All'Inter è tempo di cambiamenti. Dopo un anno passato sul confine netto tra Champions ed Europa League la squadra nerazzurra ha deciso di provare a mischiare le carte con innesti di qualità e moduli sperimentali. Eppure, per ora, queste mutazioni sportive non hanno portato effetti positivi.

Il pareggio patito in casa contro il Torino ha incrementato ancora di più il malumore dei sostenitori interisti, che si sono visti ancora una volta rimontare senza riuscire a portare a casa 3 punti essenziali. Se durante il primo tempo l'Inter ha letteralmente surclassato i ragazzi di Mazzarri, nella ripresa si è rintanata nella propria metà campo subendo due gol da principiante, un po' come succede spesso nei campi sportivi dei bambini quando portiere e difensore si litigano per non essere riusciti a conquistare la stessa ragazza. E la prima fase della metamorfosi spallettiana si è conclusa in questo modo.

Ma una volta che le luci si sono spente, in macchina o a casa sul divano, è conveniente andare a ricercare cosa non è andato dal punto di vista tattico. Sì, perché se l'anno scorso l'Inter aveva una delle migliori difese in circolazione, adesso la squadra di Spalletti ha già subito 3 gol in 2 partite.
Troppi i tiri concessi e le incertezze difensive.
Se nella passata stagione il duo Miranda-Skriniar aveva rappresentato una diga insormontabile, perché Spalletti si ostina a non farli giocare più insieme? Non che De Vrij sia un calciatore fallito, ma l'esperienza dell'ex difensore dell'Atletico può rivelarsi fondamentale in un avvio di stagione così deprimente. E poniamo il veto su Dalbert e sulla fase offensiva, vittima di un Icardi troppo isolato e mai aiutato dal resto del gruppo. Martinez che entra al 90esimo minuto, Spalletti che sul 2-0 non inserisce un centrocampista in grado di dare il giusto equilibrio e Brozovic che sembra tornato quello di 2 anni fa; questa è l'Inter di oggi e chi comanda la squadra deve stare attento perché quando il direttore d'orchestra sbaglia due indicazioni è difficile far tornare il gruppo a suonare la stessa melodia.

Attuare una vera e propria metamorfosi attorno a Icardi è un'azione molto difficile da promuovere soprattutto perché il numero 9 dell'Inter non viene mai sostituito e, vuoi per nome o per paure nascoste, il toro Martinez si trova a dover stare in panchina.
La palla passa a Luciano Spalletti e adesso l'Inter non può più sbagliare, anche perché in Corso Vittorio Emanuele sanno che Antonio Conte è libero e a Madrid c'è un certo Diego Simeone che in caso di vittoria della Champions League potrebbe seriamente chiudere il suo lungo progetto ai colchoneros.

Quanto manca l'Inter dello scorso anno.
Giocatori come Rafinha e Cancelo erano essenziali per poter continuare quanto di buono era stato fatto nella scorsa stagione. E invece ecco che i cambiamenti di modulo e le prove tattiche di mister Spalletti stanno facendo affondare la nave nerazzurra. L'unica consolazione per il tifoso è quella di ascoltare il famoso brano di Raf intitolato appunto "Metamorfosi", dove il cantautore riflette sui mutamenti che affliggono il mondo e arriva al famoso detto "niente si crea, niente su distrugge, tutto si trasforma" con la serenità e la rassegnazione che ricoprono il volto di un bambino, pieno di amore e di verità.
Nel calcio, così come nella vita, spesso bisogna voltare pagina, ma il troppo stroppia e Spalletti deve esserne consapevole. Le ombre si avvicinano, la distanza dalla vetta aumenta sempre di più e all'Inter, mai come in questo periodo, sono tempi bui.