Prosegue la telenovela riguardo al successore di Max Allegri sulla panchina juventina.
Sono stati fatti non meno di dieci nomi per la guida tecnica del club bianconero ma da alcuni giorni circolano con maggiore insistenza quelli di due tecnici che nel corso degli ultimi anni si sono dimostrati acerrimi nemici della società bianconera: Josè Mourinho e Maurizio Sarri.

Partiamo dal primo.
Quel che è certo è che il potentissimo procuratore portoghese Jorge Mendes, principale protagonista nella scorsa estate dell’affare Cristiano Ronaldo, sta lavorando alacremente per portare a Torino lo Special One. Il tecnico portoghese viene da alcune stagioni non propriamente esaltanti, culminate solo pochi mesi fa con il suo allontanamento dalla panchina del Manchester United. Per questo Josè è alla ricerca di una società che lo possa rilanciare come uno degli allenatori migliori al mondo, e in questo momento nulla di meglio per lui potrebbe esserci che la panchina della squadra bianconera.
A Torino di Mourinho piace la capacità di saper vincere in Europa, vera e propria ossessione del club della Mole, la mentalità vincente e la capacità di gestire i grandi campioni. E’ vero che in passato la società piemontese ha affidato la guida tecnica a giovani allenatori emergenti, privi di palmares importanti e facendoli diventare grandi alla Juventus. Trapattoni, Lippi, Conte, quando si sono seduti sulla panchina bianconera non erano certamente dei top manager, ma solo giovani tecnici emergenti, e sono diventati allenatori di fama mondiale grazie, oltre che alle loro indiscusse capacità, al club bianconero. Ma quelle Juventus non erano nemmeno paragonabili al club di oggi. La Juventus attuale è una società quotata in borsa, rappresenta un brand noto in tutto il mondo e ricava oltre 550 milioni di euro l’anno. Inoltre, aspetto da non trascurare riguardo la scelta del nuovo tecnico, la squadra annovera tra le proprie fila fior di campioni quali Cristiano Ronaldo, considerato insieme a Messi il miglior calciatore al mondo e quindi elemento da gestire con capacità ed esperienza sia all’interno dello spogliatoio che sul terreno di gioco. Le Juventus dei primi Trapattoni, Lippi e Conte potevano anche permettersi di “toppare” qualche scelta, cosa oggi non più possibile. Un club internazionale come è diventata la Juventus non può concedersi errori. Per questo motivo uno straordinario gestore con l’esperienza internazionale e il palmares di Josè Mourinho rappresenterebbe senza ombra di dubbio un sigillo di garanzia per il club da questo punto di vista. Il tecnico lusitano sarebbe inoltre una scelta in assoluta continuità con la precedente gestione tecnica. Se a Max Allegri si imputava un certo difensivismo e una scarsa capacità di far giocare bene la squadra, con il tecnico portoghese non si cambierebbe di una virgola riguardo tali tematiche, anzi, catenaccio e contropiede a Torino si vedrebbero ancor di più che con il tecnico livornese in panchina. Ma ad Andrea Agnelli, dello spettacolo fine e a se stesso conta ben poco. Ai vertici della società piemontese, fin dai tempi di Giampiero Boniperti, il motto è sempre lo stesso: vincere non è importante; è l’unica cosa che conta.

Sarri rappresenta invece la suggestione, il sogno, quel tecnico che può riaccendere la passione in tutti quegli juventini scontenti del gioco poco spettacolare espresso dalla Juventus negli ultimi anni. L’allenatore che potrebbe avviare i bianconeri verso un modo di intendere il gioco del calcio in modalità più “europea” sullo stile di squadre come Manchester City, Liverpool, Ajax, che attraverso il loro gioco fatto di intensità, velocità, tecnica individuale e grande collettivo, hanno incantato nelle recenti semifinali di Champions. Per altri aspetti però, immaginare sulla panchina bianconera il sessantenne tecnico nato a Napoli, può sembrare fantascienza. Il famoso “stile Juve”, che ha reso famoso il club piemontese in tutto il mondo, si andrebbe a scontrare e non poco con le tute di Sarri, i suoi mozziconi di sigaretta tenuti tra le labbra durante le partite, le conferenze stampa condite con terminologie non proprio da lord inglese, per usare un eufemismo, e non per ultimo la verve polemica che da sempre lo contraddistingue. Tutti elementi che lo distanziano nettamente dalla storica filosofia del mondo Juve.
Ma Agnelli è uomo pratico, ed avendo affrontato il Napoli di Sarri nelle ultime stagioni, ha imparato ad apprezzarne non solo il gioco spumeggiante e altamente spettacolare ma anche la concretezza dal momento che nell’ultima stagione trascorsa sulla panchina dei partenopei Maurizio Sarri ha ottenuto 91 punti, 28 vittorie in campionato e il minor numero di reti subite (29) nei tornei di serie A, a 20 squadre. Un altro elemento che potrebbe spostare gli equilibri dalla parte di Sarri è quello che rimanda a Pep Guardiola.
Non è mistero che l’allenatore spagnolo oggi al City rappresenti da sempre la prima scelta di Andrea Agnelli riguardo la conduzione tecnica del club. Guardiola ha più volte ribadito che per la prossima stagione rimarrà alla guida dei Citizen, ma che in futuro non disdegnerebbe un’esperienza nel campionato italiano e in quel caso il club bianconero rappresenterebbe il top per un tecnico della sua levatura. Dal momento che ci sono tantissimi punti di contatto tra filosofia di gioco di Sarri e di Pep Guardiola, chissà che i dirigenti torinesi non pensino ad un Sarri come ad una sorta di “apripista” per lo spagnolo che, dopo uno o più anni di Sarri, troverebbe il terreno già spianato e quindi tutte le migliori condizioni per impiantare rapidamente il suo tipo di gioco e i suoi schemi, così distanti da quelli di altri allenatori di stampo più “tradizionale”.

Chi preverrà tra i due? Difficile dirlo ad oggi, anche se c’è la convinzione che il club magistralmente diretto da Andrea Agnelli abbia già messo sotto contratto il tecnico per la prossima stagione e stia solo aspettando il momento più opportuno per dare l’annuncio. Sempre che tra i due litiganti, uno tra Deschamps, Zidane, Inzaghi, Mihajlovic, Pochettino, Paulo Sosa, Antonio Conte, o chissà quale altro nome a sorpresa, possa uscire dal cilindro di Agnelli, Paratici e Nedved, diventando così il terzo che si godrà la panchina juventina a far tempo dalla prossima stagione agonistica.