La chiamano la maledizione del numero nove.

Dal momento in cui Pippo Inzaghi ha appeso gli scarpini al chiodo, la maglia numero nove del Milan non ha più avuto un vero padrone.
I tanti che l'hanno indossata, nell'ordine Alexandre Pato nel suo ultimo periodo rossonero, Alessandro Matri, Fernando Torres, Mattia Destro,  Luiz Adriano, Gianluca Lapadula, Andrè Silva, sono durati lo spazio di un mattino, pardon, di una stagione.
E anche i centravanti del Milan che hanno scelto un diverso numero di maglia, come Giampaolo Pazzini, Mario Balotelli e Carlos Bacca, non hanno avuto una sorte molto migliore.

Quest'anno sembrava che la musica dovesse finalmente cambiare con l'ingaggio di un nove di primissima fascia, il primo vero top player al Milan dopo la cessione di Ibra e Thiago Silva e l'addio dei senatori, ovvero Gonzalo Higuain. Invece anche l'argentino, dopo una prima parte della stagione al di sotto delle aspettative e molti malumori, pare già pronto a prendere l'aereo per Londra, sponda Chelsea. Stando alle voci di mercato il suo sostituto dovrebbe essere il polacco del Genoa Piatek. 

E via altro giro altra corsa.
Il Milan in questi anni ha cambiato più centravanti di quanti abiti cambi una modella durante una sfilata eppure pochi si interrogano sul perché.
Per ognuno di questi giocatori c'è una scusa pronta. Pato nell'ultimo periodo rossonero aveva il fisico minato dagli infortuni e pare che conducesse una vita non proprio da atleta esemplare, Matri ha pagato lo scotto della contestazione di una piazza che ancora non si era pienamente rassegnata al ridimensionamento, Balotelli era una testa matta, Torres è arrivato che era ormai quasi ex calciatore, Destro e'stato schiacciato dalla pressione di arrivare in prestito con un diritto di riscatto molto alto e dalle aspettative creategli attorno dal serratissimo corteggiamento di Galliani, Luiz Adriano non era un giocatore da top club di Serie A, Bacca non era in grado di mettersi al servizio della squadra ed aveva un carattere molto spigoloso che ne ha reso difficile l'inserimento nelle dinamiche del gruppo, Lapadula e Pazzini erano due onesti mestieranti da cui non ci si poteva aspettare molto di più, Andrè Silva era un giocatore sopravvalutato e comunque non pronto e/o non adatto al calcio italiano.
Persino per Higuain si è detto che non rende perché non ha la certezza del riscatto, perché non è coccolato e messo al centro del progetto a sufficienza, che si è sentito scaricato dalla Juve e quasi costretto ad accettare un ridimensionamento.

Possibile che tutto il panorama calcistico nazionale ed internazionale si sia coalizzato organizzando un enorme complotto per rifilare sole al Milan. Possibile che il Milan attiri come una calamita solo centravanti dal carattere difficile e/o psicologicamente fragili.
Possibile che cambiando proprietà, dirigenti, allenatori, budget, eta' e provenienza geografica dei giocatori stessi, il risultato finale resti uguale.
Anche solo per questioni statistiche non è possibile che ogni sessione di mercato si sbagli la scelta del centravanti.

È possibile che a nessuno venga in mente che il problema possa essere a monte e non a valle. Il Milan non ha un centrocampo in grado di costruire gioco e Suso e Calhanoglu, il quale oltretutto è adattato in quel ruolo, pur bravi sono troppo autoreferenziali e tendono a cercare la giocata personale piuttosto che mettersi al servizio della punta.
Servono investimenti pesanti in mezzo perché le grandi squadre si costruiscono partendo dalla mediana. E probabilmente un sacrificio dello spagnolo e del turco in favore di esterni con caratteristiche diverse.

Per onestà intellettuale bisogna anche dire che Gattuso per inesperienza, per forma mentis visto che da giocatore era uno di sciabola non certo di fioretto per necessità di portare a casa la pagnotta e forse anche per mancanza di talento in panchina non propone certo un gioco arioso ed offensivo però il nocciolo della questione non è neanche l'allenatore visto che anche di quelli ne sono stati cambiati parecchi.

Finché qualcuno in Via Aldo Rossi non capirà questo concetto fondamentale i centravanti dureranno al Milan quanto un gatto in tangenziale.