La dama lentamente si sta levando il velo. Si sta scoprendo e mostra a tutto il mondo la bellezza del suo giovane aspetto. Questa fanciulla è splendida, ma è dovuta maturare troppo in fretta. Non ha goduto del tempo per apprendere. I suoi genitori l’hanno immediatamente posta innanzi alla fredda e cruda realtà e le è stato necessario adeguarsi immediatamente a essa. Così si è presentata agli esami con il minimo studio indispensabile per affrontarli e non può nemmeno sbagliarli perché da lei ci si aspetta talmente tanto che non deve perdere un anno. Le prove d’appello sono risicate e l’errore non le è praticamente concesso. La sua è una realtà difficile e parecchio esigente. D’altronde le sorelle maggiori, rectius versioni precedenti, hanno un curriculum impressionante e non è semplice per la madre e il padre accettare qualcosa di diverso. Purtroppo è così. L’urgenza è che la figlia maturi con la rapidità della frutta in estate. Le è stata praticamente strappata la giovinezza e non è assolutamente una condizione semplice o agevole.

La Juve, però, sta lentamente emergendo. La squadra è forte. Credo che una simile affermazione sia difficilmente contestabile. O meglio: tutto è soggettivo, ma i tanti giovani che vestono la maglia bianconera fanno parte certamente di un’élite che nella trascorsa stagione vantava immensa attenzione mediatica e godeva di parecchi complimenti. Il riferimento è, per esempio, a Chiesa o Kulusevksi. Come sostenuto nel paragone con la fanciulla di cui sopra, però, a un gruppo che si è formato durante la scorsa estate è mancato il tempo per crescere e maturare.
Si consideri l’undici tipo della Vecchia Signora targata Sarri: Szczesny; Cuadrado, Bonucci, de Ligt, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic, Rabiot; Dybala, Higuain, Ronaldo. Lo si raffronti, ora, a quello di partenza che ha sfidato lo Spezia: Buffon; Danilo, Bonucci, Demiral; Cuadrado, Bentancur, Arthur, Mckennei, Chiesa; Dybala, Morata. Al netto del cambio in porta, gli elementi variati da un anno fa sono ben 6. Più del 50percento. E’ chiaro che il momento attuale è particolare perché il giovane difensore olandese è alle prese con il recupero dall’intervento subito alla spalla mentre il terzino brasiliano patisce l’ennesimo problema muscolare della sua carriera e Cristiano è appena risultato negativo al tampone dopo 19 giorni di positività, ma le differenze sono generali. Sia sufficiente pensare che dal 4-3-3 si è passati in un amen al 3-5-2. Le diversità sono piuttosto lampanti e la modifica concerne un’intera struttura tattica. E’ vero che non è importante il modulo, ma la sua interpretazione. Virare da una difesa a 4 a un sistema a 3, in ogni caso, varia un’intera impalcatura. I meccanismi devono essere immagazzinati. Un tecnico nuovo, anche se ama il possesso palla e gioca un calcio propositivo alla stregua del predecessore, vanta idee sue e una propria personalità. Gli atleti sono persone. Non sono automi. Proprio per questo abbisognano di un periodo sufficientemente lungo per trovare una quadra. Non è neppure semplice, e questo vale in particolare per i giovani giocatori che rappresentano la principale percentuale degli acquisti bianconeri dell’ultimo periodo, adattarsi all’ambiente Juve. E’ risaputo: questo habitat dona parecchia gloria e soddisfazione, ma richiede altrettanta fatica e sacrificio. E’ così. La famiglia bianconera non conosce mezze misure: o la si ama o la si odia. E’ incredibile notare come vi siano uomini che non vedono l’ora di darsela a gambe dai sabaudi e altri che, invece, non li lascerebbero mai. Basti ricordare le sofferenze del Pipita quando ha dovuto abbandonare Torino o udire come Pjanic parla della sua ex squadra. L’esempio più emblematico è quello di Morata che ritrova se stesso proprio in questa Città. Altri, invece, hanno maturato sensazioni diverse. Ricordo Elia, Bendtner, Anelka, Coman… Tornando a noi: cosa è mancato sino a ora alla Juve di Pirlo? Il tempo. Punto.

Quando sarà pronta la Vecchia Signora? Domanda interessante, ma senza risposta. Qualche tassello dell’ingranaggio inizia a trovare il giusto spazio. La macchina comincia a muoversi o, per essere più romantici, la dama si sta lentamente abbassando il velo. Sarri ereditò una compagine da Allegri, ma non vi fu un reset del sistema. Si apportò qualche adattamento importante, ma nulla più. E’ assurdo come l’uomo della Rivoluzione per eccellenza, colui che viene definito il Comandante, si sia quasi mestamente adeguato agli ordini della società. Maurizio l’aziendalista non l’avevo mai ammirato. Eppure… Sposarsi con la Juventus è qualcosa di incredibile che, a tratti, modifica anche gli aspetti essenziali della personalità. Mandzukic ed Emre Can hanno rappresentato le uniche “vittime” del calcio dell’ex tecnico partenopeo. Di loro, proprio non ne voleva sapere. Credo che la sua accettazione incondizionata di ciò che la dirigenza proponeva abbia rappresentato l’origine di tutti i mali. Avete mai sentito la storia della rana e lo scorpione raccontata da Max Pezzali? Ve la riassumo in breve. Il secondo animale doveva attraversare il fiume e incontrò il primo che era in acqua. Ne approfittò subito e le chiese: “Mi aiuti a guadare il torrente?” L’altro tentennò perché temeva che, poi, la bestia l’avrebbe punto. Il velenoso amico, però, era un ottimo oratore e la convinse con una tesi ineluttabile: “Se io ti colpisco, moriamo entrambi! Che senso avrebbe?!”L’anfibio rimase tanto spiazzato quanto persuaso e caricò l’ospite sulla sua schiena. A metà del percorso, però, patì un forte dolore e comprese l’insano gesto dello scorpione. Allibito le chiese: “Perchè l’hai fatto?”. Lui rispose: “E’ la mia natura”. Con il massimo rispetto e le chiare differenze, noto una situazione piuttosto simile nel rapporto tra Sarri e la Vecchia Signora. Volete sapere se credo che il toscano sia stato “tradito” dalla sua dama? Sì. Questa gli ha chiesto aiuto per modificare un atteggiamento rendendolo più confacente allo stile europeo, poi si è accorta che la sua essenza era troppo diversa da quella del nuovo sposo. Erano incompatibili. Non aggiustando la squadra nel mercato di gennaio e senza difenderlo a spada tratta dalle accuse eccessive che gli piovevano da parecchi tifosi e media, già a metà stagione, la Vecchia Signora manifestava indirettamente la volontà di scaricare Maurizio. E’ stata la puntura dello scorpione. Lì, è morta l’annata bianconera. Il covid-19, poi, ha completato definitivamente l’opera con la sconfitta di Lione avvenuta in un clima internazionale assolutamente surreale e assurdo. Il resto è storia nota. In estate, la squadra ha raccolto il minimo sindacale per trasformare una stagione da negativa a positiva. Vi chiedo scusa se per una volta utilizzo questi vocaboli con il loro significato originale. Il riferimento è chiaramente allo Scudetto. Sarri, invece, è stato cacciato. Arrivederci e grazie. La dirigenza si è resa conto che era ora di ampie modifiche anche a livello di giocatori. Ha capito che, probabilmente, Allegri era nel vero quando domandava una simile rivoluzione. Sono usciti, quindi, senatori come Pjanic, Matuidi, Higuain e Costa. Khedira è stato posto ai margini e sono giunti tanti giovani. Si è compreso che la scossa non serviva solo dal punto di vista tecnico. Era necessario dare ricambio a personalità che tanto avevano donato alla causa e che magari necessitavano di altri stimoli.

Dopo aver eseguito l’excursus che ha condotto i bianconeri alla situazione attuale e alla necessità di tempo, giungo al quesito più importante. Come dovrebbe giocare la nuova Juve? E’ chiaro che l’idea è assolutamente personale e potrebbe essere completamente errata. Seguirei, però, la falsariga della sfida contro lo Spezia che mi è parsa la migliore uscita stagionale insieme al match di Champions a Kiev. Sczcesny e Buffon non si discutono. Al momento, la difesa a 3 deve essere un must. La compagine pare digerirla molto meglio. Se si agisce con una simile struttura tattica, i movimenti sono più snelli ed efficaci. In attesa di de Ligt e Chiellini, la soluzione è univoca: Danilo, Bonucci e Demiral. E’ lampante che il rientro dei 2 pilastri potrebbe togliere il posto al carioca e al turco. Se vuole restare nel progetto, quest’ultimo è costretto a crescere parecchio. Il sudamericano è convincente nel suo nuovo ruolo. La mediana a 5, forse, fornisce più garanzie di copertura rispetto a un modulo con 4 giocatori e un trequartista. E’ chiaro che uno dei centrali sarà caricato di un compito molto importante e fisicamente dispendioso. Si tratta di uno sforzo d’incursione che Mckennei ha dimostrato di saper svolgere piuttosto discretamente. Serve l’uomo che per Conte era Vidal. Per raggiungere i picchi del cileno, l’americano abbisogna di maturare soprattutto dal punto di vista tecnico-tattico, ma è sulla buona strada. Il texano è dotato di ottimi tempi d’attacco alla porta avversaria. A Cesena, contro i liguri, non ha sempre saputo districarsi nel traffico dopo il primo aggancio, ma ha mostrato grandi qualità nel passaggio di prima o comunque molto rapido. Ha pure doti aerobiche per riuscire a fornire maggior contributo alla fase di non possesso dove i bianconeri si sono sovente trovati spezzati in due tronconi. Non gli si può richiedere il dono dell’ubiquità e tale dilemma è risultato soprattutto durante le transizioni passive. Lì, Pirlo dovrà lavorare. Di fianco a Mckennei non rinuncerei a Bentancur e Arthur. Questi, però, devono essere maggiormente presenti e arcigni quando è il momento di sradicare la sfera dai piedi avversari. Sono, invece, molto utili nell’istante in cui si costruisce. Il fosforo dell’uruguaiano e le doti tecniche del brasiliano sono fantastiche. Quest’ultimo non perde mai palla e ha una percentuale di passaggi riusciti che rasenta la perfezione. Rabiot e Ramsey resterebbero attualmente valide alternative che non riescono ancora a garantire continuità. Sullo sfondo rimane il giovane Portanova.

Gli esterni rappresentano un determinante punto di forza dei bianconeri. Cuadrado e Chiesa sono favolosi. Nonostante abbia superato i 30 anni, il colombiano viaggia ancora ai mille all’ora. Attacca e difende persino di più del giovane collega. Federico deve imparare tanto da Juan, ma sono una coppia magnifica. Entrambi sono molto utili nell’allargare il gioco dando respiro alla manovra e le loro capacità tecniche sono fenomenali. Il figlio d’arte può persino migliorare sotto tale profilo avendo ampi margini di crescita in molte sue potenzialità. Saltano l’uomo e ciò non deve essere sottovalutato perché crea superiorità numerica. Se schierato in quel reparto, invece, Kulusevski non mi convince appieno perché pecca tatticamente. Sarebbe opportuno recuperare Bernardeschi da questo difficile momento e inserire Alex Sandro nel meccanismo. Frabotta resta un’alternativa. In attacco, il problema dorato si chiama Dybala. La Joya non è ancora in perfette condizione e, con il rientro di Ronaldo, credo che si possa andare verso un duo formato da Morata e CR7. Lo spagnolo è in una forma strepitosa. In 6 gare ha già segnato 4 reti e si è visto annullare ben 5 centri dal Var per questione di centimetri. Ma a stupire è soprattutto il contributo fornito alla squadra. Eccezionale. Non ha l’inventiva di Higuain, ma i suoi movimenti e la presenza in area sono fondamentali così come le sue capacità sotto porta.”Cristiano is back! This is the most important!”. Il lusitano ha parlato così, quasi ironicamente, a Sky Sport, e credo che siano sufficienti tali poche battute per spiegare la sua importanza nel sistema bianconero. Paulo ha quindi tutto il tempo per ripresentarsi in ottima condizione dopo il doppio infortunio muscolare della scorsa estate e Kulusevksi può crescere con maggior tranquillità. Lo svedese è dotato di colpi fantastici, ma ha mostrato di patire certi palcoscenici. Contro il Barca e la Roma, per esempio, si è eretto a protagonista negativo. Non penso sia un fattore psicologico, ma proprio d’esperienza.

Ricapitonaldo. Juventus (3-5-2): Sczcesny; de Ligt, Bonucci, Danilo (Chiellini); Cuadrado, Bentancur, Arthur, Mckennei, Chiesa (Alex Sandro); Morata (Dybala), Ronaldo. 

La nuova Juve si sta lentamente scoprendo.
E’ solo all’inizio della sua crescita, ma il futuro pare davvero roseo. Serve pazienza.