"One night only". Tutto in 90 minuti. Forse i più importanti della storia recente della Juventus.
E' la notte in cui ci si deve togliere quella nomea di "eterna incompiuta" in campo europeo, per vestire i panni della grande squadra che non ha alcun timore reverenziale, nemmeno di fronte a un ostacolo che, ad oggi, per superarlo, richiede uno sforzo simile a quello che serve per scalare l'Everest e il K2 messi insieme.

In tutto questo, cosa c'è da perdere?
Nulla. O tutto.
Già, si può perdere tutto se considerassimo le premesse di inizio stagione, l'aver preso il giocatore più forte al mondo per poi tornare a casa agli ottavi, e questo sarebbe un enorme fallimento. Però, d'altro canto, dopo quanto successo nella partita d'andata, da perdere ci sarebbe poco, allo stesso tempo, ed è così che devono entrare in campo i ragazzi di Allegri, se vogliono coltivare anche una minima speranza di poter passare il turno. Ma questa speranza è realmente coltivabile? Sì e no. Proviamo a capire perchè sì e perchè no.

I motivi per provare a credere nell'impresa sono essenzialmente due: il fattore campo e CR7. Lo Stadium, quando c'è da infondere carica e adrenalina alla squadra, sa farsi trovare pronto, ed è di vitale importanza mettere da parte, per una notte, tutti gli alterchi che ci sono tra la parte più calda della tifoseria bianconera, la Curva Sud, e la società, e in questo senso le parole degli ultras sembrano andare in questa direzione, ed è giusto che sia così, perchè in una notte così importante, anche il pubblico ha il suo ruolo fondamentale, e rendere l'ambiente ostile e surreale, come successo in occasione della sfida contro l'Udinese, sarebbe estremamente dannoso per la squadra. Il secondo fattore da tenere in considerazione per continuare a credere nella "remuntada" non può che essere Cristiano Ronaldo: queste sono le sue partite, le sue notti, nessuno meglio di lui sa come affrontarle, ed è arrivato il momento di dimostrarlo anche sul campo.
Infatti, i numeri dicono che, fino a questo momento, questa è la peggiore stagione di CR7 in Champions, autore solo di un goal (tanto bello quanto inutile) e di poche giocate degne del suo nome.
Sappiamo bene, però, che a lui basta un lampo per accendersi e far accendere tutta la squadra, ed è arrivato il momento che ciò avvenga, dal punto di vista del tifoso juventino, per non rischiare di mettere in dubbio la credibilità di un'operazione che in estate fu portata a termine quasi esclusivamente per raggiungere l'obiettivo della Champions, e che, in caso di eliminazione prematura, potrebbe essere pesantemente rivista.

L'ottimismo, tuttavia, deve anche fare i conti con una dura e cruda realtà dei fatti: i goal da recuperare, infatti, sono due, e l'avversario da affrontare è una squadra che subisce due o più goal in una singola partita una volta ogni 100 partite. Questa è la situazione ideale per la squadra di Simeone, la cui tattica per la partita di domani non è molto difficile da intuire: parcheggiare il pullman davanti alla porta di Oblak, e tentare, sporadicamente, qualche ripartenza, sfruttando l'estro del "piccolo diavolo", Antoine Griezmann.
Tendenzialmente potremmo considerare questa tattica come un "suicidio", ma in realtà essa rappresenta l'essenza del "cholismo", è la vera forza di questa squadra, il saper essere compatti dietro la linea del pallone e il concedere pochi, pochissimi spazi. Però, il Cholo deve anche far fronte a due problemi di rilevante importanza: la condizione fisica precaria di Godìn, vero condottiero in campo dei Colchoneros, e la mancanza di alternative sulla fascia sinistra, con Filipe Luis e Lucas Hernandez anch'essi non al meglio. 

Di conseguenza, questa partita, comunque andrà, segnerà un passaggio chiave nel futuro immediato della Vecchia Signora. La notte del giudizio è alle porte, e una volta passata, nulla, forse, sarà più come prima, da una parte e dall'altra. Che vinca il migliore.