Lo so, lo so, state tutti pensando "l'ennesimo articolo acchiappa click su Astori"...

E magari avete ragione, ma mi interessa davvero poco ottenere visualizzazioni quando esprimo i miei più profondi sentimenti; il calcio fa magie, quando si dimentica per un attimo di indossare il vestito del marketing e delle cifre mirabolanti per ritrovarsi nudo, bello com'è, pieno del solo senso che aveva all'origine, sport, divertimento, ardore agonistico e, soprattutto, passione. 

La passione è quello che i tifosi chiedono ai propri beniamini, a partire dal presidente fino ai magazzinieri, e a volte in condizioni speciali tanto basta. I risultati sono numeri, alcune cose passano alla storia a prescindere.

Quest'anno la Fiorentina parte male, senza punti ma soprattutto senza il gioco che aveva deliziato mezza Europa negli ultimi anni, e con una squadra uscita (sembrava) fortemente dismessa dalla rivoluzione Corvocentrica.
A tratti prove di buona volontà, di "garra" (specie nel giovane Simeone, schiacciato dalla spada di Damocle di un prezzo altino), sotterrate però da prove davvero incommentabili che lasciavano pensare al bisogno di crescere ma con poche speranze nel futuro.
Perfino il baby idolo Chiesa, fenomeno di calma e costanza, subisce qualche critica feroce, in seguito ad un ovvio calo per chi si è spremuto fino all'osso tra la scorsa e la presente stagione.

Nota lieta dell'estate, la preparazione del rinnovo di un ottimo difensore, guadagnatosi perfino la fascia di capitano con prestazioni di ottimo livello e con una sorprendente continuità, oltre (e soprattutto) che con le sue qualità umane con cui pare aver stregato tutti, Pioli in testa.

Ebbene lui, Davide Astori, ci regala un devastante colpo di scena, di cui ormai sappiamo già tutto e che mi fa troppo male scrivere. Il capitano decide di farsi fisicamente da parte, per regalarsi totalmente al raggiungimento degli obiettivi in cui lui dichiarava di credere, senza mezzi termini. 
Siamo in 12, ogni domenica
, 11 uomini di livello mondiale, la cui caratura caratteriale ci fa dimenticare i limiti tecnici, più il capitano che li guarda e li incita in una maniera inspiegabile.

Davide aveva l'ardire di ricordare ai Della Valle che la loro presenza non era un optional e voleva fortemente mostrare al mondo viola quanto fosse forte la squadra che lui guidava. Beh, c'è riuscito, c'è riuscito eccome, ha riunito una città malgrado il dolore, si è infiltrato nelle teste dei nostri eroi sudati per ricordare loro (sempre) che non hanno limiti. 

Ora la rincorsa ad un posto in Europa si fa reale, interessante, restituisce un senso ad una stagione che pareva finita a Febbraio, ma non è più così importante.
Tutti noi tifosi viola vogliamo tornare dove ci compete ma prima di ogni cosa viene il cuore, viene la passione. E da questo punto di vista la nostra Europa l'abbiamo già raggiunta. Con i gol del Cholito, la freschezza esuberante di Chiesa e Milenkovic, i dieci polmoni di Veretout, la saracinesca ritrovata di Sportiello. E col cuore di un grande, grande capitano.

Il mio Capitano.