LA LIBELLULA E L’APE BIANCONERA

C’era una volta una libellula napolitana, vissuta a lungo tempo in toscana, a cui piaceva viaggiare, in su e in giù, in alto e in basso, e ovunque si vantava delle sue ali iridate e del suo corpo magro e slanciato. Un giorno, durante un suo viaggio, giunse in Inghilterra. E vola di qua, e vola di là, tra farfalle ed cicale ecco che le comparve di fronte lui, la regina degli delle api: una stupenda ape dal colore bianco e nero e tanti scudetti attaccati della sua divisa. La libellula, intimorita, si fermò su uno stelo d’erba ad osservarlo, si sentiva così piccola e indifesa, di fronte a lei, che non ebbe più il coraggio di vantarsi della sua bellezza.

Si fermò, quindi, ad osservarla, perché voleva scoprire quale fosse il segreto di tanta bellezza. E osserva di qua, osserva di là… No, non potevano di certo essere le sue ali, le sue grandi ali d’insetto erano mille volte più grandi e leggiadre. E osserva ancora, un po’ di qua e un po’ di là… No, non poteva essere quella coda, così pungigliosa e rude. Quando, tutto a un tratto, ecco che si illuminò: ma certo! Come aveva fatto a non pensarci prima? Doveva di sicuro trattarsi di quello che mangia! Ecco cosa lo rendeva tanto bella e regale!

Quindi, la piccola libellula, decise che da quel giorno avrebbe mangiato solo miele.

E così fece: passavano i giorni e tra le sue antennine crescevano, folti e riccioluti, dei capelli color verde-azzurrino, di cui l’insetto andava molto fiero.

Riprese anche a girare per il mondo, in su e in giù, in alto e in basso, e riprese a vantarsi del suo corpo magro e delle sue magnifiche ali iridate.

Fu così che, vola di qua e vola di là, nei suoi viaggi si ritrovò a Torino, svolazzò sul fiume, svolazzò sul Ponte, fino a quando si trovò all’Allianz Stadium. Quanta bellezza in quel luogo, quanta magnificenza! La piccola libellula aveva quasi gli occhi fuori dalle orbite, e per poco non le caddero quando, in cima a una colonna, la vide: l’ape bianconera, forte e maestosa, con il corpo muscoloso, e delle scarpette da calcio.

– Quanto sei ridicola con quelle scarpette da calcio! Non ti crederai mica un insetto? – gli gridò. E proprio in quel momento, mentre dava la schiena all’ape per volarsene lontano, si ritrovò a specchiarsi nell’acqua della Laguna. Ma poi gli chiese perché porti le scarpette da calcio.

L’ape sospirò:

– io e la mia squadra di api parteciperemo al campionato di calcio chiamato Champions League, ma ci serve un nuovo allenatore spettacolare come te. Tu non puoi giocare con noi perché non sei un’ape, ma puoi farci da allenatore, ti andrebbe?

-Si - rispose la libellula, - ma ora io abito in Inghilterra, in una città chiamata Chelsea.

- Nessun problema rispose l’Ape, ti trasferisci da noi e sono sicura che grazie alla tua bellezza ci farai vincere tanti trofei; pensa che l’allenatore che avevamo prima aveva le ali molto piccole e non ci faceva volare mai lontano dalla porta dell’alveare e così non vincevamo mai. Tu con le tue grandi ali ci farai volare lontano verso tanti trofei.

La libellula divenne il nuovo allenatore delle api bianconere ed insieme vinsero felici e contente.