“Né creator né creatura mai, figliuol, fu sanza amore, o naturale o d’animo” recitava il celebre maestro Virgilio al suo allievo prediletto una volta uscito dal fumo occulto che avvolgeva il girone degli iracondi. Una frase universale, colma di quella sapienza necessaria per comprendere fino a fondo le regole illogiche dell’Universo, visto come un mondo da scoprire sotto tutti i punti di vista; bellezze che attraversano le curiosità visive, eventi inspiegabili, ma soprattutto un’alta dose di magia, condita da quel desiderio illusorio che sta alla base dell’esistenza. E pensare che forse sono sempre i sogni a dare forma al mondo, perché uniscono l’illusione alla realtà in un valzer di armonia paradisiaca che avvolge ogni generazione, poggiata su uno sguardo al cosmo in cerca di quella verità nascosta e inseguita pure dai grandi poeti della classicità.

Guardare il cielo in una notte stellata, in solitudine o al fianco di una persona speciale, sembra essere il giusto modo per ammirare appieno l’enorme vastità dell’Universo. Senza neanche farlo apposta, la “notte delle stelle cadenti”, così come la battezzavano in passato, sta per partire; immagino già tutti i bambini che punteranno lo sguardo verso l’alto, in cerca di quei desideri che circondano il cuore, con la consapevolezza che la vita è un percorso da affrontare sempre a testa alta, senza mai arrendersi di fronte all’ignoranza popolare. Eppure, nonostante tutto, in una notte storica come quella che tra poche ore partirà ci sarebbe tanto da riflettere sulle dinamiche contorte che ruotano incessantemente attorno al globo terrestre.

UN MONDO SENZA VIRTU’- “Forse il mondo riuscirà a rifarsi il trucco e l’abito” pronunciava in una famosa canzone il celebre artista Raf. Un brano profondo, contenuto in quello scrigno nascosto che ospita la sapienza letteraria; un po’ come la figura di Marco Lombardo, egregio uomo di corte che alla domanda su una mancanza di virtù nel mondo, rispose attribuendo la colpa all’uomo, piuttosto che agli influssi astrali. E pensare che a distanza di secoli, questo problema affrontato da uno dei personaggi più misteriosi della Divina Commedia ruota ancora attorno a noi come se non ci fosse un domani: così, in una politica che mira a tutelare la comunità con regole funzionali, arrivano fuorilegge che molte volte vengono anche osannati. Cambiamenti che si manifestano pure nelle mode e nel concetto adolescenziale di divertimento. Pur non avendo vissuto personalmente gli anni '80, diverse persone che conosco si soffermano su questo periodo magico sottolineando come le serate in discoteca cominciassero intorno alle dieci di sera per terminare nelle prime ore notturne. Oggi, invece, succede l’opposto, pertanto mi chiedo: che senso ha far cominciare la serata alle due del mattino per farla durare tutta la notte? Forse ha senso per dare un assist perfetto agli alcolizzati che molto spesso popolano le strade andando a rovinare le giuste famiglie che affrontano la vita con rispetto e salute.  Modifiche sociali che hanno a che fare anche con il concetto di gruppo, inteso come coesione amichevole tra persone che condividono gli stessi pensieri e opinioni; peccato però che quando subentrano certi problemi è sempre difficile riuscire a “scappare” altrove, in cerca di un amico più caro, forse perché la ricerca di veri amici, in un mondo senza virtù come questo, è un po’ come il calciomercato, tappezzato da trattative, ma animate dall’incertezza di poterle concludere al meglio.
Ci saranno anche i desideri di amicizia in questa notte, racchiusi tra le mille difficoltà, ma mai spenti dalla luce divina, perché alla fin fine è sempre giusto gettarsi nella mischia per poi uscire con una cicatrice in più sul petto, incisa tra i pensieri infiniti, ma portatrice della realtà delle cose.
È proprio vero che lo studio dei classici svela inganni, così come il capolavoro di Dante Alighieri in cui venivano affrontati sentimenti universali che non sono stati risolti nemmeno al mondo d’oggi, quando la migliore conoscenza doveva essere l’arma infallibile per un futuro di progresso.


LE STELLE DEL CALCIO - L’augurio più importante è che la notte delle stelle cadenti riesca a far pensare per un attimo l’essere umano. L’arma del pensiero è forse lo strumento cognitivo per eccellenza, seguito dall’unione e dalla perseveranza, unico mezzo in grado di far alzare al cielo la spada della vittoria contro la menzogna assoluta. Essere coesi come nel calcio, rappresentato a dovere dallo stadio, casa del club e posto magico, in cui passione e onore si uniscono in una cosa sola, con le bandiere che si innalzano al cielo nell’amore di un sogno, come un bambino in cerca del suo primo gioco. Senza neanche farlo apposta, in questo weekend tornerà finalmente la Premier League, il campionato più affascinante al mondo, combattuto e reso magico da quel rispetto delle tradizioni che molto spesso risulta essere distaccato dalla nostra mentalità. Un assaggio lo vedremo già questa sera durante Liverpool-Norwich, con il magico inno “You’ll never walk alone” innalzato al cielo dopo la pausa estiva; nel pomeriggio di sabato riapriranno le ostilità le altre squadre stellari, come il Manchester City di Guardiola che si troverà davanti un West-Ham agguerrito, oppure il Tottenham di Pochettino che debutterà contro l’Aston Villa in una sfida curiosa da non perdere assolutamente. Inutile però non pensare un attimo ai desideri più voluti, caldeggiati dal fascino di Old Trafford, pronto ad ospitare il primo big-match della stagione, quel Manchester United Chelsea che qualche anno fa valeva per il titolo; un palcoscenico immenso, reso ancora più caldo dal pensiero innalzato alle stelle, anche perché nel Teatro dei Sogni le speranze spazzate via dalla falsità possono tornare da ogni angolo, con la consapevolezza che la perseveranza risulta essere l’arma infallibile per non cadere mai a terra. Quella perseveranza che servirà un po’ a tutti nello sguardo al cosmo, per ricercare la propria identità in un mondo ricco di maschere, privo di valori e appiattito dall’inganno e dal menefreghismo; forse cercare una metamorfosi positiva non è proprio utopia, anche perché in cielo c’è una stella per ognuno di noi, sufficientemente lontana perché i nostri dolori non possano mai offuscarla.