Le notti di Champions sono da sempre quelle dei campioni, dei giocatori che infiammano lo stadio, delle grandi giocate e a volte dei grandi ritorni come nel caso di Lukaku che ha aspettato la serata di gala per fare il suo ritorno da star dopo uno dei periodi più bui della sua carriera. La sfida europea tra Inter e Porto è infatti stata decisa dal belga che entrato nella ripresa ha segnato il gol partita con uno dei suoi fondamentali (il colpo di testa) e con un pizzico di fortuna che come si sa premia gli audaci (segna su respinta dopo aver colpito il palo). Audace anche la squadra che ha cercato in tutti i modi il gol del vantaggio in una partita stregata fino all’episodio del vantaggio.

L’attesa per l’ottavo con il Porto era altissima sia perché l’Inter manca da troppo tempo l’accesso ai quarti (dai tempi di Leonardo) sia perché i nerazzurri erano chiamati a riscattare un campionato al di sotto delle aspettative (troppa la distanza con la vetta anche se la squadra di Inzaghi occupa il secondo posto) condizionato da alcuni passaggi a vuoto che hanno anche portato ad una contestazione della curva verso Inzaghi accusato di non avere la giusta mentalità per allenare una squadra come l’Inter che deve sempre puntare alla vittoria.
Per dimostrare di avere i giusti requisiti per allenare la squadra (che comunque nella passata stagione ha impressionato per gioco e portato a casa ben tre titoli in due anni) e, soprattutto, per mettere in discesa il passaggio del turno Inzaghi si è affidato all’undici tipo con Acerbi al centro della difesa, Darmian sulla corsia di destra, Calhanoglu preferito al rientrante Brozovic in cabina di regia e Dzeko ad affiancare Lautaro con Lukaku pronto a subentrare nella ripresa. L’amico Conceicao ha invece schierato la sua squadra con il classico 4-2-3-1 con i recuperati Galeno e Otavio che insieme a Pepe agiscono alle spalle di bomber Taremi.

Fin dai primi minuti a farla da padrona è l’aggressività con il Porto che pressa fin da subito i nerazzurri e che in fase d’impostazione gioca all’attacco con la difesa che passa a tre (Uribe si sposta tra i centrali) e i terzini che diventano quasi ali portando gli esterni offensivi ad occupare il centro del campo altrimenti affidato al solo Grujic. Nonostante la forte pressione le occasioni migliori capitano ai nerazzurri con Dimarco rimpallato sul più bello, con Lautaro che spreca di testa da buona posizione e soprattutto con Calhanoglu che da azione da corner sfiora il gol con un tiro cross da fuori area che trova però la pronta risposto di Diogo Costa.
Al 36’ arriva, invece, la prima occasione per i portoghesi con Taremi che sfugge alla difesa avversaria e anziché tirare serve di tacco la corrente Grujic che scarica verso la porta avversaria trovando però i pronti riflessi di Onana. Sulla respinta ci prova Galeno che però spreca di testa mettendo a lato da buona posizione. Sull’ultima azione prima dell’intervallo è invece Diogo Costa a prendersi la scena parando miracolosamente un colpo di testa di Bastoni su calcio di punizione. La prima frazione termina così sullo zero a zero con il Porto che si rivela più ostico della vigilia e con un Inter che crea tanto ma che dà l’impressione di rischiare anche troppo in fase difensiva.

La ripresa inizia proseguendo ciò che aveva mostrato la prima frazione, con l’Inter che crea e tiene il possesso della palla e il Porto che si affida al contropiede e a una difesa difficile da perforare come dimostrano le prime azioni della seconda frazione: prima ci prova Barella con un diagonale fuori di poco (frutto di un movimento da vero centravanti) poi grazie al contropiede tocca ai portoghesi prima con Taremi che prova a sorprendere Onana bravo a respingere una conclusione velenosa in diagonale,poi con Zaidu che prima trova il pronto intervento di Skriniar e poi la miracolosa respinta di Onana che si supera anche sul tap-in di Taremi deviando la sfera. Per cambiare ritmo servono i cambi e così Inzaghi manda in campo prima Lukaku e Gosens per Dzeko (prestazione difficoltosa) e Dimarco (ammonito e stanco) poi si affida a Brozovic per Mkhitaryan (il più incolore del centrocampo).
Le mosse del tecnico italiano sembrano avere la meglio anche perché Lukaku crea il panico nella difesa avversaria anche solo con la sua presenza mentre sia Gosens che Brozovic hanno portato in campo più palleggio e cross per sfruttare proprio le lunghe leve del belga che al 73’ decide di trasformarsi in uomo assist per Lautaro che per poco non insacca il gol del vantaggio arrivando una frazione di secondo dopo sul preciso cross basso del compagno. Al 78’ arriva la svolta del match con Otavio già ammonito (e autore di una partita a dir poco irritante per via dei suoi comportamenti) che commette fallo su Calhanoglu e viene espulso.

La superiorità numerica dà ancora più carica ai nerazzurri come dimostra anche il cambio di Inzaghi che getta nella mischia anche Dumfries al posto di Skriniar e la spinta dei tifosi che porta al gol a cinque dalla fine di Lukaku che servito dal preciso cross di Barella prima colpisce il palo e poi segna sulla respinta facendo esplodere gli oltre 70.000 presenti. Il gol non appaga però i nerazzurri (anche in ottica ritorno) che provano fino alla fine a cercare il gol del raddoppio con Diogo Costa che nel finale nega a Lukaku la doppietta sfoderando l’ennesima parata decisiva del match.

Termina così uno a zero per l’Inter che vince meritatamente una partita dominata nel possesso e nelle occasioni e che potrebbe diventare la partita di svolta per Lukaku, che da qui alla fine della stagione si gioca il suo futuro nell’Inter.
Partita vinta da squadra e ben interpretata da Inzaghi al quale vanno i meriti per aver indovinato i cambi (spesso materia di discussione nella sua gestione) e per aver preparato bene la partita sia dal punto di vista tattico che mentale. Peccato, però, per l’esiguo vantaggio che rende la trasferta in terra portoghese da prendere con le pinze.