Il Presidente Draghi, nel suo discorso in Via Tasso, sede delle SS nel corso della occupazione tedesca di Roma, ha usato parole nette e chiare come da tempo non si sentivano in queste occasioni. Soprattutto ha focalizzato il tema della memoria, del “fare memoria” di quanto accadde, non semplicemente ricordare. La memoria che riguarda tutte le persone, a ogni età, ha un significato preciso: continuare a considerare nel tempo le motivazioni e i fatti di ciò che accadde. Occorre anche considerare coloro che si voltarono con indifferenza dall’altra parte, lasciando che venissero perpetuate le più efferate brutalità dai campi di concentramento alle sale di tortura.
Questo processo di memoria è indispensabile, affinché non venga a cessare quando terminerà l’apporto della testimonianza di chi vide direttamente. Il ricordo se ne andrà con loro, ma la memoria, invece, va costruita e mantenuta nel tempo, anche tramite la visita ai luoghi in cui avvennero le atrocità, il confronto tra le persone di ogni età e la discussione oggettiva di ciò che fu il fascismo e di quelle che furono le sue origini e conseguenze.

Nel suo libro “Il sonno della memoria” Barbara Spinelli spiega molto chiaramente il perché la memoria sul fascismo in Italia sia ancora non sufficientemente sviluppata. All’Italia mancò un processo al fascismo, una sorta di Norimberga dove le responsabilità di quel regime fossero messe ben a fuoco. Per necessità contingenti molti con serie responsabilità nel regime fascista, dopo un periodo di epurazione, furono riabilitati in sordina, perché capaci di guidare apparati dello stato di cui il nuovo Stato Repubblicano non era in grado di reggere le redini. La conseguenza è che a poco a poco le responsabilità si annacquarono fino a nascondere documenti molto importanti sulle stragi fasciste e naziste in armadi girati al contrario contro un muro, ritrovati in un Palazzo di Giustizia!
Non si riuscì così a creare un sentimento nazionale fermo e generalizzato avverso al fascismo; attualmente si intravede all’opera un indegno revisionismo a poco prezzo che giustifica o nega orrori indicibili.

Ma nulla è perduto! Il Presidente Draghi invita i giovani e tutti coloro che lo desiderano, a visitare i luoghi di quell’orrore. Chi vi scrive è di Torino, medaglia d’oro della Resistenza; a Torino, per esempio, dentro la città si può visitare una sezione del Carcere delle Nuove dove risiedevano i condannati a morte del Tribunale Speciale, il “Poligono del Martinetto” dove fu fucilato tutto il CLN di Torino; passeggiando per la città si ha occasione di vedere lapidi che ricordano il sacrificio di una o più persone, partigiani, uccisi prevalentemente nei giorni della liberazione.
Anch’io mi permetto di rivolgermi ai ragazzi, ai nostri figli e nipoti, affinchè dopo la visita dei monumenti citati riflettano e parlino fra di loro sulle cause e su quel che fu il fascismo, dittatura che portò lutti in ogni nostra famiglia, negò le libertà fondamentali e ridusse la nostra città e tutta l’Italia in un deserto di macerie. E’ necessario riconoscere le pietre miliari del cammino del fascismo, occorre comprendere le loro origini, le loro cause.
Occorre capire, ad esempio, perché il Re d’Italia Vittorio Emanele III permise la marcia su Roma, il 28 ottobre 1922, quando diede l’incarico a Mussolini di formare il Governo. In quell’occasione il fascismo camaleontico inneggiò al Re, rassicurandolo di non volerlo soverchiare. Ogni Italiano, in coscienza, può porsi in riflessione sui motivi del 25 luglio 43, seduta del Gran Consiglio del Fascismo, che mise in minoranza Mussolini affinchè potesse essere destituito dal Re, che continuava a tentennare, nonostante l’invasione già in atto da parte degli Alleati in Italia. Può riflettere anche  sull’8 settembre 1943, vergogna nazionale, in cui l’esercito sbandò per mancanza di ordini impartiti da Badoglio, capo del Governo, le cui conseguenze furono due anni di feroce guerra civile  e l’avanzata alleata in Italia con tutte le distruzioni che ne seguirono.
Un buon libro di storia, completo e ben scritto, può raccontare quanto è necessario sapere, quanto è necessario dibattere, in modo che la memoria si costruisca e sempre più si rafforzi. La sua alternativa è l’oblio che preparerà il terreno alla nostra inadeguatezza quando queste tematiche si dovessero ripresentare. I segni del revisionismo, la demagogia strisciante di alcuni, l’inconsapevolezza da parte di giovani strumentalizzati da persone di parte ancora esistenti, possono portare a dei pericoli molto forti della democrazia, come quando non si accetta il paragone tra gli immigrati che muoiono nel Mar Mediterraneo e le vittime dei Lager. L’antisemitismo dilagante e il razzismo sono i primi segnali da considerare e combattere prima di tutto nelle nostre menti, nei nostri modi di agire, stigmatizzando ciò che accade intorno a noi.

Breve riflessione personale: nel quartiere S. Paolo di Torino, si trova la casa di Dante di Nanni, valoroso comandante partigiano. Dante si era recato là per dare l’ultimo saluto alla madre morente. A causa di una spiata i Tedeschi lo attesero, lo intrappolarono e cercarono di catturarlo. Dante, vistosi circondato, si battè come un leone. Alla fine cadde  colpito a morte. Quando l’ufficiale tedesco si avvicinò al suo cadavere, si staccò dal collo la propria croce di guerra e la poso sul petto di Dante Di Nanni riconoscendone il valore di combattente. Ogni anno, non necessariamente il 25 aprile, sosto presso la lapide che ricorda l’azione del comandante partigiano Dante Di Nanni, per rendergli omaggio.
Questo può essere un primo pezzetto di memoria personale.

Nella foto Casa di Dante di Nanni