Il campionato appena concluso è stato probabilmente uno dei più strani mai giocati in 118 edizioni. C'è un pre e un post-lockdown, uno completamente opposto all'altro. Probabilmente è facile far finta di niente e cercare motivazioni legate alla magia nera e macumbe varie, ma la realtà è che le squadre che andavano alla grande giocando una volta la settimana non potevano reggere partite ogni 2-3 giorni. Un esempio lampante? La mia Lazio, spumeggiante e schiacciasassi fino a febbraio e nervosa quanto arrendevole nel momento della ripresa della Serie A.

La domanda che ogni tifoso laziale si pone è: avremmo vinto il campionato se non si fosse presentato il Covid-19? La mia risposta è sì. Quella Lazio non conosceva paura e sconfitta, volava sulle ali dell'entusiasmo, giocava spensierata divertendosi e, approfittando dei passi falsi delle inseguitrici, si affermava a un solo punto dalla Juventus capolista. Purtroppo però, come immaginavo, la battuta d’arresto c'è stata. E non solo una. Alla ripresa non è rimasto che un lontano ricordo di quella Lazio ruspante, ma solo pezzi sparsi di una squadra sempre più stanca e affaticata. D'altronde solo i folli potevano sperare in qualcosa di diverso.

Ma non sono qui per parlarvi di ciò che poteva essere. Oggi vi racconterò di quello che è stato, quello che i media nazionali fanno passare in sordina. Una stagione in cui, secondo i giornalisti e gli esperti, la Lazio partiva per giocarsi la settima posizione si è conclusa con la vittoria della Supercoppa italiana, la qualificazione in Champions League (dopo 13 anni) con diverse giornate di anticipo e un Ciro Immobile che ha infranto ogni record, diventando il miglior marcatore italiano in una singola stagione di serie A, miglior marcatore (insieme a Gonzalo Higuain) in una singola stagione della massima serie italiana e vincitore della Scarpa d'oro superando un certo Robert Lewandowski e spezzando il binomio Messi-Ronaldo che durava da ben 10 anni (ci era riuscito solamente Luis Suarez prima del bomber campano).

Secondo voi la prima squadra della Capitale viene incensata su giornali nazionali e programmi sportivi? Assolutamente no. Un trafiletto e poco più di 30 secondi di servizio è il massimo che gli concedono, proprio perchè devono parlarne (anche se troverebbero più interessante il cricket). Mentre fuori dal Belpaese Ciro Immobile e la sua armata vengono, giustamente, lodati e gli vengono dedicate pagine di giornale, qui nessuno ne parla. Ora vi pongo lo scenario opposto: vi immaginate un Cristiano Ronaldo, o peggio, un Edin Dzeko vincitori della lucida e dorata scarpa? Immagino già interi speciali di tre ore dedicati all'impresa, DVD appositamente creato per ricordo e strade della città tappezzate di poster.

Alcune volte mi viene da pensare che sarebbe più opportuno, e proficuo a livello di immagine, mettere a libro paga il colosso Sky e alcuni giornali, come la Gazzetta dello Sport (nomi a caso, per carità). In questo modo anche non facendo nulla in stagione, bucando ogni obiettivo e pensando di aver messo ferree basi per il futuro, puntualmente sgretolate ogni anno, potremmo avere meravigliosi titoli di giornali a nostro favore e volate tirate anche essendo a decine di punti dalle dirette concorrenti. Pensiamoci no? Sembra buono. Tra qualche mese prepariamoci a rivolgere gli occhi al cielo, a guardar le stelle, mentre le nostre orecchie vengono inondate dalla famosa musichetta, a duellare con le più forti squadre europee e a gioire. Perché noi laziali possiamo solo gioire ed essere felici, perché noi siamo della Lazio e già questo è meraviglia. Una sola cosa è certa, la Lazio è cambiata. La Lazio sta spiccando il volo in Italia e in Europa, la Lazio fa paura!