La memoria di Daniele Pradè è decisamente corta. Il dirigente viola ha già dimenticato quella sera di Fiorentina - Milan in cui il direttore di gara ne combinò più di Carlo in Francia a favore dei suoi, consentendo loro di pareggiare una partita in cui erano stati dominati. Al termine del match, Pradè commentò compiaciuto che l'arbitro aveva diretto molto bene. Non fosse altro.aggiungo io, perché aveva fatto scempio dell'avversario e aveva salvato la ghirba ai viola. Ieri, tuttavia, il signor Daniele Pradè ha tuonato contro il direttore di gara, colpevole a suo dire di aver fatto vincere la Lazio. Forse perché non ha avuto il buon gusto di arbitrare a suo favore? Consentitemi di pensarlo, in quanto le due situazioni a confronto parlano da sé.

Il problema del calcio italiano e del suo sistema arbitrale è sempre quello. Quando ti favoriscono va tutto bene, ma quando l'arbitraggio ti strapazza, tuoni. Finché si ragionerà così, tutto resterà uguale, perché nessuno vuole realmente far funzionare un sistema che, talvolta, sembra clownesco. Ciascun attore spera solo che la scarsa serietà di questo carrozzone si risolva a suo favore. E ciò varrebbe anche per i rossoneri, ovviamente il giorno in cui, non so quando, un arbitro penalizzerebbe gli avversari del Milan. Alla fine, questa miopia di fondo, forse inevitabile, favorisce solo qualcuno, per cui la falsa legge degli errori che si compensano vale solo per i fessi del gruppone, mentre gli eletti applicano agli avversari la mitica legge del menga. Non se ne uscirà mai, però alla luce delle considerazioni esposte, non è solo colpa degli arbitri, ma anche delle squadre.

Oggi il Milan dovrà tenere i nervi saldi e non lasciarsi innervosire dalle statistiche di Giacomelli, direttore designato, che vanta un lungo score di arbitraggi con la Roma mai sconfitta. Lo stesso Orsato al VAR innervosisce. Però, dal momento che il record di Giacomelli può essere dovuto alle buone prestazioni della Roma, una forza importante del campionato, la direzione di gara andrà valutata dopo il match, sulla base della prestazione dell'arbitro. La sensazione di essere diventati carne da fischietto è molto forte fra i rossoneri, basta tenere d'occhio i social, ma può diventare pericolosa. L'emozione ostacola il ragionamento e potrebbe favorire gli avversari, magari senza che, nel caso specifico, arbitro e VAR ne abbiano colpa.

Se non altro, Pioli, allenatore sul quale non punto, sembra aver preso la decisione più razionale ovvero di non rischiare Ibra, ma di lasciare che recuperi bene, per sfruttarlo al meglio nel mese di Luglio. Se Ibra fosse in panchina e occorresse un gol, non si potrebbe tenerlo fuori e si rischierebbe di perderlo per tutte le partite successive. Se poi Pioli stesse facendo pretattica, come accadeva ai tempi di Herrera e Rocco, sarebbe un altro paio di maniche.

Sarò in spiaggia e, se domani dovessi commentare il match, lo farò sulla base delle sensazioni ricevute via etere, come quando ero ragazzo e seguivo il calcio con la fedele radiolina Grundig regalata da mia zia per un compleanno. Ce l'ho ancora come reliquia, ma non avendo la presa per le cuffie, non la uso più. Il più moderno cellulare servirà allo scopo, anche se lo spirito rossonero sarà lo stesso di quel ragazzino con la radiolina.