Se non facesse male pensarci, sarebbe interessante capire quale tra le due beffe rimediate in Champions dal Napoli abbia fatto più male ai suoi tifosi. Il caso più unico che raro del 2013-14, con i 12 punti che nel girone con Arsenal, Borussia Dortmund e Olimpique Marsiglia non bastarono per la qualificazione? O invece, quella di quest'anno, in un girone ancora più complesso, quando solo il minor numero di gol realizzati è costato agli azzurri il mancato accesso agli ottavi? Difficile dirlo, mentre è molto più facile ritenere un'ingiustizia che il Liverpool vice campione d'Europa sia stato relegato in terza fascia al momento dei sorteggi: il Napoli non è ancora una top europea, a partire dalla sfortuna che lo perseguita.

LA LEGGE DEL PIU' FORTE - Alla fine, nel gruppo C passano le due squadre più forti, ma non chi meritava maggiormente per il cammino compiuto: il Napoli imbattuto e primo sino al quinto incontro, che al novantesimo della sesta e ultima partita ha avuto la palla qualificazione sui piedi di Milik, sventata da un bellissimo intervento di Allison. Il Liverpool, la cui rosa secondo i siti specializzati vale più di 900 milioni di euro, capace di fare 31 gol nei suoi ultimi nove incontri casalinghi in Champions ha dimostrato sin dai primi minuti quale tra le due squadre in campo fosse vice campione d'Europa e in testa al campionato continentale più difficile, la Premier League. Alcune volte il calcio è più semplice di quel che appare: ora per spiegare la sconfitta si parlerà di mancanza di personalità o magari di motivazioni tattiche. In realtà, il Liverpool, specie in casa, è più forte del Napoli e per forza di cose ad Anfield Road in 99 partite su 100 contro gli azzurri produrrà un maggior numero di occasioni da rete. I partenopei dovevano essere più lucidi e maggiormente fortunati nelle due-tre chance avute per gonfiare la rete, ma non è purtroppo accaduto.

PROVA INCOLORE PER MOLTI - Gli azzurri sono venuti meno in tanti protagonisti: l'impressione è che sin da subito abbiano patito la differenza - in prestanza fisica, velocità e capacità tecnica degli avversari - nel giocare una partita di Serie A e una con i secondi dell'ultima edizione del massimo trofeo continentale, per lo più sospinti da un tifo capace di dare una grossa mano ai propri beniamini. Sebbene abbiano penato, a questi livelli così alti nel Napoli si sono salvati i due centrali - ma quanto è forte Salah? Non è più solo l'ottima ala vista alla Roma, ma ormai un vero campione - e Allan.
Per il resto, delude l'attacco composto da Mertens (forse condizionato dall'intervento da fallo quantomeno arancione di Van Djik, chissà con il Var cosa si sarebbe deciso) e Insigne.
Lorenzo è stato fondamentale sino al sei novembre, quando segnò un rigore pesante da tirare contro il PSG: da quel momento è a secco di gol e nelle successive sette partite ha regalato "solo" due assist. L'appuntamento con la definitiva consacrazione europea per lui è solo rimandato, magari alla prossima primavera.
In calo di rendimento anche Callejon: non solo in stagione sono quasi 1400 i minuti per lui senza gol (anche contro i Reds non ha realizzato un gol "fattibile"), ma dal 2 novembre non fornisce nessuno degli assist che lo hanno reso comunque decisivo nei primi due mesi di questo nuovo Napoli. Criticare Mario Rui, non sufficientemente al livello di una partita del genere, sarebbe scorretto, mentre invece l'amore che ogni tifoso prova per Marek Hamsyk non può impedire di sottolineare, come specie nel primo tempo, lo slovacco non abbia fatto quello che si richiede per giocare ad altissimo livello nel suo ruolo. Quando sei il costruttore di gioco, non è ammissibile la mancanza di personalità. Devi toccare tanti palloni, guidare i compagni accelerando o rallentando la manovra, dare la carica, non scomparire o, peggio, sbagliare passaggi in una zona nevralgica del campo. L'eventuale futuro roseo del Napoli, rinforzatosi tanto con il ritorno di Ghoulam (negli ultimi venti minuti, quando l'algerino è entrato in campo, gli azzurri sono diventati molto più pericolosi) passa in campionato e nelle coppe dalla crescita mentale di questo grande giocatore e nel suo abituarsi sempre più e meglio a un ruolo delicatissimo: con la classe di cui dispone, non è una sfida già persa.

NO AI RIMPIANTI, MA LA LEZIONE VA IMPARATA - Nel post partita Ancelotti ha detto che non ha rimpianti e che quel che la sfortuna e l'inesperienza - il pareggio a Belgrado, la beffa di Di Maria, il gol subito nella gara di ritorno con la Stella Rossa, la vittoria del PSg sul Liverpool- ha tolto, lo restituirà in Europa League: probabile e non c'è che augurarselo. In ogni caso, si diventa una grande squadra imparando dagli errori: il gol subito due settimane fa per un calo di concentrazione sul 3-0 contro la Stella Rossa, nei fatti è costato carissimo e deve diventare una cicatrice che serva da monito nel futuro di una squadra giovane nella grande maggioranza dei suoi interpreti.

TORTA IN FREEZER - Si torna a Napoli con la famosa torta pronta, ma la ciliegina non è stata apposta nemmeno a Liverpool: ora ha un sapore un po' acido e viene congelata, nella speranza di gustarla il 29 maggio a Baku (nel lontano Azerbaijan), dove si giocherà la finale di Europa League. Intanto, tanti applausi al capo chef Ancelotti e ai suoi ottimi cuochi, che hanno ufficializzato la dimensione da grande europea del Napoli (si fa preferire negli scontri diretti al Psg e pareggia col Liverpool). "Se non ci qualifichiamo, siamo dei cogl...i": aveva detto due settimane fa, prima di Napoli- Stella Rossa: onestamente, vedendo come sono andate le cose, è impossibile appellare lui e i suoi giocatori così. Si può solo ringraziarli per queste bellissime notti europee vissute, una gratitudine che si vivrà meglio appena l'amarezza svanirà.