La mattina, appena il telefono  suona, per accompagnarmi nel risveglio, oltre all’immancabile tazzina di caffè sono solito accendere la radio e per ascoltare la nota trasmissione “Radio Radio lo Sport” la quale abitualmente discute gli eventi calcistici più importanti e di giornata. Oggi nella trasmissione l'oggetto di discussione è venuto a ricadere, per forza di cose, sul Var e, in particolare, su di una proposta già esternata in precedenza del cosiddetto “var a chiamata”; proposta che, successivamente ho ritrovato anche sul sito del Corriere dello Sport.

 

Ci tengo a precisare che sebbene nell’articolo non mi dimostrerò favorevole alla proposta avanzata, questo non vuole essere una critica! Non mi permetterei mai di criticare giornalisti professionisti che hanno una conoscenza della materia ben più profonda della mia; nello scrivere questo articolo sono animato, col massimo rispetto quin, da una volontà di confronto.

 

Come avrete senz’altro capito questa proposta del Var a chiamata non mi trova affatto favorevole, ma lasciate che ve la spieghi con una breve sintesi: la proposta prevede la possibilità per le rispettive squadre di poter utilizzare un numero di chiamate, che oscilla dalle 2 per tempo alle 3 per partita, a seguito di una mala interpretazione, a giudizio degli allenatori, dell’evento sul quale l’arbitro potrà esprimersi in piena autonomia. Spiegata nei suoi tratti essenziali la proposta vorrei fare delle considerazioni:

 

Tutti quanti ricordiamo gli anni che precedettero l’introduzione del Var, e quanto questo fosse stato discusso. Ma nonostante tutto si riuscì a trasformare l’idea in realtà e così il Var fa la sua apparizione nella massima serie italiana. Diciamocelo, uno degli intenti era di ridurre il numero di errori che erano la scintilla di animosi, e in alcuni casi scomposti scontri tra dirigenze e non solo. Pia illusione, perchè, col senno del poi, ci troviamo in una situazione assurda ovvero quella in cui il var, invece di diminuire le discussioni, le ha aumentate! Quindi l’iniziale proposito è stato completamente mancato se non addirittura sovvertito. Si sono fatte molte ipotesi sulle possibili spiegazioni di quanto stia accadendo, ma io credo che i reali problemi siano facilmente identificabili:

 

Il primo, che io reputo il più inspiegabile, affonda le sue radici nel protocollo che stabilisce i limiti entro i quali l'assistenza può intervenire. Oramai tutti sappiamo che l’intervento del Var è consentito solamente alla presenza di un “chiaro ed evidente errore”, a seguito del quale l’arbitro di gara verrà contattato dalla sala Var e richiamato al monitor per visionare la scena incriminata e decidere se confermare o modificare la sua scelta. Io credo che la contraddizione sia evidente, ovvero, se c’è stato un “chiaro ed evidente” errore che senso ha andare al monitor per osservare il fallo mal interpretato? Se c’è stato un errore, cosa umana che non condanno assolutamente, non si potrebbe semplicemente evitare di perdere il tempo della revisione e fidarsi della decisione del Var? Magari con la riproposizione delle immagini sul maxi-schermo così da fornire anche una spiegazione ai tifosi allo stadio.

 

Il secondo punto ruota intorno ad una realtà ormai evidente: gli arbitri guardano con diffidenza al Var! 

Probabilmente visto come un attacco alle loro capacità di discernimento, istituito non per aiutare l’arbitro nella sua direzione di gara, ma per redarguirlo in caso di errore. 

Permettemi di esternare il mio stupore dinanzi a questo comportamento, stupore dovuto soprattutto a quello che è il ruolo dell’arbitro, ovvero garantire il corretto svolgimento della gara;  visti tutti i dibattiti che ancora ci trasciniamo (era gol il tiro di Turone?) divenuti oramai leggendari e frasi di uso comune, credo che la classe arbitrale avrebbe dovuto accogliere con gioia l’aiuto che la tecnologia gli forniva, visto che col passare degli anni il binomio sport-teconologia sembra intensificarsi sempre di più. Invece ci troviamo davanti ad una classe arbitrale, sempre riconfermata con proroghe sul “pensionamento”, che di avvalersi di questo ausilio proprio non ne vuole sapere!

 

Il terzo punto è che molto spesso queste proposte di progresso tecnologico hanno come riferimento, giustamente, sport nei quali sono già applicate. Ma bisogna fare attenzione, secondo me, allo sport che si vuole utilizzare come termine di paragone, perchè solitamente ci si riferisce alla Pallavolo o al Tennis (ne cito alcuni) senza considerare fattori oggettivi come, ad esempio, la dimensione del campo; è molto più semplice osservare un campo da Tennis rispetto a un campo da calcio. Lo sport principale dal quale si potrebbe prendere spunto credo sia il Football Americano, che già prevede l’utilizzo della tecnologia, e più simile in tempi e grandezze,al calcio.

 

Quarto ed ultimo punto deve essere dedicato a chi viene data la possibilità di chiamare la revisione al Var, che credo ricadrà sugli allenatori! Ora, quante volte abbiamo visto allenatori furibondi gridare al rigore netto durante la partita mentre, nelle intervisti finali, ammettono tranquillamente di essersi sbagliati, questo per dire che ci sarebbe bisogno di una figura “terza” alla partita per ognuna delle compagini che si fronteggia oltre agli arbitri che già sono in sala Var. Ma facciamo un esempio: 

Parma- Lazio, nel corso della partita un D’aversa furibondo, prima del caso Cornelius, viene ammonito dall’arbitro, forse anche graziato perchè la reazione dell’allenatore è veramente stata esagerata. Ma arriviamo al fatto che ancora fa discutere, a seguito del fallo abbiamo due possibili scenari il primo è che D’aversa abbia già esaurito le “chiamate” e non voglio neanche pensare a cosa potrebbe succedere; la seconda è che l’allenatore richiami l’arbitro al Var. Ora D’aversa si troverebbe, come giudice, un arbitro che non è stato richiamato dai suoi colleghi, che appartiene ad una classe arbitrale che mal digerisce il Var e che dovrebbe ammettere un doppio errore, il suo e dei suoi colleghi.

 

Infine vorrei avanzare una mia proposta ovvero di smetterla di continuare con una classe arbitrale vecchia che non vuole saperne del Var, rifondando la squadra degli arbitri con i giovani! Si inizialmente ci sarebbero molti errori ma avremmo una classe arbitrale che vede al Var come un alleato e non come un nemico! Quindi, perchè non portare giovani arbitri in Serie A? Perchè alla fine non sarebbe meglio avere dei giovani che sbagliano ma poi si correggono con l’aiuto del Var, invece di questi arbitri che nonostante i loro errori perseverano nel non voler avvalersi dell’aiuto del Var?