Secondo quanto riportato di recente da Il Sole 24 Ore, non ci sarebbe solo quella rossonera, ma anche la Milano calcistica sponda nerazzurra, a fare i conti con i debiti. L'ingresso in Champions League inciderà su due diversi bilanci: quello che si chiuderà il 30 giugno 2018 per effetto dei diversi bonus e soprattutto per l’esercizio 2018/19. Ma tutto il pregresso?

Andiamo per punto, l’Inter al 30 giugno 2017 aveva 637,5 milioni di debiti complessivi, anche se ben 221 milioni (oltre un terzo) erano verso soci per finanziamenti, quindi provenienti da fonti interne. Al contrario i debiti da fonti esterne ammontavano a 208 milioni, cioè il debito residuo verso Goldman Sachs che è stato rifinanziato attraverso l’emissione di un bond da 300 milioni. Quelli verso società di calcio (per la campagna trasferimenti giocatori) risultavano invece a 112,5 milioni a fronte di crediti per 93,84 milioni: il saldo era dunque di 18,66 milioni. Sui fornitori pesavano 64,52 milioni di contro ai crediti verso clienti per 50,97 milioni (i debiti commerciali netti erano quindi 13,55 milioni).

Letta così vien da chiedere come possa il club nerazzurro essere ammesso anche solo al campionato di serie A, come il bilancio chiuso lo scorso 30 giugno, possa esser stato approvato prima dagli organi societari competenti e poi dalla assemblea dei socie, come possa aver superato la verifica della Co.Vi.So.C. che ha dato quindi il via libera all'iscrizione di una società con un deficit patrimoniale e di conto economico così elevato. Insomma perché l'Inter non rischia nulla con la UEFA mentre ad esempio il Milan si? C'è da fare un semplice distinguo, perché a differenza dello stato attuale di AC Milan e dei suoi proprietari, in questo caso fu Suning stessa a finanziare, con interessi molto più agevoli, il club, in quanto non poté effettuare aumenti di capitale, perché l’azionista di minoranza, la International Sport Capital Spa di Erick Thohir sarebbe andato a sciogliere. In definitiva il debito da tenere sott’occhio dell’Inter è di 300 milioni, cioè quello del bond con scadenza 2022, ma a far da garante, c'è proprio Suning che potrebbe spingere per trasformarli in capitale proprio.

La vera certezza è che le proprietà cinesi, tanto decantate, non hanno portato la montagna di soldi che si pensava, ma anzi, solo parecchi debiti. Milan e Inter dovranno dunque diventare modelli di gestione autonomi e sfruttare il valore del proprio brand.
Con o senza i cinesi.