverse circostanze. 

Paolo Sollier, ex giocatore del Perugia, è raffigurato, in fotografia, col pugno sinistro alzato, intenzionato a fomentare il tifo dei sostenitori umbri; Paolo Di Canio, bandiera laziale, sovente, ha mimato il "saluto romano", per celebrare le sue marcature. La bandiera italiana, con tanto di croce celtica, sfoggiata al Circo Massimo da Buffon, De Rossi e Pirlo, in occasione dei festeggiamenti per il Mondiale 2006, fu veicolo di polemiche. G1G1 si rese protagonista di un controverso episodio, risalente agli anni di Parma, esperienza nella quale, per un breve periodo, indossò la maglia numero 88, significante "Heil Hitler", nella numerologia nazista.

Alcuni ex calciatori, fuori dall'Italia, hanno intrapreso la carriera politica. George Weah, ex Pallone d'Oro, è attualmente Presidente della Liberia, sua nazione d'origine. Kakha Kaladze, in passato difensore del Milan, dopo esser stato nominato ministro dell'Energia, in Georgia, è Sindaco della Capitale, Tbilisi, dal 2017.  Andrij Shevchenko, invece, si candidò nelle fila dell'ex Partito Socialdemocratico ucraino, non superando, tuttavia, la soglia di sbarramento. Chissà che, questi tre ex milanisti, non abbiano intrapreso la strada della Cosa Pubblica, ispirati dagli insegnamenti del loro ex presidente in rossonero.

Proprio l'ex Cav, grande intenditore di calcio, ha interferito spesso nelle vicende tattiche della sua squadra. Amante del calcio propositivo, non rinunciava ad esprimere il proprio apprezzamento verso un sistema di gioco, dotato di due attaccanti, con alle spalle un fantasista dai piedi buoni (vedi Kakà-Sheva-Inzaghi). La politica è entrata in tackle, sull' "oppio degli italiani", in disparate circostanze, sotto forma di opinioni, espresse dai leader oppure di interrogazioni, elaborate dagli uomini in doppiopetto. Calcio e politica, un legame tendenzialmente forte, testimoniato da slogan, cori, bandiere e simbologie, entrati a pieno titolo nell'immaginario collettivo nazionale.